Un gatto nero di spalle, apparentemente colpevole, siede accanto a un audace dipinto astratto. Il quadro che incornicia la scena, dalla quale entrambi i soggetti sembrano voler sfuggire, è un grande stand ceramico color mattone.
Siamo a Bologna, alla 50ima edizione della fiera d’arte più longeva d’Italia, di fronte all’inedita e sorprendente installazione “BECAUSE”, progetto espositivo dedicato a Maurizio Cattelan che, dopo 33 anni, torna ad Arte Fiera non più da “infiltrato” (e con uno stand abusivo che promuoveva una squadra di calcio composta da migranti) ma da vero protagonista con un proprio speciale palcoscenico realizzato da Mutina.
Realtà leader nel campo della lavorazione della ceramica, Mutina rinnova la collaborazione con la kermesse bolognese, dando vita a un dialogo intenso e inaspettato tra le due opere dell’artista veneto e la Collezione “Fringe”, ideata dal designer Michael Anastassiades. Il tutto è stato concepito da Sarah Cosulich, curatrice di Mutina for Art, e attualmente la mostra è visitabile su appuntamento fino ad agosto 2024 nell’headquarter dell’azienda a Fiorano Modenese.
Ma facciamo un passo indietro: per comprendere il mondo Mutina e come questa realtà si sia posta sotto ai riflettori, in un contesto fieristico dedicato all’arte moderna e contemporanea.

Maurizio Cattelan, BECAUSE (2024). A project by Mutina for Art curated by Sarah Cosulich
with a display by Michael Anastassiades. Installation views by Pergiorgio Sorgetti.
La storia di Mutina, intreccio tra ceramica e arte
Per alcune aziende “fatto ad arte” è un semplice slogan che indica la qualità dei prodotti e dei processi di lavorazione. Ma per altre – e questo è il caso di Mutina – rappresenta una vera e propria filosofia aziendale. Infatti, grazie a un business model tutt’altro che convenzionale, l’impresa interpreta la ceramica come un vero e proprio elemento di design da cui partire per dar vita a interni funzionali, unici, ma soprattutto belli.
Nata nel cuore di Fiorano Modenese, nella “Ceramic Land” del Made in Italy, Mutina deve il suo odierno successo al CEO Massimo Orsini, che l’ha rilevata nel 2005. Cresciuto insieme alla ceramica nell’azienda di famiglia, l’imprenditore e collezionista emiliano decide di dar vita a un progetto d’impresa serio e strutturato, oltre che innovativo, che fonde il mondo delle visual arts con quello della produzione industriale, aprendo le porte alla collaborazione con artisti e designer chiamati non solo per creare prodotti destinati al mercato, ma anche installazioni, opere d’arte e pezzi unici da collezione, restituendo valore e bellezza alla materia prodotta.

Massimo Orsini, Ceo Mutina. Photo by Piergiorgio Sorgetti. Courtesy Mutina
Una visione poliedrica, arricchita da un crescente interesse per il design, nato nel corso dei numerosi viaggi che Orsini ha condotto nel corso della sua carriera. Negli anni, questa passione lo ha portato ad approfondire l’approccio intellettuale con cui il design porta una nuova poesia e visione a processi e prodotti industriali.
“La materia ceramica ha una bellezza unica e mutevole, la sua anima cambia dallo stato crudo a quello cotto”, spiega Orsini. “È un materiale tattile e primordiale, che nasce dall’unione dei quattro elementi fondamentali: terra, acqua, aria e fuoco. Del resto, nella ceramica si nasconde un viaggio un po’ misterioso: sai da cosa parti, ma non a cosa arriverai”.
L’incontro con i grandi designer
In questi viaggi Massimo Orsini incontra Patricia Urquiola (con cui realizza “Déchirer”, la prima collezione Mutina), Tokujin Yoshioka (autore di “Phenomenon”) e Ronan e Erwan Bouroullec (ideatori di “Pico”): tre collezioni, queste, che ancora oggi splendono tra i best seller Mutina, destinate a cambiare radicalmente la percezione delle superfici ceramiche. L’approccio sperimentale nel processo creativo, volto a unire metodo artigianale e produzione industriale, conquista in seguito altri grandi designer e artisti: nascono così le collezioni di Raw Edges, Barber&Osgerby, Inga Sempé, Konstantin Grcic, Hella Jongerius, Nathalie Du Pasquier, OEO Studio, Laboratorio Avallone, Vincent Van Duysen e Michael Anastassiades (autore della collezione presentata ad Arte Fiera). Mutina diventa così un brand di riferimento nel mondo delle superfici, riconosciuto per il suo costante impegno nel trasformare la materia ceramica in progetto d’autore.

Mutina Fiorano. Photo by Kerhardt Kellerman. Courtesy Mutina
La collezione d’arte
L’evoluzione di Mutina accompagnerà sempre la crescente passione per l’arte contemporanea di Massimo Orsini che, dalla fine degli anni ‘90, inizia il suo percorso collezionistico. Una passione nata in modo naturale, con la consapevolezza che l’arte possa aiutare a comprendere e interpretare meglio la realtà che ci circonda. Una chiave di lettura e di codifica del contemporaneo.
“Il mio desiderio più grande è quello di condividere e creare bellezza”, sostiene Orsini. “L’estetica è la madre dell’etica: sono convinto che essere circondati da ciò che è bello aiuti a stare bene, a concentrarsi e anche a lavorare meglio. Nel nostro lavoro, poi, la relazione con lo spazio è fondamentale. Uno spazio funziona se è esteticamente equilibrato, se è risolto. In questo, la connessione tra arte e design diventa un punto di partenza e di arrivo per tutta Mutina”.
Per Mutina, dunque, l’arte non è un semplice elemento aggiuntivo e accessorio rispetto all’attività produttiva, ma un’autentica componente del core business. Il filo rosso – estetico e cromatico – che lega tra loro le opere della collezione Orsini si rispecchia così anche nella produzione delle superfici ceramiche dell’azienda. “Sono convinto che la creazione del bello, il raggiungimento di un’estetica equilibrata e mai banale, possa riflettere il metodo con cui si è lavorato. L’estetica è tutto quello che muove un buon funzionamento, è ciò che guida la mia visione e il mio approccio. In questo l’arte diventa fondamentale”.
Per questo, non è azzardato sostenere che Mutina rappresenti un vero e proprio progetto economico e culturale in cui l’arte non solo contribuisce a incrementare la brand equity, ma punta ad avere un impatto sociale sui propri stakeholders, in termini di Corporate Social Responsibility, contribuendo al benessere e alla soddisfazione dei clienti, dei dipendenti e della comunità territoriale in cui l’impresa opera. In virtù di questa visione, l’arte assume una funzione vitale all’interno dell’azienda, dove le stesse collaborazioni con i creativi puntano a una ricerca pura, ma anche radicale, manifestandosi, in un codice estetico ed espressivo che mette in dialogo e sintetizza la visione dei designer e quella dell’azienda.
La famosa frase del graphic designer Milton Glaser, per il quale “You can only work with people you like”, rispecchia l’approccio di Mutina. Oltre alla serietà nell’elaborazione dei progetti e la stima reciproca, per Mutina è importante che vi siano anche empatia e unità dei valori. Concentrandosi così su pochi progetti l’anno, per presentarsi sul mercato con collezioni d’eccellenza e pezzi unici prodotti artigianalmente, le “Editions”: icone di un incontro magico tra arte, design e ceramica nell’universo Mutina.
La nascita di Mutina for Art
Il binomio arte-impresa in Mutina conquista altre sfumature. La convinzione che creare un dialogo tra artisti e dipendenti possa rappresentare una forma di contaminazione positiva per l’azienda si concretizza nel 2017 con la nascita di “Mutina for Art”, un progetto parallelo all’interno dell’azienda. Un incubatore culturale dedicato all’arte contemporanea con l’obiettivo di raccontare le molteplici connessioni tra la sua vision e la creatività del presente. All’interno di quest’area di attività si sviluppano tre diversi progetti: “This is Not a Prize”, premio annuale che vuole promuovere gli artisti più promettenti del panorama contemporaneo; “Collaborations”, progetto di collaborazioni con artisti, gallerie e istituzioni di tutto il mondo nella realizzazione di opere in cui la ceramica è protagonista e, infine, “Exhibitions”, il programma di esposizioni personali e collettive di artisti internazionali.
Per quanto riguarda le mostre, le iniziative comprendono percorsi creati ad hoc dagli artisti per lo spazio espositivo situato all’interno dell’headquarter di Fiorano Modenese, ma anche per Casa Mutina Milano, lo showroom situato all’interno del Brera Design District. I progetti si concentrano su diversi media: dalla fotografia all’installazione, dalla pittura alla scultura, ogni soluzione allestitiva è pensata per creare inaspettati dialoghi con le superfici ceramiche.
È proprio su quest’ultimo punto che è necessario soffermarsi per comprendere meglio l’originalità dei progetti Mutina for Art. Le opere non sono allestite all’interno di spazi neutri come quelli museali, né seguono un modello di galleria “white cube”. Lo spazio in cui si collocano le opere gioca un ruolo fondamentale nel trasmettere la visione che l’azienda ha del materiale ceramico: non semplice sfondo, ma elemento funzionale e costitutivo di dialogo tra opera e ambiente.

Casa Mutina Milano, “Peter Dreher. 100 Days”. Installation views by Delfino Sisto Legnani
Casa Mutina Milano e la mostra “Peter Dreher. 100 Days“
Il peculiare utilizzo della ceramica all’interno degli spazi espositivi è ben esemplificato dalla mostra in corso presso gli spazi di Casa Mutina Milano (Via Cernaia, n. 1A) dal titolo “Peter Dreher. 100 Days”, visitabile fino al 27 marzo 2024. Si tratta del quarto appuntamento ospitato all’interno della sede meneghina con la curatela di Sarah Cosulich, anche Direttrice della Pinacoteca Agnelli: dedicato questa volta a Peter Dreher (Mannheim 1932 – 2020), artista tedesco celebre per aver dedicato ben 45 anni della sua vita (dal 1974 al 2020) alla serie “Day by Day, Good Day”, il cui protagonista è un semplice bicchiere trasparente e vuoto, ritratto su tele di uguale dimensione sempre alla stessa distanza dal tavolo ma in momenti differenti della giornata.
Delle quasi 5.000 opere che fanno parte della serie, l’esposizione presenta una selezione di 100 tele realizzate tra il 1983 e il 2012, radunate come un’unica grande installazione che si dipana in maniera continuativa all’interno di 5 sale interconnesse. L’allestimento è pensato proprio per creare un inatteso dialogo tra la vasta raccolta di opere – apparentemente identiche, ma in realtà tutte differenti – con le superfici ceramiche Mutina che, grazie alle loro delicate variazioni di colori e ad articolati pattern, contribuiscono a produrre un ritmo cadenzato, evidenziando i giochi di luci, i sottili passaggi cromatici e l’illusione prospettica, creati dalla pittura iperrealista di Dreher.
L’artista, con la precisa scelta di ripetere ossessivamente lo stesso soggetto, mette alla prova l’essenza stessa della pittura, testandone i limiti e spogliandola da ogni forma di conoscenza ed esperienza per renderla pura attività meditativa. Perché è dalle cose che sembrano troppo comprensibili e prive di sostanza, come un bicchiere o una semplice piastrella di ceramica, che nascono le riflessioni più belle. Dreher parla, non a caso, della “gioia che circonda l’oggetto”, del contesto e non dell’oggetto in sé. Ed è proprio tale sentimento a legare in un dialogo armonico due mondi così apparentemente diversi: quello dell’impresa, guidato dalle necessità produttive e dalle logiche del profitto, e quello dell’arte, contemplativo, calmo e pienamente vissuto solo nel tempo che si dedica alla ricerca di un piacere altro da sé.
Dunque, come sintetizza bene lo stesso Orsini, l’approccio di Mutina “[…] è quello di unire gli aspetti culturali e progettuali in tutte le nostre attività, in tutti i campi che tocchiamo. Il ragionamento parte sempre da una disciplina, dando autorevolezza ai progetti e agli obiettivi che ci poniamo, per creare e condividere bellezza. Il risultato economico è una conseguenza di questo modus operandi. Per me, l’arte ha una funzione vitale che all’interno di Mutina diventa funzionale, per contribuire alla creatività di tutti”.

Casa Mutina Milano, “Peter Dreher. 100 Days”. Installation views by Delfino Sisto Legnani
In copertina: Maurizio Cattelan, BECAUSE (2024). A project by Mutina for Art curated by Sarah Cosulich with a display by Michael Anastassiades. Arte Fiera Bologna, Hall 25, Stand A19, 2–4 February 2024. Maurizio Cattelan, Untitled, 1991, acrylic on canvas, 110x110x7 cm, collection Massimo Orsini, courtesy the artist and MASSIMO DE CARLO. Maurizio Cattelan, It, 2023, Belgian black marble, 37x19x41,5 cm, collection Massimo Orsini, courtesy the artist and Perrotin. Michael Anastassiades, Fringe, 2023, Mutina ceramic tile collection. Installation views by Pergiorgio Sorgetti.