Il termine metaverso è stato coniato nel 1992 da Neal Stephenson in “Snow Crash”, libro di fantascienza cyberpunk. Ma è tornato alla ribalta dopo le dichiarazioni di Mark Zuckerberg dello scorso anno
Zanuttini: “Il metaverso rappresenta un’incredibile opportunità di business, anche perché la tecnologia costa sempre meno. E le pmi hanno compreso quanto sia opportuno pensarci adesso più che attendere i competitor internazionali”
Sono trascorsi poco più di otto mesi da quando Mark Zuckerberg presentò Meta, puntando a trasformare la “galassia Facebook” in un “metaverso”. Concetto coniato nel 1992 da Neal Stephenson in Snow Crash, libro di fantascienza cyberpunk. Ma tornato alla ribalta solo dopo le dichiarazioni dell’amministratore delegato. Marco Zanuttini, fondatore e ceo di TechStar (realtà tecnologica metaverse enabler che sviluppa soluzioni di intelligenza artificiale per accompagnare le aziende nella loro trasformazione virtuale), racconta a We Wealth di cosa si tratta. E quali sono le opportunità di business, anche per le piccole e medie imprese italiane.
Cosa si intende per metaverso?
“Dopo le dichiarazioni di Zuckerberg dello scorso anno, tutti quelli che avevano a che fare con la realtà virtuale hanno iniziato a parlare di metaverso. Ma è qualcosa di leggermente diverso. Intanto, è una terminologia che esiste da tanto tempo, ideata da uno scrittore di fantascienza degli anni ’90 per definire l’evoluzione di internet, vale a dire il passaggio dal navigare e visualizzare contenuti in una schermata a due dimensioni a immergersi nei contenuti. Ma le caratteristiche fondamentali del metaverso sono diverse. Innanzitutto, esiste indipendentemente dal fatto che noi ci siamo o meno. Quando utilizzo la realtà virtuale nel gaming, per esempio, accendo la mia PlayStation 5 ed entro nel mondo virtuale ma nel momento in cui mi scollego il mondo virtuale non esiste più. Il metaverso non è così. L’altra cosa importantissima è che nel metaverso ci si incontra e si interagisce. Ed esistono le distanze, che corrispondono più o meno a quelle del mondo fisico”.
Quali tipologie di aziende investono oggi nel metaverso?
“C’è un po’ di confusione. Ormai tutti parlano di metaverso, alcuni in maniera impropria. Un notissimo sportivo italiano ha recentemente annunciato di voler creare una società per sviluppare il proprio metaverso, ma si trattava solo di una sorta di videogioco. È un mercato nato a novembre dello scorso anno, in fondo. Prima Zuckerberg, poi si è mossa Microsoft, altri big hanno iniziato a investire ed è diventato il fenomeno di cui tutti parlano. Un mercato nuovissimo, insomma, sia per i clienti che per chi come noi fa soluzioni. Ma è anche un momento interessante, perché si impara qualcosa ogni giorno. E c’è un enorme interesse anche da parte delle piccole e medie imprese. Nella mia esperienza imprenditoriale nel mondo dell’information technology, devo dire che ogni evoluzione tecnologica e ogni novità impattante nel mondo del business è sempre stata prima scoperta e analizzata dalle grandi aziende. Quello che sta accadendo oggi è che l’interesse per questo tipo di innovazione proviene invece principalmente proprio dalle pmi (specie quelle di medie dimensioni). E appartenenti a settori merceologici diversi. Di recente – grazie alla collaborazione con TechStar – è nato per esempio MetaPolo, il metaverso del Polo Tecnologico Alto Adriatico (parco tecnologico situato in Friuli Venezia-Giulia che dal 2022 si occupa di trasferimento tecnologico e sviluppo imprenditoriale, ndr)”.
Qualcosa si sta muovendo anche nel mondo della finanza?
“Il concetto di banca online è un concetto che le banche stanno spingendo moltissimo, ma una cosa è interagire con una banca attraverso un’applicazione a due dimensioni, un’altra è entrare in uno sportello virtuale e interagire con il funzionario o l’esperto che mi supporta attraverso il proprio avatar. Credo che il mondo delle banche sia uno dei settori più interessanti da questo punto di vista, si possono inventare tanti servizi completamente nuovi. Anche perché ricostruire una filiale virtuale nel Metaverso costa pochissimo”.
Perché investire nel metaverso dunque? Quali sono le opportunità di business?
“È la stessa domanda che tanti anni fa ci si è posti con internet. Le aziende si chiedevano se costruire un sito web per presentarsi al mercato non solo con le brochure o i cataloghi, ma non ne intravedevano i vantaggi. Lo stesso vale per il metaverso. L’evoluzione di internet è ormai scontata, perché comunicare in modo bidimensionale ha un po’ stancato. Anche le pmi hanno finalmente capito che sarebbe opportuno pensarci adesso, piuttosto che attendere le mosse dei competitor internazionali. È un’incredibile opportunità di business. Intanto, perché la tecnologia (come dicevo) costa sempre di meno. Dieci anni fa disegnare un progetto di metaverso era impossibile perché bisognava spendere 10-20mila euro soltanto di server da inserire in azienda per ospitare le soluzioni, poi c’era il problema dei cablaggi, dei collegamenti su internet che costavano tantissimo. Oggi, in generale, non è così: il 5G costa pochissimo e lo stesso vale per il cloud, a parità di potenzialità. Quindi scoprire il metaverso e cercare di capire quali vantaggi può riservare per la propria azienda è molto più semplice. Ormai la tecnologia è tale per cui non bisogna effettuare investimenti in infrastrutture complicate per fare anche solo una prova: acquisto un cloud e, se cambio idea, non lo pago più”.