Il mercato delle monete da collezione è in salute?
Più che in salute è un mercato in salita, anche a livello nazionale. Lo testimoniano le ultime nostre due aste, che abbiamo fatto in collaborazione con la casa d’Asta Cambi. L’asta di settembre era molto eterogenea: 4600 monete, sia italiane che estere – tra cui diverse medaglie napoleoniche – concentrate in 800 lotti, di cui oltre il 90% è stato venduto raddoppiando le stime. È stato un grande risultato – considerando che era la prima in collaborazione con Cambi – su cui ha influito un’ampia partecipazione di una clientela sia internazionale che nazionale. L’asta di febbraio è stata diversa. Le monete erano di meno: solo 104, ma di altissima qualità. Anche la varietà era minore. Si trattava infatti di monete di Casa Savoia dalla metà del 1400 alla metà del 1600 e di monete papali dalla metà del 1300 alla metà del 1700. Abbiamo venduto tutto triplicando le stime. Partendo da una base d’asta di circa 900 mila euro abbiamo realizzato al netto dei diritti 2,77 milioni di euro. In questo caso la domanda è stata prettamente domestica, il che certifica un mercato italiano in crescita.
Qual è stato il driver di questi risultati?
Il periodo covid ha incrementato ulteriormente le vendite, soprattutto delle aste. Un risultato sorprendente, considerando che di solito la domanda di beni voluttuari diminuisce in tempi di crisi. Una possibile risposta è che quando i mercati vacillano, gli investitori investono più volentieri nelle proprie passioni. Tenendo sempre a mente che il collezionista numismatico italiano non è mai esclusivamente un investitore. Compra innanzitutto per un fatto culturale. Poi certo è consapevole che sta impiegando i propri risparmi in qualche cosa che se si muove bene potrebbe restituirgli un ritorno non solo emotivo.
Quanto è un mercato oggetto di speculazione?
In numismatica non esiste la speculazione perché non ci sono i tempi giusti per speculare. Gli acquirenti in questo mercato sono soggetti che conoscono molto bene la numismatica, si sanno muovere nel mercato, e comprano in un’ottica più di investimento che di speculazione. Piuttosto si sta diffondendo soprattutto dall’America il fenomeno degli Slabs, sistemi di certificazione in cui le monete vengono racchiuse in scatolette di plastica con degli ologrammi e a cui viene dato un grading. Alcuni soggetti tendono a comprare delle monete non chiuse in queste scatole per poi andarle a chiudere. Fenomeno che è soprattutto americano, in Italia sta prendendo poco piede.
Quali sono i trend settoriali?
Va tutto, purché di grande qualità. Ad esempio nella nostra ultima asta abbiamo avuto una piastra papale – moneta d’argento di per sé di non straordinaria importanza – di grande qualità che è stata aggiudicata per 17 mila euro. Di contro un’uguale piastra papale di normale qualità si può trovare anche a 1000 euro. La condizione in questo momento è il principale attributo di valore economico, più della rarità. Va detto poi che l’oro in questo momento è di moda. Essendo che è salito molto a livello di metallo dà ancora più sicurezza, almeno a livello psicologico, sotto il profilo dell’investimento. Una moneta eccezionale e in oro è l’abbinamento che ad oggi restituisce il risultato migliore.
Quali sono le categorie più richieste dai collezionisti?
In linea di massima, la monetazione medievale e rinascimentale sono quelle di maggior valore. Le più belle monete della nostra storia, se escludiamo la parte romana e greca, sono infatti proprio quelle coniate durante il Rinascimento, il periodo che ha più impattato a livello artistico sulla numismatica, reintroducendo dopo il medioevo monete con ritratto. Le signorie italiane – penso agli Sforza, ai Gonzaga, agli Este – rappresentate in monete sono sempre state quelle più ambite.
È un mercato soggetto a mode?
Il mercato è soggetto a piccole mode, in quanto il collezionismo è locale. In questo momento vanno molto bene ad esempio la monetazione di Milano – la cui zecca è stata fondata in epoca romana ed è stata chiusa nel 1900 – e la monetazione del Regno di Napoli. Se su una zecca arrivano dieci nuovi collezionisti piuttosto importanti che vogliono investire grosse cifre galvanizzano quel settore.
Le monete possono essere considerate un bene d’investimento al pari degli altri pleasure asset?
La numismatica a mio modo di vedere è l’unico pleasure asset che va dall’Antica Grecia fino a i giorni nostri, dando l’opportunità ai collezionisti di un vero e proprio viaggio nel tempo. Credo che diversi siano gli aspetti interessanti dell’acquisto di monete antiche. Innanzitutto si tratta di un investimento libero. Si può infatti impostare una collezione secondo il proprio gusto e la propria disponibilità, svincolandosi da logiche meramente economiche. La ricerca maniacale della qualità, in questo senso, diventa un elemento spesso negativo, che preclude il ritorno emotivo. Il secondo aspetto è che un investimento accessibile a tutti: per una stessa moneta può essere acquistata per centinaia di euro o per decine di migliaia di euro a seconda della condizione. Infine la numismatica, almeno in Italia, è soprattutto cultura. Acquistando una moneta d’epoca, si può stringere nelle proprie le mani la storia della nostra civiltà e questo è il valore più importante.