Circa 400mila risparmiatori sono coinvolti nel caso Eurovita, la compagnia commissariata lo scorso 31 gennaio in seguito a un provvedimento dell’Ivass per fare fronte a un coefficiente di solvibilità finito al di sotto dei livelli di guardia. Per un investitore che pensava di proteggere il suo capitale con uno dei contratti considerati più sicuri in assoluto, le polizze vita di ramo I, vedersi negata la possibilità di riscattare il proprio denaro può essere un choc. Di fatto, però, riscattare in anticipo una polizza vita di questo tipo è diventato allettante per un buon numero di investitori. La ragione è semplice: i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine sono saliti in modo considerevole nel 2022. Al contrario i rendimenti delle polizza vita di ramo I, specie se sottoscritte nell’ultimo decennio sono molto bassi.
Calma apparente
“Per come sono gestite, al costo storico, queste polizze vita non permettono di vedere il calo degli asset sottostanti: il cliente la vede sempre valutata in modo stabile”, ha dichiarato a We Wealth Roberto Cappiello, consulente dell’Aduc e membro del consiglio direttivo Nafop, questa distorsione visiva, per così dire, “c’è stata anche nel 2022, quando i titoli obbligazionari che rappresentano una grande percentuale di queste gestioni hanno perso valore”. Se il cliente chiede il riscatto, “l’assicurazione è costretta a vendere in perdita quelle obbligazioni”, subendo così un contraccolpo sul rapporto di solvibilità. Secondo i calcoli del consulente, tenuto conto della duration media del portafoglio e del calo osservato sulle obbligazioni, ogni riscatto, oggi, implicherebbe una perdita del “20-25%” per la compagnia. Quando l’assicurazione che registra un volume crescente di riscatti è di piccole dimensioni, ha aggiunto Cappiello, questo fenomeno può diventare davvero problematico. E’ quanto accaduto proprio ad Eurovita, che già nel primo semestre 2022 presentava uno dei peggiori rapporti fra contratti e numero di reclami all’Autorità di vigilanza sul fronte delle liquidazioni.
Secondo i dati pubblicati il 15 febbraio dall’Ania, l’associazione delle assicurazioni italiane, i riscatti anticipati delle polizze vita sono cresciuti vigorosamente nel 2022. Il rapporto fra riscatti e volume dei premi contabilizzati di ciascun mese degli ultimi tre anni (2020-2022) “mostra un progressivo rialzo, passando dal valore medio annuo del 41% nel 2020 al 46% nel 2021 fino a raggiungere il 58% nel 2022”, con un picco al 75% raggiunto a novembre. Questa dinamica ha contribuito a deteriorare il rapporto di solvibilità del settore da 2,49 a 2,11, pur mantenendosi nel complesso elevato al settembre 2022,(parte dell’impatto dei mesi più duri deve ancora apparire nei dati).
Sotto la superficie del dato di solvibilità complessivo, però, si celava la vulnerabilità di Eurovita, il cui rapporto di solvibilità è sceso sotto 1 (o il 100%) nel corso dell’anno scorso. Il fondo di private equity di controllo, Cinven, ha poi ritirato la sua disponibilità a intervenire con un aumento di capitale. La soglia del 100% è il minimo normativo e per questo è scattato l’intervento dell’Ivass e del commissario per la gestione provvisoria Alessandro Santoliquido, che ha bloccato i riscatti sulle polizze di ramo I per evitare l’uscita incontrollata degli assicurati – che avrebbe potuto dare il colpo di grazia alla compagnia.
Nel maggio 2022 Eurovita aveva reso noto, come d’obbligo per legge, di aver registrato un coefficiente di solvibilità del 133,82% a fine 2021, in calo dal 172,23% dell’anno precedente.
Diversificare? Una buona regola anche per le polizze vita
Per mettersi al riparo da situazioni di questo tipo, che cosa può fare l’investitore? “Innanzitutto evitare di concentrare eccessivamente il risparmio su singole polizze o compagnie, perché in finanza tutto va bene finché non si presentano situazioni particolari: quando arrivano si può trasmettere un panico irrazionale che provoca danni”, ha affermato Cappiello. Ma il panico finanziario è un sentimento che si riesce a gestire meglio se, alla base, c’è una corretta diversificazione. “Uno dei rischi della vicenda Eurovita è proprio che si propaghi il messaggio che tutte le polizze vita di ramo I sono a rischio”, ha aggiunto Cappiello approvando la scelta di sospendere i riscatti prima di arrivare a una potenziale situazione di rischio-perdita per gli assicurati.
Con questa mossa, la società riuscirà a operare l’aumento di capitale da 200-300 milioni di euro necessario per tornare in sicurezza – anche se è facile prevedere una fuoriuscita dalla compagnia non appena gli assicurati torneranno ad averne la facoltà.
Oltre alla diversificazione, la scelta della compagnia assicurativa passa anche dalla valutazione delle informative. Anche se i coefficienti di solvibilità sono piuttosto tecnici, osservare un valore inferiore al 150% dovrebbe far scattare un campanello d’allarme in fase di sottoscrizione. La buona notizia è che, per legge, il ‘Documento informativo precontrattuale aggiuntivo per i prodotti d’investimento assicurativo’ mostra sin dalle prime righe il valore di solvency, ossia, “il rapporto tra l’ammontare dei fondi propri di base e l’ammontare del requisito patrimoniale di solvibilità richiesti dalla normativa Solvency 2 in vigore dal 1 gennaio 2016”.
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