- A registrare le migliori performance durante il primo mandato di Donald Trump fu il Nasdaq100 (+163%). Sul podio anche S&P 500 (+70%) e azioni globali (+69%)
- Debach (eToro): “I rischi legati al protezionismo e alle tensioni commerciali globali richiedono agli investitori un’attenta gestione dei portafogli”
“Il declino americano è finito”. Inizia così il secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca, dopo la vittoria alle elezioni di novembre. In una Washington blindata e tra gli applausi della folla, il tycoon ha giurato come 47° presidente degli Stati Uniti, proclamando l’avvento di una “nuova era di successo”. L’appuntamento è coinciso con la festività del Martin Luther King Day, ragion per cui Wall Street è rimasta chiusa per l’occasione. Stando alle previsioni di inizio anno, i listini a stelle e strisce si mostrano ottimisti sull’evoluzione dei mercati per il 2025. Ma come accade in ogni fase di cambiamento, l’incertezza rimane elevata. Quali asset risulteranno vincenti?
Trump bis: gli asset favoriti (o meno)
Per rispondere a questa domanda, We Wealth ha chiesto a eToro di analizzare le performance dei vari asset durante il primo mandato del miliardario, lanciando uno sguardo ai rendimenti attesi alla luce del Trump bis. Come risulta evidente dalla tabella sottostante, a registrare le migliori performance tra il 20 gennaio 2017 e il 20 gennaio 2021 fu il Nasdaq100 (+163%). Sul podio anche l’indice S&P 500 (+70%) e le azioni globali (+69%). In tutti e tre i casi, eToro si attende tuttavia rendimenti inferiori durante il secondo mandato del repubblicano, così come per il petrolio.
L’incertezza, come detto, resta di fatto elevata sui mercati finanziari. “Da un lato, politiche considerate inflazionistiche - come l’introduzione di dazi pesanti sulle importazioni da partner commerciali chiave come Cina, Messico e Canada - spaventano le aziende. Grandi colossi come Walmart hanno già avvertito che tali misure potrebbero tradursi in un aumento dei costi per i consumatori”, ricorda Gabriel Debach, market analyst di eToro. “Dall’altro, il supporto a cittadini e imprese tramite tagli fiscali e una riduzione della regolamentazione sembra bilanciare, almeno in parte, questi rischi”, prosegue.
Le politiche economiche di Trump
Le politiche economiche di Trump sono un mix di opportunità e sfide, dice Debach. “La sua reputazione di stratega e abile negoziatore suggerisce che i dazi potrebbero essere utilizzati come leva per ottenere concessioni commerciali. Questo approccio, però, potrebbe introdurre una maggiore volatilità nei mercati, soprattutto per le aziende con forti legami internazionali”, avverte l’esperto. La schiera di imprenditori e ceo presenti alla cerimonia di insediamento del miliardario è un messaggio forte, secondo l'analista: le aziende di tutto il mondo riconoscerebbero l’importanza di comprendere e adattarsi alle sue politiche o di posizionarsi strategicamente per coglierne le opportunità. A Washington erano di fatto rappresentati oltre 12mila miliardi di dollari di valore di mercato, da Elon Musk a Bernard Arnault, da Jeff Bezos a Mark Zuckerberg.
Gli effetti sui mercati obbligazionari
“Anche i mercati obbligazionari potrebbero risentire di queste politiche, con l’aumento del deficit per finanziare tagli fiscali e spese che potrebbe spingere i rendimenti verso l’alto”, aggiunge Debach. “La Federal Reserve, in risposta, potrebbe adottare politiche più restrittive per contenere l’inflazione, con possibili ingerenze di Trump sulla Fed, creando ulteriori incertezze”. Mentre il secondo mandato Trump potrebbe sostenere la crescita economica interna e offrire un contesto favorevole per alcuni settori, secondo l’esperto i rischi legati al protezionismo e alle tensioni commerciali globali richiedono dunque agli investitori un’attenta gestione dei portafogli.
Trump trade: hanno davvero funzionato?
Detto questo, finora alcuni “Trump trade” hanno effettivamente funzionato. “La sovraperformance dell’S&P 500 rispetto al resto del mondo è evidente, così come la forza del settore finanziario, sostenuto anche da solide trimestrali”, afferma Debach. Sullo sfondo, abbiamo assistito alla corsa delle criptovalute e la resilienza del dollaro. E anche l’aspettativa di un aumento dei rendimenti dei Treasury, legata a una maggiore spesa pubblica e a pressioni inflazionistiche, si è concretizzata con un incremento post-elezione. “Dall’altro lato, un’area che non ha ancora dato i risultati sperati è la tanto attesa sovraperformance delle piccole aziende sulle grandi, frenata dalle pressioni sui rendimenti decennali e dall’inflazione che spinge la Fed verso politiche restrittive”, osserva l’esperto. “Resta quindi evidente come alcune narrative di mercato abbiano trovato riscontro, mentre altre si stanno scontrando con un contesto macroeconomico più complesso del previsto”.
