Artisti giovani e emergenti che crescono rapidamente nelle quotazioni grazie a acquisti e rivendite che si susseguono rapidamente nel mercato secondario in parte per speculazione in parte per l’aumento della domanda che spesso non s’incontra con la disponibilità in galleria. Le compravendite di opere di artisti under 45 transitate nelle tre case d’asta major a livello internazionale (Sotheby’s, Christie’s e Phillips) sono passate da 52,4 milioni di dollari del primo semestre 2020 a 144,6 milioni di dollari dello stesso periodo del 2021. E i sondaggi dicono che questa tendenza continuerà a crescere anche nel 2022 soprattutto per effetto dell’ingresso nel settore di nuovi giovani acquirenti e buyer dall’Asia.
Sveva D’Antonio e Francesco Taurisano, sono una coppia di collezionisti millennial d’arte, e ci aiutano a capire cosa sta accadendo nel mercato dell’arte per la loro generazione. “Per molti giovani l’approccio passionale è secondario rispetto all’investimento. Ciò fa sì che la qualità del collezionismo non sia altissima. La maggior parte dei nostri coetanei si approccia a questo settore senza conoscere gli artisti che hanno fatto la storia dell’arte”. Sveva D’Antonio è laureata in storia dell’arte e conservazione del patrimonio artistico e ha un’esperienza pregressa come gallerista.
Francesco Taurisano ha ereditato la passione per il collezionismo dal padre. “Oggi la parte più attiva del mercato si concentra sugli artisti “ultracontemporanei”. Si tratta di artisti nati dal ’95 in avanti. Questi artisti hanno tantissime cose da dire sui nostri tempi. Soprattutto le donne hanno oggi una consapevolezza politica che alla loro età noi non avevamo. Sono più smaliziate e forse più ciniche ma raccontano in modo veritiero ciò che sta accadendo.
Gli ultracontemporanei descrivono i nostri tempi e sono una alternativa ai telegiornali”. Quali sono le dinamiche per l’acquisto in galleria degli ultracontemporanei? “È difficilissimo accedere a questi artisti. Si tratta di artisti che pur essendo giovani hanno un’attenzione enorme da parte del sistema. A volte le gallerie ti dicono anche dei “no”, perché magari subentrano altri collezionisti che hanno collezioni più importanti”.
A quali gallerie vi rivolgete per la vostra ricerca? “Noi acquistiamo spesso da gallerie americane con le quali si è creato nel tempo un rapporto di fiducia reciproca. Per l’ultracontemporaneo però è diverso. Spesso ci chiedono il curriculum vitae per capire chi siamo, che tipo di collezione abbiamo, quale ruolo abbiamo nel sistema. Occorre quindi mandare una mail con tutte le nostre interviste e con le opere in collezione. Abbiamo lavorato anche sul nostro profilo Instagram perché conta anche quello. Ci sono waiting list e lunghi tempi di attesa”.
Lily Wong. Courtesy Sveva D’Antonio e Francesco Taurisano
Qualche esempio? “Di recente abbiamo acquistato due opere dell’artista asiatica Lily Wong da una galleria e abbiamo deciso di donarne una ad un museo scelto dall’artista. Questo perché l’artista deve entrare nei musei più velocemente di prima. Negli Stati Uniti le donazioni di arte ai musei sono deducibili dalle imposte a differenza di quanto accade qui in Italia”. Si assiste quindi non solo ad una accelerazione nel percorso di crescita dell’artista ma anche a dinamiche commerciali per la creazione del valore.
Qual è invece l’approccio al mercato in asta? “I collezionisti asiatici molto giovani sono i più attivi su questo fronte. Acquistano artisti ultracontemporanei senza più neanche passare dalle gallerie. Si rivolgono direttamente alle case d’asta internazionali perché hanno disponibilità importanti e perché c’è molta più risonanza. Addirittura, preferiscono le aste alle vendite private perché così il loro nome ha più visibilità”.
Qual è il vostro punto di vista rispetto a queste nuove dinamiche? “Il nostro approccio all’arte e al mercato risponde a regole etiche. Bisogna collezionare con consapevolezza. Mettere l’opera in asta dopo neanche sei mesi dall’acquisto non serve a nessuno. Non è sbagliato cedere le opere d’arte perché fa parte dello scambio tra gallerista, artista e collezionista. Ma la speculazione fine a sé stessa non dovrebbe fare parte di questo mondo. Il ricavato delle vendite dovrebbe essere reinvestito in arte. Il lavoro del gallerista dovrebbe essere teso a costruire un network, un terreno fertile per la crescita dell’artista. Crescita che comunque dovrebbe essere lenta e progressiva.”.
Quali prospettive vedete per il mercato dell’arte per i prossimi anni? “Il mercato dell’arte contemporanea continuerà a crescere anche con queste dinamiche. I mezzi oggi a disposizione consentiranno a un pubblico sempre maggiore di partecipare al sistema. A nostro avviso la consapevolezza e l’etica dovrebbero comunque rimanere alla base del comportamento del collezionista. Come ripete Giorgio Fasol, a cui ci siamo ispirati all’inizio del nostro percorso di collezionisti, all’arte occorre dare tantissimo senza chiedere nulla indietro. L’arte ti ripaga sempre a livello emotivo. E poi l’artista deve rimanere al centro perché senza di lui il mondo dell’arte non esisterebbe. Quello che l’artista fa ha sempre un valore a prescindere dal mercato”.