La convenienza all’estinzione del mutuo dipende da diversi fattori. Innanzitutto il tasso d’interesse, ma anche quanto tempo rimane alla scadenza
Menon: “È sempre opportuno mantenere una quota di liquidità come fondo per le emergenze. Specie se si ha un lavoro autonomo”
Ipotizziamo di aver accumulato sul conto 20mila euro e di avere a proprio carico un mutuo con un debito residuo di pari importo. Cosa conviene fare? Estinguere il mutuo o investire i propri risparmi? Ne abbiamo parlato con Piermattia Menon, senior financial analyst di Consultique Scf, e Paolo Benazzi, responsabile conti correnti e deposito di ConfrontaConti.it e Segugio.it. Ecco quali sono i fattori da considerare.
Quando conviene estinguere il mutuo?
“Innanzitutto è sempre opportuno mantenere una quota di liquidità come fondo per le emergenze. Non è il caso di utilizzare tutta la liquidità disponibile se si ha un lavoro autonomo che non consente di accedere a sussidi di disoccupazione, per esempio, un punto a vantaggio dell’investimento a condizione che si tratti di uno strumento a capitale protetto anche durante la sua vita (quindi bene un conto deposito ma non un Btp)”, spiega Menon. Accantonato questo presupposto, continua l’esperto, la convenienza all’estinzione del mutuo dipende da diversi fattori. Innanzitutto il tasso d’interesse, ma anche quanto tempo rimane alla scadenza, il metodo di calcolo del piano di ammortamento e il fatto che estinguendo parzialmente il mutuo si opti per una riduzione della durata piuttosto che di una diminuzione della rata mensile.
“In particolare, se il piano di ammortamento è alla francese (rata iniziale costante) è maggiore l’incentivo a rimborsare se si è nei primi anni”, precisa Menon. Nella prima metà del tempo di vita del mutuo, interviene Benazzi, vengono pagati infatti in questo caso l’80% degli interessi. “Quindi se il finanziamento è stato sottoscritto diversi anni prima, non conviene estinguerlo perché significherebbe rimborsare alla banca la quota capitale, vale a dire i soldi prestati”. Un altro aspetto da considerare, spiega Menon, è poi la scelta dell’eventuale investimento alternativo. “Qualsiasi investimento fatto a fronte di un debito significa utilizzare leva finanziaria, che espone a rischi aggiuntivi, soprattutto sul lato della liquidabilità”, avverte l’esperto. “Bisogna quindi evitare di utilizzare strumenti che siano illiquidi e comunque tenere presente che, in caso di necessità, gli strumenti utilizzati potrebbero dover essere venduti in perdita”.
Estinguere il mutuo o investire: la simulazione
Consultique Scf ha elaborato per We Wealth tre simulazioni, confrontando l’eventuale risparmio di interessi che si otterrebbe estinguendo un mutuo a tasso fisso con un debito residuo di 20mila euro e una durata residua di tre, cinque e 10 anni con il guadagno netto che si otterrebbe investendo nei conti deposito che offrono oggi le migliori condizioni sul mercato per somme vincolate a tre (illimity Premium), cinque (ancora una volta illimity Premium) e 10 anni (Banca Sistema) confrontato con il ritorno di un Btp di pari durata senza reinvestimento delle cedole. “La curva dei rendimenti dei titoli di stato italiani è sostanzialmente piatta fino alla scadenza dei 3 anni e poi inizia a salire da poco più del 2,60% fino a oltre il 3,60% (poi la curva sale ancora fino a oltre il 4% a 30 anni)”, spiega innanzitutto Menon.
Meglio investire in Btp o conti deposito?
Come evidenziato nella tabella, infatti, nel caso di un mutuo con una durata residua di tre anni e un tasso annuo nominale del 2%, il risparmio degli interessi sul mutuo qualora si optasse per l’estinzione ammonterebbe a 622,66 euro. Investendo 20mila euro su un Btp a scadenza tre anni con un rendimento lordo del 2,62% si otterrebbe un guadagno netto di 1.365,76 euro, mentre depositando la stessa cifra su un conto deposito con un tasso lordo del 4,10% (la migliore condizione del mercato offerta dal “Conto Premium” di illimity secondo quanto risulta a Consultique Scf) gli interessi ammonterebbero a 1.820,40 euro.
Qual è il conto deposito che rende di più?
“Il panorama sui conti deposito è molto vario”, dice Menon. Come rilevato anche dal consueto aggiornamento mensile di We Wealth sui migliori conti deposito, sulla scadenza a tre anni si trovano infatti mediamente tassi intorno al 3,40%. Con le promozioni ci si può spingere fino al 4,10% del “Conto Premium” di illimity, che prevede tuttavia un canone di sette euro al mese diversamente dal “Conto Classic” della stessa banca (che offre un tasso lordo del 3,90%). “Su questa scadenza, nonostante la tassazione svantaggiosa, conviene il conto deposito, specialmente con le promozioni”, conferma insomma Menon.
Nel caso invece di un mutuo con una durata residua di cinque anni a un tasso annuo nominale del 4%, il risparmio di interessi sarebbe di 2.099,83 euro. Il guadagno netto che si otterrebbe investendo su un Btp a cinque anni con un rendimento lordo del 2,97% o su un conto deposito un tasso lordo del 4,10% – la migliore condizione del mercato offerta sempre da illimity – ammonterebbe rispettivamente a 2.771,90 euro e 3.034 euro. “Sulla scadenza a cinque anni il tasso sui conti deposito non si alza di molto (mediamente si parla del 3,50%), ma anche in questo caso con le promozioni si arriva al 4,10% di illimity Premium (a fronte del 3,90% per il Classic)”, osserva Menon. “Siamo dunque praticamente allineati: con le promozioni si spunta un rendimento al netto della tassazione che è solo marginalmente superiore al Btp, mentre senza promozioni siamo un po’ sotto al Btp. Sulla scadenza a 10 anni c’è invece solo il conto deposito di Banca Sistema che rende il 4% e – considerata la tassazione al 26% – non conviene rispetto a un Btp con scadenza simile”, evidenzia l’esperto.
Banca Ifis compra illimity? Cosa sta succedendo
Fatte queste premesse, Menon ricorda infine la recente mossa di Banca Ifis, che ha lanciato un’offerta pubblica di acquisto e scambio volontaria sul 100% delle azioni di illimity. “Una manovra che segnala una certa vulnerabilità di queste banche che si occupano di crediti deteriorati, considerando che l’operazione sa molto di un salvataggio”, afferma l’esperto. “Suggeriamo sempre di non portare in deposito più dei 100mila euro garantiti dal Fondo interbancario a tutela dei depositi (consorzio di diritto privato costituito nel 1987 su base volontaria e divenuto successivamente obbligatorio dal 2011 che interviene in caso di liquidazione coatta di una banca, ndr)”.
(Articolo aggiornato il 21 gennaio 2025)