Dal ventesimo secolo, il piombo è usato nell’arte in diversi modi. In una memorabile performance del 1968, nello spazio espositivo di Leo Castelli, Richard Serra ha creato Splash piece: piombo fuso gettato nella giuntura fra il pavimento e la parete, mentre Lynda Benglis ha versato e fuso del piombo liquido in un enorme e minaccioso blob amorfo.
Joseph Beuys ne ha estratto le associazioni simboliche e alchemiche con Saturno, il dolore e la depressione, e per realizzare Schmerzraum (Stanza del dolore) ha ricoperto di piombo le pareti di uno spazio nella galleria Konrad Fischer. Il piombo è stato un materiale chiave anche per gli artisti dell’Arte Povera, da Gilberto Zorio a Giuseppe Penone, Luciano Fabro, Marisa Merz, Pier Paolo Calzolari, Emilio Prini e Jannis Kounellis, e continua a esserlo per la nuova generazione.
Anche per Moore il piombo era sperimentale. Secondo la storica dell’arte Rowan Bailey, l’artista lo usò solo per un breve periodo della sua carriera, il che rende la scultura ritrovata piuttosto rara. Moore ha fuso circa venticinque sculture in piombo tra il 1936 e il 1939 dopo che, insieme alla moglie Irina, si trasferirono in un bungalow nel Kent, in Inghilterra. Era come un lavoro domestico, che svolgeva in cucina usando oggetti della quotidianità: «Da solo, potevo fondere il piombo in una pentola sul fornello e versarlo in una forma… potevo modellarlo e fare la fusione… potevo tagliarlo più sottile e finire la superficie. Tutto da solo». Inoltre, era un materiale più economico del bronzo e poteva essere finemente lucidato a mano con una pelle di squalo per brillare come l’argento.
Moore amava il piombo per la sua malleabilità e fragilità. Ma era difficile da lavorare, e negli anni successivi si lamentò che la sua natura morbida, vulnerabile e spesso impermanente fosse problematica. Pertanto, dopo la guerra, ha preferito fondere le sue sculture nel più durevole bronzo. Entrare in relazione con i materiali era la sua passione: «Ogni materiale ha le sue qualità individuali. È solo quando lo scultore lavora direttamente, quando c’è un rapporto attivo con il suo materiale, che questo può prendere parte nella formazione di un’idea».
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il piombo cominciò a scarseggiare perché era impiegato nell’artiglieria, un’ulteriore ragione per cui Moore lo abbandonò. Quindi, la piccola scultura trovata sul camino è importante non solo perché testimonia l’impegno entusiasta di un artista con un materiale insolito ma ricorda il tragico momento storico in cui fu realizzata.