Gli incidenti possono capitare, non è possibile evitare completamente il rischio che accadano, di qui l’esigenza, di solito non abbastanza evidenziata in sede consulenziale, di adottare quegli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione per salvaguardare almeno una parte del patrimonio.
Il principio fondamentale che legittima l’aggressione del patrimonio personale è dettato dall’art. 2740 c.c., il quale dispone che “[i]l debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri”.
Da tale previsione normativa si comprende che un modo efficace per proteggere, in parte o per intero, il proprio patrimonio è quello di “allontanarlo da sé”.
Un altro aspetto di particolare rilievo di tale norma è quello che prevede che oggetto di aggressione patrimoniale (per il soddisfacimento dei debiti), siano anche i beni futuri. Non solo, ovviamente, la nuova ricchezza che genererà il debitore con la sua attività lavorativa, ma anche i beni che gli perverranno in via ereditaria. Da qui l’esigenza di approntare specifici interventi sul futuro asse ereditario (in accordo con i genitori o i futuri danti causa), tenendo conto ovviamente delle possibilità riconosciute ai creditori di sostituirsi al debitore nella rivendicazione dei suoi diritti.
Il nostro ordinamento offre diversi strumenti che consentono legittimamente di “allontanare da sè” il patrimonio, attuale e futuro. In taluni casi, come ad esempio nella maggior parte delle ipotesi di donazione, tale “allontanamento” del patrimonio comporta una totale perdita dello stesso in capo al disponente. In altri casi invece, ad esempio con il trust o altri strumenti, permane in capo al disponente la possibilità di poter beneficiare di tale patrimonio, con modalità differenti a seconda dello strumento adottato.
Non esistono soluzioni standard valide per tutti. I vari strumenti vanno scelti di caso in caso, anche in combinazione tra di loro, tenendo conto delle specifiche esigenze del cliente, del suo nucleo familiare, delle sue aspettative di vita, adattandoli al caso specifico.
Ciò che caratterizza il ricorso a qualunque di tali strumenti è che l’adozione degli stessi è efficace solo se posta in essere “in tempi non sospetti”, il che nella maggioranza dei casi vuol dire prima che si sia realizzato l’evento del quale si è responsabili e dal quale discende la responsabilità civile. In altre parole, bisogna pensare a proteggere almeno una parte del proprio patrimonio quando va tutto bene, prima che si manifestino problemi. La logica deve essere la stessa con la quale si sottoscrive una polizza sanitaria. Lo si fa quando si è sani, non si aspetta di essersi ammalati, perché a quel punto il rischio non può più essere coperto.
Alla sottoscrizione di polizze per la copertura dei rischi da responsabilità civile, che è sempre altamente consigliata, vanno quindi affiancati altri interventi volti a salvaguardare almeno una parte del patrimonio a fronte degli imprevedibili eventi della vita. E non è mai troppo presto per farlo.