La seduta di Borsa, mentre gli umori del centrodestra si sono irrigiditi contro il rinnovamento dell’attuale compagine di governo, che include il M5s, si è chiusa in territorio nettamente negativo: il Ftse Mib ha ceduto l’1,6% contro un Euro Stoxx 600 in flessione di un ben più contenuto 0,22%
Nel frattempo lo spread Btp-bund è aumentato di 5,8 punti base portandosi a quota 220,5
Il governo Draghi ha ottenuto una fiducia priva di valore politico al Senato, con appena 95 voti favorevoli. Sono mancati, infatti, i voti del centrodestra di governo (Lega e Forza Italia) e M5s, non più aperti a condividere l’ultimo tratto di legislatura sotto la stessa esperienza di governo. Di conseguenza, non hanno partecipato alla votazione.
La salita al Colle di Mario Draghi dovrebbe avvenire nella mattinata del 21 luglio, dopo le comunicazioni alla Camera. Sembra ormai chiaro che il premier riconsegnerà il mandato di governo al Capo dello Stato, aprendo la strada alle elezioni anticipate il prossimo ottobre. Nel frattempo, il governo dimissionario proseguirà con poteri politici limitati il lavoro sui dossier di maggiore urgenza. Per la mattina del 21 luglio si attende un’apertura dei mercati turbolenta, riprendendo il filo già negativo di mercoledì.
Draghi non ce la fa, lo scenario sui mercati
La seduta di Borsa del 20 luglio, mentre gli umori del centrodestra si irrigidivano contro il rinnovamento dell’attuale compagine di governo, che include il M5s, si è chiusa in territorio nettamente negativo: il Ftse Mib ha ceduto l’1,6% contro un Euro Stoxx 600 in flessione di un ben più contenuto 0,22%. Nel frattempo lo spread Btp-bund è aumentato di 5,8 punti base portandosi a quota 220,5 (con un massimo di giornata estemporaneo a 237,3 punti base).
“Dopo le tensioni di giovedì e le dimissioni di Draghi respinte da Mattarella i mercati avevano scontato che i partiti politici avrebbero trovato un compromesso in extremis per evitare una crisi politica in un momento così delicato per l’Italia”, ha commentato a caldo il senior market strategist di IG, Filippo Diodovich.
“La scelta di M5S, Lega e Forza Italia di non sostenere più il governo di unità nazionale con a capo Mario Draghi avrà conseguenze fortemente negative sull’andamento dell’azionario italiano e aumenterà le tensioni sullo spread con un forte rialzo dei rendimenti dei titoli di stato italiani”, ha aggiunto Diodovich. “Al momento sulle nostre piattaforme i derivati sull’indice italiano evidenziano una discesa del 2,50%. In merito al mercato obbligazionario, crediamo che i timori degli investitori su un lungo periodo di instabilità politica in Italia possano portare lo spread nel breve termine a 250 punti base e nel medio sui 300 punti base”.
Draghi, cronaca della fine
In mattinata il premier Draghi aveva aperto a un rinnovamento della fiducia parlamentare al suo governo, dichiarandosi colpito degli appelli alla sua permanenza lanciati da varie componenti dalla società civile. “Il sostegno che ho visto nel Paese… mi ha indotto a riproporre un patto di coalizione e sottoporlo a vostro voto, voi decidete. Niente richieste di pieni poteri”, ha dichiarato Draghi.
Mentre questa crisi politica aveva avuto origine dalle insoddisfazioni dei Cinque Stelle, è stata soprattutto la posizione espressa dai gruppi parlamentari della Lega e di Forza Italia ad aver fatto pensare alla fine del governo Draghi. Il centrodestra di governo ha chiesto, infatti, di estromettere il M5s dalla coalizione – una condizione incompatibile con la linea del premier che fa pensare alla volontà di arrivare alle elezioni anticipate.
Dopo l’annuncio del voto di fiducia sulla risoluzione del senatore Pd, Pierferdinando Casini, è arrivata la gelata da parte del gruppo Lega-Fi: “I senatori del centrodestra di governo voteranno soltanto la propria risoluzione, che chiede un patto per un nuovo governo, profondamente rinnovato, guidato ancora da Mario Draghi e senza il Movimento 5 Stelle”.
Negli interventi che hanno preceduto il voto ha preso sempre più forma la dimensione di un mancato sostegno al governo alle condizioni che il presidente del Consiglio è disposto ad accettare: quelle di un accordo di “unità nazionale” che vede nel M5s un contributo imprescindibile. Il M5s da parte sua ha annunciato in Aula di voler “togliere il disturbo” sottraendosi nuovamente al voto di fiducia.