L’esuberanza post-Trump si è infranta contro la forza dell’economia statunitense, che, combinata con le politiche economiche del neo eletto presidente, crea tutti i presupposti per un’inflazione molto al di sopra degli obiettivi della Federal Reserve.
La festa che l’elezione di Donald Trump ha portato a Wall Street si è bruscamente interrotta per motivazioni apparentemente paradossali: l’economia va troppo bene, la disoccupazione è troppo bassa e, con queste premesse, le politiche del nuovo presidente non potranno che provocare ancora più inflazione. E interrompere i tagli ai tassi su cui gli investitori speravano.
I tassi d’interesse alti a lungo, però, offrono possibilità di ricavo migliori del previsto al settore bancario, che può ottenere migliori margini sui crediti e, grazie alla forza dell’economia, ridurre il rischio di insolvenze e perdite sui prestiti in essere. Eppure, gli indici bancari sono caduti più della media nelle ultime settimane: da inizio anno l’S&P Banks Select ha fatto un -3,45% contro il rosso dello 0,89% segnato dall’S&P 500.
“Doveva essere il boom del settore finanziario dopo le elezioni di Donald Trump a novembre, ma la realtà si è rivelata ben diversa. L'ETF XLF, che misura l'andamento del settore, scambia a un modesto +1,3% dalla vittoria, dopo aver toccato picchi del +10%”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. “Ancora peggio il sottosettore delle banche regionali, rappresentato dall’ETF KRE, che è addirittura sceso sotto i livelli di novembre (-1,54%) e ha accumulato sette settimane consecutive di perdite. Una serie di tale portata che non si è registrata nemmeno durante la crisi di marzo 2023 (Silicon Valley Bank). Per trovare un calo di questa portata, bisogna risalire fino ad agosto 2015”.
Mercoledì e giovedì gli investitori avranno modo di iniziare a verificare se i conti del settore saranno, ancora una volta, migliori delle attese. La lista di società finanziarie che pubblicheranno i conti fra mercoledì e venerdì è particolarmente fitta, con JPMorgan, Morgan Stanley e Bank of America a catalizzare il grosso dell'attenzione.
“Il settore finanziario è previsto registrare la crescita degli utili più alta tra tutti i comparti dell’S&P 500 nel quarto trimestre del 2024, con un aumento impressionante del 39,5% anno su anno, trainato principalmente dal sottosettore bancario (+187%)”, ha affermato Debach. “Una performance favorita da confronti con un anno precedente segnato da spese straordinarie, con margini di profitto netto attesi in crescita al 17,7%, rispetto al 13,4% dello stesso periodo del 2023”.
Dalle aziende dell'indice S&P 500 ci si aspetta, in generale, una crescita degli utili dell’11,7% per il quarto trimestre del 2024, ossia il tasso di crescita annuale più alto registrato dall’indice dal quarto trimestre del 2021, ha affermato l'analista senior di FactSet, John Butters. Dopo quello bancario, i comparti finanziari per i quali si attendono i migliori rialzi negli utili sono il settore dei mercati dei capitali, con una crescita del 33%, trainata da investment banking (+52%) e asset management (+36%). Una volta tolte le banche, comunque, i finanziari segnerebbero una crescita degli utili attesa dell'11%, poco al di sotto della media.
“La curva dei rendimenti più ripida dovrebbe favorire i ricavi da interessi, nonostante l’aumento dei tassi a lungo termine abbia pesato sui valori contabili e complicato il rifinanziamento dei prestiti immobiliari commerciali”, ha scritto Butters. Anche se "i ricavi dai mutui potrebbero soffrire a causa dei tassi più alti, che hanno ridotto le richieste di rifinanziamento, questo calo sarà parzialmente compensato dagli utili provenienti dai portafogli di servicing".
Attese elevate: vanno rispettate affinché le azioni ripartano
Secondo Butters, “le azioni bancarie, con valutazioni storicamente contenute, potrebbero beneficiare di un contesto favorevole, purché gli utili rispettino le aspettative".
“Nonostante alcuni venti contrari, il panorama resta incoraggiante” per il comparto finanziario Usa, ha dichiarato Debach. “Le aspettative di un contesto regolamentare più favorevole, la maggiore pendenza della curva dei rendimenti e la resilienza dell’economia americana offrono solidi punti di supporto. A questo si aggiungono le opportunità legate a un dollaro forte sui mercati internazionali e le prospettive ottimistiche nel settore M&A”.
“Tuttavia, restano delle incognite: l’aumento dei rendimenti decennali ha aggravato le perdite sugli strumenti finanziari, pesando sui valori contabili, colpendo il settore dei mutui e rendendo più complesso il rifinanziamento dei prestiti immobiliari commerciali in scadenza”, ha aggiunto l'analista di eToro. “Nonostante una bassa disoccupazione”, ha concluso Butters, “le famiglie meno abbienti continuano a sentire la pressione economica, e i crediti deteriorati, pur in calo, restano un fattore da monitorare”.