JAR, il gioielliere che sfugge alle logiche di mercato

14.6.2021
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Ogni fetta di mondo ha il suo fuoriclasse. Quella dei gioielli contemporanei ha Joel Arthur Rosenthal, re dai “guanti bianchi”
Chi mi conosce lo sa – non amo parlare del gioiello come investimento. Il mercato cambia, le mode anche. Un giorno il diamante è la pietra da investimento per antonomasia, il giorno dopo perde il 20%. Poi arriva il Covid e risale. Il virus ha scatenato due fattori essenziali che hanno fatto risalire il valore della gemma più famosa del mondo: 1. La produzione in India si è fermata, e c'è carenza di diamanti ritagliati. 2. L'online è esploso, le firme sono quelle che ne hanno beneficiato di più. Ma anche il diamante, molto più facile da comprare online rispetto alle pietre colorate. Chissà cosa cambierà nel futuro prossimo, o quello remoto.
C'è però una firma, un gioielliere, JAR – acronimo per Joel Arthur Rosenthal – che sembra non subire nessuna logica di mercato. Lui sale sempre e comunque. A prescindere. Non importa se usa un diamante rosa, o un pezzo di vetro. Con lui domina il design
Nato a New York nel 1943, inizia la sua carriera come assistente da Bulgari nella grande mela. La famiglia Bulgari nota subito il suo talento, e vorrebbero trattenerlo, ma dopo un breve periodo Rosenthal decide di trasferirsi a Parigi dove ha inizio la leggenda del Fabergé (o Lalique) dei giorni moderni. Senza dubbio il più grande designer di gioielli contemporaneo, Jar si lascia influenzare moltissimo da flora e fauna, o in generale da tutto ciò che è denso di bellezza. Non a caso spende moltissimo tempo fra Parigi, Roma e Venezia, mixando sapientemente pietre moderne ed antiche, design classici e tecniche di gioielleria contemporanee, estremamente innovative.
Il suo successo si deve unicamente al suo talento creativo, alla sua selezione di pietre e materiali e alle relative modalità di lavorazione. Senza dubbio è il gioielliere contemporaneo più imitato: ma le sue opere sono così riconoscibili che è impossibile da falsificare. Tutti questi fattori fanno si che oggi al mondo ci siano migliaia di collezionisti interessati ad un suo gioiello. Purtroppo per la stragrande maggioranza l'unico modo per riuscire ad accaparrarsi un JAR è l'asta, o al limite qualche intermediari.

Per questo motivo i gioielli Jar continuano a salire di valore, fin dal momento in cui lasciano l'iconico negozio di Place Vendome. Così succede che per esempio un paio di orecchini “Geranio” di alluminio, che in negozio costano 2000 o 3000 euro, vendano in asta online a quasi 40.000 euro. O un paio di orecchini con diamanti, quarzo e pietra lunare, che nel 2012 vendono per 94.000 dollari, per poi salire in asta del 170% solo l'anno seguente (250.000 dollari). La più recente favolosa rivalutazione si è avuta l'8 giugno 2021, quando una collezione di gioielli Jar, partendo da 2,6 milioni di dollari è arrivata a sfiorare i sei milioni. Pezzo forte dell'asta, uno dei capolavori di Jar, il bracciale “Ramo sotto la neve” che da solo ha raggiunto 1.890.000 dollari.

Indimenticabile anche la magnifica collezione di Ellen Barkin. Nel 2006, partendo da quasi tre milioni di dollari superò i sette. In quell'asta spiccarono un paio di orecchini in topazio: da 60.000 dollari arrivarono a 700.000 dollari.

Devo confessare che in 15 anni di carriera nel mondo dei gioielli non ho ancora mai visto un gioiello JAR andare invenduto in asta. Non amo parlare di gioielli come investimento in generale, figuriamoci quando si parla di Jar, che ho il piacere di conoscere personalmente. È quasi un'offesa all'artista: le sue opere sono creazioni che merita solo chi vive una vera passione per il gioiello.
Nato a New York nel 1943, inizia la sua carriera come assistente da Bulgari nella grande mela. La famiglia Bulgari nota subito il suo talento, e vorrebbero trattenerlo, ma dopo un breve periodo Rosenthal decide di trasferirsi a Parigi dove ha inizio la leggenda del Fabergé (o Lalique) dei giorni moderni. Senza dubbio il più grande designer di gioielli contemporaneo, Jar si lascia influenzare moltissimo da flora e fauna, o in generale da tutto ciò che è denso di bellezza. Non a caso spende moltissimo tempo fra Parigi, Roma e Venezia, mixando sapientemente pietre moderne ed antiche, design classici e tecniche di gioielleria contemporanee, estremamente innovative.
Il suo successo si deve unicamente al suo talento creativo, alla sua selezione di pietre e materiali e alle relative modalità di lavorazione. Senza dubbio è il gioielliere contemporaneo più imitato: ma le sue opere sono così riconoscibili che è impossibile da falsificare. Tutti questi fattori fanno si che oggi al mondo ci siano migliaia di collezionisti interessati ad un suo gioiello. Purtroppo per la stragrande maggioranza l'unico modo per riuscire ad accaparrarsi un JAR è l'asta, o al limite qualche intermediari.

Per questo motivo i gioielli Jar continuano a salire di valore, fin dal momento in cui lasciano l'iconico negozio di Place Vendome. Così succede che per esempio un paio di orecchini “Geranio” di alluminio, che in negozio costano 2000 o 3000 euro, vendano in asta online a quasi 40.000 euro. O un paio di orecchini con diamanti, quarzo e pietra lunare, che nel 2012 vendono per 94.000 dollari, per poi salire in asta del 170% solo l'anno seguente (250.000 dollari). La più recente favolosa rivalutazione si è avuta l'8 giugno 2021, quando una collezione di gioielli Jar, partendo da 2,6 milioni di dollari è arrivata a sfiorare i sei milioni. Pezzo forte dell'asta, uno dei capolavori di Jar, il bracciale “Ramo sotto la neve” che da solo ha raggiunto 1.890.000 dollari.

Indimenticabile anche la magnifica collezione di Ellen Barkin. Nel 2006, partendo da quasi tre milioni di dollari superò i sette. In quell'asta spiccarono un paio di orecchini in topazio: da 60.000 dollari arrivarono a 700.000 dollari.
Devo confessare che in 15 anni di carriera nel mondo dei gioielli non ho ancora mai visto un gioiello JAR andare invenduto in asta. Non amo parlare di gioielli come investimento in generale, figuriamoci quando si parla di Jar, che ho il piacere di conoscere personalmente. È quasi un'offesa all'artista: le sue opere sono creazioni che merita solo chi vive una vera passione per il gioiello.