Il 44,7% di chi fa business in Italia ritiene di vantare un buon livello di digitalizzazione, il 30,7% ne ha una buona considerazione e appena il 24,7% ammette di dover migliorare in questo ambito
Quanto agli strumenti più utilizzati, il 46% delle imprese cita le carte di pagamento, che superano il contante al 38,4%. Diverso il caso degli esercenti, che puntano nel 73,6% dei casi sul cash
Le imprese italiane credono nel loro potenziale digitale, specie quelle di grandi dimensioni o del terziario. Eppure, il 75% ammette che ancora molto resta da fare. E il 38,4% continua a vedere nel contante lo strumento d’incasso migliore, mentre si fanno spazio nuovi strumenti di pagamento e altrettanti nuovi ambiti di espansione online. A partire dal metaverso.
Sono i dati della ricerca Together Towards Tomorrow: sfide e opportunità della digitalizzazione per i business condotta in collaborazione con AstraRicerche e presentata in occasione del Mastercard innovation forum 2022. Un sondaggio che ha coinvolto, nel mese di maggio, 806 responsabili aziendali ed esercizi pubblici e commerciali in Italia con l’obiettivo di indagare la loro view sui sistemi di pagamento attuali e futuri. Oltre ai margini di espansione di blockchain, criptovalute e metaverso.
Imprese italiane: quanto sono digitalizzate?
Il 75% di chi fa business in Italia considera la digitalizzazione un elemento positivo. Il 44,7% ritiene di vantare un buon livello di digitalizzazione, il 30,7% ne ha una buona considerazione e appena il 24,7% ammette di dover migliorare in questo ambito. A stare un passo in avanti sono soprattutto le imprese di grandi dimensioni (67% a fronte del 43% delle piccole) e quelle attive nel settore terziario (62% contro il 39% del secondario) ma anche gli esercizi medi e grandi (47% contro il 31% dei piccoli). L’analisi geografica mostra come il digital divide rappresenti “un falso mito”, nelle parole di Michele Centemero, country manager Italia di Mastercard. Le imprese del Sud Italia, infatti, si considerano più avanti (64%) rispetto a nord est (43%), centro (49%) e nord ovest (54%). Nel caso degli esercenti, invece, nord ovest e sud si avvicinano rispettivamente al 40 e al 39%, seguiti da nord est (33%) e centro (29%).
“Il 76,2% considera l’e-commerce come uno strumento particolarmente rilevante per il proprio business”, aggiunge inoltre Centemero. “Eppure, solo il 37,5% vende i propri prodotti (beni o servizi) tramite piattaforme proprietarie o marketplace di terzi. Il che significa che c’è stata un’accelerazione, ma non sufficiente. L’e-commerce deve diventare un elemento strutturale, che non vada a sostituire il fisico ma gli si vada ad affiancare. Così, fisico e virtuale andranno sempre più a convergere”, osserva il country manager.
Gli strumenti di pagamento più utilizzati
Quanto agli strumenti di pagamento più utilizzati, il 46% delle imprese cita le carte di pagamento, che superano il contante al 38,4%. Diverso il caso degli esercenti, che puntano nel 73,6% dei casi sul cash, nel 69,9% sulle carte di pagamento e nel 58,2% sui bonifici. “Gli abbiamo poi chiesto quali sono i vantaggi”, spiega Centemero. “Le carte contactless sono considerate comode (49,2%), rapide (49,1%) e igieniche (50,3%), un aspetto quest’ultimo incentivato anche dalla pandemia. Anche nel caso del commercio online l’igiene rappresenta un tema (39,6%), ma viene apprezzata anche in questo caso la comodità (38,7%) e la velocità (33,3%)”.
I pagamenti tramite smartphone vengono invece utilizzati dal 44,3% degli esercenti e dal 22,3% delle imprese. Quelli tramite wearable devices (come orologi o bracciali sportivi) vengono preferiti invece dal 21,4% degli esercenti e da appena il 7,9% delle aziende, sebbene il 40,6% ne apprezzi l’igiene, il 35% l’ottimizzazione dei tempi e il 29,3% la comodità. “Dobbiamo spendere un po’ più di attenzione però per il mondo dei pagamenti tra aziende. La colpa ce la prendiamo anche noi attori della filiera, perché finora ci siamo focalizzati molto più sui consumatori. Ma poter utilizzare i pagamenti digitali nel B2B è transformation”, interviene Centemero.
Futuro digitale: dalla blockchain al metaverso
Lo studio è passato poi a indagare i nuovi ambiti della trasformazione digitale, rivelando come una conoscenza qualificata su queste tematiche resti variabile. La blockchain, per esempio, viene considerata interessante: il 74,4% vorrebbe saperne di più, il 73.3% ritiene che aiuterà le big companies, il 54.9% che sarà utile a esercenti e negozianti, ma “bisogna fare anche tantissima educazione”, avverte Centemero. “Il metaverso viene a sua volta percepito come una vera opportunità di business (52,7%), il 42,1% crede che porterà benessere e crescita economica e il 58% che unirà persone in tutte le parti del mondo. Ma anche qui c’è ancora molta incertezza”. E lo stesso vale per le criptovalute, considerate per esempio troppo numerose dal 57% degli intervistati. Ciononostante, il 56,2% ritiene la blockchain un futuro alleato e quasi la metà pensa lo stesso di criptovalute e metaverso.