Cosa succederà al petrolio nei prossimi mesi? Gli analisti sono ottimisti sui prezzi, soprattutto alla luce dei conflitti nel Mar Rosso e delle mosse dell’Opec+. L’Agenzia Internazionale per l’Energia non prevede più un surplus quest’anno, ma un deficit di mercato, a causa dei tagli della produzione dell’Opec+ e di una domanda più forte grazie a miglioramento delle prospettive di crescita e all’acquisto di petrolio da parte degli Stati Uniti per le loro riserve strategiche.
La rottura dell’area dei 80 dollari al barile a fine marzo ha indicato tendenzialmente un’evoluzione bullish sui prezzi. Non a caso in queste ore, l’oro nero a sfondato i 90 dollari. Conviene dunque restare investiti nel settore
L’upside dell’Aie
A trainare i prezzi sono diversi fattori e il fatto che l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha alzato per la quarta volta dallo scorso novembre le stime sulla crescita della domanda di petrolio per l’anno in corso a 1,3 milioni di barili, 110mila in più rispetto alla precedente previsione. L’Aie ha inoltre previsto un deficit di offerta per il 2024 dopo che i membri dell’OPEC+ hanno esteso i tagli, rispetto a un’eccedenza precedente.
Le tensioni internazionali
Inoltre, l’acuirsi delle tensioni geopolitiche potrebbe ritardare i tagli previsti. La corsa di fine marzo, con il greggio che ha scavallato gli 80 dollari, è stata dettata dagli attacchi ucraini alle principali raffinerie di petrolio russe con droni, mossa che ha danneggiato circa il 12% della capacità di lavorazione del petrolio del Paese.
Ma i conflitti sono tanti e le tensioni in Medio Oriente non accennano a diminuire. Inoltre anche le tensioni tra Stati Uniti e Cina sono di nuovo in aumento. Tanto che nei primi giorni di aprile il petrolio ha toccato i massimi da 5 anni in area 88 dollari. E oggi (5 aprile) ha sfondato i 90 dollari.
I fattori chiave
Il rapporto tra domanda e offerta di petrolio è l’ago della bilancia generale che ne determina il prezzo. I prezzi aumentano in linea con la domanda e calano se l’offerta sale. In generale sono diversi i fattori che possono influenzare direttamente il prezzo del petrolio:
-guerre
-instabilità politica
-le relazioni tra America e Arabia Saudita
-disastri naturali
-crisi finanziarie
-lo sviluppo del mercato green e dell’elettrico
-il valore del dollaro: se il dollaro si rafforza, assumendo che gli altri fattori rimangano costanti, il prezzo del greggio tende a calare. Per contro, con un dollaro debole, il prezzo del greggio tenderà a salire.
-speculazioni di mercato
-le decisioni sulla produzione dell’Opec e Opec+
Oro nero verso 100 dollari
I mercati petroliferi resteranno in leggero deficit di petrolio durante il secondo trimestre, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia di Parigi. Il deficit potrebbe spingere i prezzi del petrolio verso i 100 dollari al barile, ha avvertito JPMorgan Chase & Co.
Questo dipenderà anche dalla riunione presso la sede di Vienna dell’Opec+ all’inizio di giugno per decidere se continuare i tagli alle forniture nella seconda metà dell’anno. Mentre alcuni analisti di JPMorgan e Standard Chartered ritengono che l’alleanza possa allentare i tagli e ripristinare la produzione, altri sono meno fiduciosi. Secondo le stime dell’AIE, se l’OPEC+ allenterà i tagli, i mercati mondiali torneranno in surplus. Ma la partita è ancora tutta da giocare, anche sul fronte degli investimenti.