L’emorragia delle polizze vita è proseguita anche nel terzo trimestre. La differenza fra i premi incassati e gli oneri, gravati principalmente dall’ondata di riscatti, ha registrato un altro rosso da 4,8 miliardi di euro fra luglio e settembre.
Da inizio anno i deflussi netti totali sono arrivati così a quota -15,5 miliardi. Si tratta di un rosso peggiore rispetto al precedente record negativo mai registrato finora dall’Ania, che nell’intero 2007 aveva rilevato un deflusso netto da 12,795 miliardi.
Oltre due terzi dei deflussi (-10,9 miliardi) sono riconducibili alle polizze vita di ramo I, quelle più esposte ai riscatti finalizzati a reinvestire le somme sui Btp, che oggi pagano rendimenti superiori alla media offerta dalle polizze vita. In particolare, nei primi nove mesi dell’anno i riscatti sulle ramo I sono aumentati dell’82% a 43,5 miliardi – un trend che ha sovrastato l’aumento dei premi raccolti (+11%). Nel terzo trimestre i deflussi netti dalle ramo I sono rallentati a -2,983 miliardi di euro dopo le fuoriuscite da -4,172 miliardi e 3,802 miliardi dei primi due trimestri. Complessivamente, gli oneri pagati dalle ramo I (inclusi sinistri e scadenze) hanno rappresentato il 10,7% delle riserve.
Ad essere aumentati nel terzo trimestre sono, invece, i deflussi dalle polizze vita di ramo III, che hanno registrato un rosso da 1,8 miliardi di euro, dopo i 719 milioni e i 1,6 miliardi fuoriusciti nei primi due trimestri del 2023. Complessivamente, il rosso delle ramo III da inizio anno ha raggiunto i 4,2 miliardi di euro con riscatti in aumento del 36% e premi in diminuzione del 34%.
Contrariamente a quanto osservato nelle ramo I, i cui premi aumentano anche se a fronte di massicci riscatti, le ramo III soffrono di un calo combinato di raccolta e aumento dei riscatti. In particolare, nell’ultimo trimestre i premi delle polizze di ramo III raccolti dal canale bancario, quello principale per volumi, sono scesi del 40% (mentre il calo medio per tutti i canali si è attestato al 34,1%).
Btp una concorrenza ancora serrata
La prosecuzione dei riscatti delle polizze vita nel terzo trimestre non arriva a sorpresa, considerando il ruolo giocato dai rendimenti del Btp nelle scelte di portafoglio della clientela. Fra la fine di giugno e la fine di settembre il titolo italiano decennale ha visto un progressivo aumento dei rendimenti dall’area 4% a quella del 5%. Una ghiotta occasione per riscattare alla pari (senza perdite di capitale) una polizza di ramo I, che mediamente rendeva l’1,4% – stando ai dati Ivass aggiornati al 2022.
L’incidenza dei riscatti sulle riserve tecniche è aumentata nel 2023, anche se con un progressivo calo rispetto ai primi mesi dell’anno. Dopo il picco raggiunto con l’1,12% raggiunto a marzo è seguito “un andamento altalenante” che ha portato a un innalzamento della media ponderata allo 0,85% nei primi nove mesi dell’anno – in aumento dallo 0,56% dell’intero 2022.
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Un’attrattiva sfidata anche dal regolatore
Nel frattempo, il comparto assicurativo italiano potrebbe andare incontro a requisiti regolamentari più stringenti per garantire la trasparenza e la convenienza dei prodotti assicurativi, in particolare i prodotti vita da investimento proposti molto spesso da banche e reti. “Come noto, si è conclusa il 13 novembre scorso la consultazione lanciata dall’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass) sullo schema di lettera al mercato in materia di governo e controllo dei prodotti assicurativi (Pog)”, ha ricordato l’avvocato Chiara Cimarelli, partner di DLA Piper.
La lettera al mercato, che presenta le modalità con le quali l’Ivass vorrebbe veder attuate le nuove misure di controllo sui prodotti assicurativi, “contiene in realtà una serie di misure di carattere prescrittivo che, in taluni casi, vanno oltre le indicazioni fornite sullo stesso tema dall’Eiopa”, ha affermato Cimarelli. Tali misure “riguardano, in misura particolarmente stringente, i prodotti vita e quelli a contenuto finanziario (Ibip).
Il tema è, come in altri ambiti finanziari, quello del rapporto qualità-prezzo o “value for money”. Le autorità di vigilanza europee hanno talvolta riscontrato che prodotti assicurativi proposti al mercato costano molto in rapporto a quello che offrono e si propongono correttivi.
“In particolare, sul ‘value for money’ e sui prodotti di tipo ‘multioptions’, le indicazioni dell’Ivass sono nel senso che le compagnie devono essere in grado, mediante un esercizio di profitability calato dal lato del cliente, di calcolare il punto di break even, a partire dal quale, applicati i costi di polizza, sia possibile per il cliente riscattarla”, ha affermato Cimarelli.
Le premesse di questi paletti potrebbero avere più l’effetto di un freno, che non di una spinta, dopo questi mesi di fuggi fuggi. “Quanto sopra, unito al fatto che Ivass si attende che queste linee guida siano attese anche dalle compagnie di assicurazioni straniere operanti in Italia in stabilimento/libera prestazione di servizi, rischia di avere un impatto non felice sull’attrattività del mercato assicurativo italiano. Su quest’ultimo pesa ancora l’incognita relativa ai documenti di consultazione numeri 1 e 3 del 2022 relativi all’incidenza del rischio demografico nelle polizze unit linked e agli attivi sottostanti tali prodotti, che Ivass vorrebbe fossero uguali per tutti gli operatori (inclusi quelli stranieri), in evidente spregio delle norme sulla vigilanza finanziaria delle compagnie di assicurazione”.