Era infatti il maggio 2021 quando i nostri Uffizi mettevano in vendita una copia digitale Nft del dipinto di Michelangelo Doni Tondo (1505-1506) incassando una quota pari a 70.000 euro. Un modo per rientrare dalle perdite del lockdown. Operazione subito replicata per la Madonna del Granduca, la Velata e la Madonna del Cardellino di Raffaello, La Nascita di Venere, la Primavera e la Calunnia di Botticelli, L’Annunciazione e il Battesimo di Cristo di Leonardo, l’Eleonora da Toledo del Bronzino, il Bacco di Caravaggio, I quattro filosofi di Rubens, la Leda e il cigno di Tintoretto, la Venere di Urbino di Tiziano, la Veduta di Palazzo Ducale a Venezia di Canaletto.
Leonardo, Madonna Litta, 1490
Era infatti il maggio 2021 quando i nostri Uffizi mettevano in vendita una copia digitale Nft del dipinto di Michelangelo Doni Tondo (1505-1506) incassando una quota pari a 70.000 euro. Un modo per rientrare dalle perdite del lockdown. Operazione subito replicata per la Madonna del Granduca, la Velata e la Madonna del Cardellino di Raffaello, La Nascita di Venere, la Primavera e la Calunnia di Botticelli, L’Annunciazione e il Battesimo di Cristo di Leonardo, l’Eleonora da Toledo del Bronzino, il Bacco di Caravaggio, I quattro filosofi di Rubens, la Leda e il cigno di Tintoretto, la Venere di Urbino di Tiziano, la Veduta di Palazzo Ducale a Venezia di Canaletto.
Il direttore generale dell’Hermitage Mikhail Piotrovsky ha dichiarato entusiasticamente che la trovata «ha aperto un nuovo capitolo nella storia del mercato dell’arte» e che «la vendita sarà un importante passo verso lo sviluppo di una migliore relazione fra persone e denaro, persone e cose. Gli Nft creano democrazia, rendono il lusso più accessibile, ma nello stesso momento serbano un che di eccezionale ed esclusivo». Dichiarazioni a parte, l’iniziativa si inserisce in una strategia di portata maggiore, ovvero quella di ampliare l’accessibilità alle collezioni del prestigioso museo (soprattutto in tempi pandemici, verrebbe da aggiungere) e di enfatizzare l’importanza della digitalizzazione nel mondo del collezionismo. Continua Piotrovsky: «Espanderemo altre opportunità, in particolare digitali, in modo da presentare il palazzo e le sue collezioni. Grazie alle nuove tecnologie, faremo esperimenti».
La firma del direttore è apposta su ogni non fungible token. Le basi d’asta non sono state rese note. I proventi andranno al museo, ma Piotrovsky dice che l’Ermitage non sta producendo Nft per guadagnarci. «Non è chiaro in che modo potremmo farlo», dice diplomaticamente. Non resta che aspettare la fine di agosto per valutare il successo dell’iniziativa. E chissà che per quella data dal Cremlino non arrivi qualche benestare.