A tal fine, la stessa casa d’aste si è messa all’opera con i laboratori svizzeri Gübelin e Ssel per mettere a punto una certificazione di qualità per la giadeite verde imperiale, così come è per il rubino sangue di piccione e lo zaffiro blu reale.
Solo oggi, nel nuovo millennio, si assiste a una intensificazione dell’interesse nei confronti di questa gemma da parte dei collezionisti. Le quotazioni della giada sono in trend crescente sia nelle aste che nei listini dei marchi più prestigiosi. La stessa Sotheby’s Asia riscontra un raddoppio della quota di partecipazione della clientela non asiatica alle vendite: si è infatti passati dal 7% di partecipanti occidentali negli anni 2010-2018 al 20% dal 2019. Secondo Wenhao Yu, ciò si deve al sempre maggior utilizzo della giada come materia prima da parte delle maison di gioielleria più note (Boghossian è fra queste).
Un paio di orecchini in giada del valore di 34.000 euro (venduti in asta da Phillips a Hong Kong lo scorso giugno 2021)
Intagliatore di giada era in origine pure il maestro Wallace Chan, da We Wealth incontrato a Venezia. Artisti come lui hanno contribuito ad occidentalizzare il gusto di questo materiale, tuttavia sempre custode del fascino dell’estremo oriente. Chan in particolare, ama nelle sue creazioni ibridare le tecniche, applicando lavorazioni classiche di una certa pietra ad un altro tipo di gemma. Così, non è raro, nelle opere dell’artista, vedere della giadeite intagliata come se fosse uno smeraldo, o viceversa un diamante incolore come fosse un cabochon di giadeite.
Uno dei capolavori in giadeite del maestro Wallace Chan, come la spilla nella foto di apertura
La gemma si sta diffondendo anche nello star system (Rihanna, Gemma Chan), ma Wallace Chan non ritiene che le sue quotazioni aumenteranno ancora. Con grande prudenza, adduce come motivo la mancanza di una certificazione standard a livello internazionale paragonabile al metro di valutazione delle altre pietre preziose.
Un anello di Wallace Chan, custode – da sempre – del valore della giada, per cui ha brevettato un sistema di lavorazione nel 2002.
«In assenza di metodi valutativi uniformi, l’ultima parola spetta ancora all’occhio degli esperti», sostiene Chan in un’intervista al Financial Times. «In Cina abbiamo un modo di dire: “se ci sono 1000 tipi di pietre, allora ci sono 10.000 tipi di giada”. E non è nemmeno abbastanza». Se a ciò aggiungiamo che esiste anche la giada bianca…