Il giallo che contorna la vicenda del quadro più costoso della storia sembrerebbe essere giunto al termine. Dopo due anni di lavoro, il giornalista e scrittore francese
Antoine Vitkine ha terminato il documentario
The Savior for Sale, in uscita il 13 aprile 2021. Breve riepilogo delle puntate precedenti: il Salvator Mundi, «registrato per la prima volta intorno al 1900, non era considerato di grande importanza. All’epoca, i critici lo attribuirono a un membro della cerchia di Leonardo,
Bernardino Luini. Nel 1958, viene attribuito a un altro seguace di Leonardo, Giovanni Antonio Boltraffio. Si arriva così all’acquisto come copia
nel 2005, per 1.175 dollari. E poi [nel 2017] arriva il momento del prezzo di vendita esorbitante», ricorda la nostra Sharon Hecker. C’è da specificare che il salto da 1175 dollari a 450,3 milioni ha avuto un passaggio intermedio, quello della
vendita privata da Sotheby’s al
magnate russo Dimitri Rybolovlev, patron dell’As Monaco.
Nel filmato di Vitkine, anonimi funzionari del governo francese raccontano che le analisi scientifiche del Louvre sul controverso quadro ne
avrebbero stabilito una volta per tutte la non paternità leonardiana. Leonardesca, tutt’al più. Uno di loro racconta che
il dipinto arriva a Parigi nel giugno 2019, direttamente da New York, presumibilmente proprio dal magazzino in cui era stato custodito fin dal momento della sua vendita all’asta da Christie’s nel novembre 2017. E già qui si registra la prima anomalia: il quadro sarebbe dovuto essere protagonista di una mostra al Louvre di Abu Dhabi nell’autunno 2018.
Nella capitale francese resta tre mesi, da giugno a settembre 2019, per le analisi del laboratorio tecnico (C2RMF) del Louvre, in vista dell’attesissima esposizione autunnale nell’ambito delle celebrazioni per il 500° anniversario della morte di Leonardo. Ma la mostra verrà annullata, a pochi giorni dall’inaugurazione. Perché? Come svela il funzionario, i sofisticati esami scientifici cui è stata sottoposta l’opera, e il parere dei maggiori esperti internazionali, danno un solo responso: Leonardo da Vinci contribuì soltanto alla realizzazione del dipinto.
La posta in gioco non è (solo) economica, è politico-diplomatica. Ormai i 450 milioni di dollari sono stati sborsati, e le case d’asta vendono i propri lotti con la clausola “as is”, “così com’è”. In particolare, Christie’s segnalava il lotto 9B dell’asta del 15/11/2017 (i dettagli sono ancora online sul sito della casa d’aste) come di Leonardo da Vinci. Sotto alla foto del lotto, una lunga descrizione cerca di riassumere almeno un decennio di studi sulla provenienza dell’opera, “probabilmente” in origine commissionata a Leonardo da Luigi XII e da sua moglie all’indomani dell’invasione francese in Italia. Tutta la dettagliata storia del dipinto è puntellata da “possibily” e “probably”. Ma il consensus sembra dirigersi verso l’attribuzione leonardiana. Fino agli ultimi studi del C2RMF.
Chi quei soldi li ha spesi (tramite un fondo), Mohamed Bin Salman, al verdetto comunicato dal direttore del Louvre Jean-Luc Martinez, non reagisce bene, rivelano i funzionari. Il principe saudita esige infatti che il Salvator Mundi sia considerato comunque autentico e che venga esposto di fianco alla Gioconda, come da accordi. Si preparano allora due versioni del catalogo, uno da usarsi in caso di esposizione dell’opera, l’altro in caso contrario. A settembre 2019 entra però in gioco il presidente Emmanuel Macron: il governo francese non ha intenzione di accettare le condizioni dettate dai sauditi.
Così, il “falso” Salvator Mundi di Leonardo
non viene esposto di fianco alla sua ideale gemella Monna Lisa e il catalogo diffuso presenta una voce mancante, la 157. Gli accordi intercorsi con gli arabi prevedono però che il dipinto possa anche arrivare in ritardo alla mostra. Da vera star, verrebbe da dire. E infatti, nel dicembre 2019, il Louvre dà alle stampe un libretto con “i risultati delle analisi di laboratorio sul Salvator Mundi”.
Nella prefazione, il direttore del museo afferma che «i risultati dello studio storico e scientifico presentati in questa pubblicazione ci
consentono di confermare l’attribuzione dell’opera a Leonardo da Vinci…». L’origine del quadro viene ribadita anche nei capitoli scritti dai membri del dipartimento scientifico.
La pubblicazione viene però ritirata dallo stesso Louvre nel momento in cui appare chiaro che il Salvatore del Mondo non apparirà più nel più importante museo francese. Il funzionario intervistato da Vitkin supporta la decisione del presidente Macron di non aver accondisceso alle condizioni di MBS. Farlo, «avrebbe significato rendersi complici del riciclaggio di 450 milioni di dollari».
Nel suo documentario, Vitkine intervista anche
Martin Kemp, fra i primi e più accesi sostenitori dell’autenticità del Salvator Mundi fin dalla sua prima apparizione pubblica (dopo il restauro) alla National Gallery di Londra nel 2011. Quella mostra fu un lasciapassare prestigioso per l’asta di Christie’s, sei anni dopo. Racconta Kemp: «Quanto pubblicato sul catalogo della casa d’aste era assolutamente accurato.
Mi farei tirare il collo se non ero certo dell’autenticità dell’opera. Ma ci si può sempre sbagliare. E se mi sono sbagliato, nessuno è morto – certo qualcuno ha perso molti soldi».
Ma se è vero che «nessuno è morto», come osserva la storica dell’arte Sharon Hecker, «la frettolosa attribuzione originaria ha generato solo una risposta isterica del mercato. Una frenesia d’acquisto che ne ha gonfiato il prezzo ben oltre i parametri di qualsiasi opera d’arte precedentemente acquisita, accecando gli acquirenti circa le questioni ancora aperte. In questo caso, il carro è stato anteposto ai buoi, il mercato è stato anteposto alla storia dell’arte». Ad ogni modo: dove si trova adesso il Salvator Mundi? Raggiunto da fonti vicine alle trattative, We Wealth è in grado di rivelare che il quadro sarebbe (il condizionale è d’obbligo) attualmente alloggiato sullo yacht privato del principe saudita Mohamed Bin Salman. E, a poche ore dalla messa in onda del documentario, il New York Times fa sapere di essere venuto in possesso di un report in cui si afferma che la mancata esposizione del quadro fu causata non dalla sua falsità (anzi, si ribadisce che l’opera è autentica), ma dal diniego di esporlo di fianco alla Monna Lisa come richiesto dai sauditi.
Il Salvator Mundi è un falso Leonardo? La locandina del documentario
Il giallo che contorna la vicenda del quadro più costoso della storia sembrerebbe essere giunto al termine. Dopo due anni di lavoro, il giornalista e scrittore francese Antoine Vitkine ha terminato il documentario The Savior for Sale, in uscita il 13 aprile 2021. Breve riepilogo delle puntate preced…