- Come stimato dall’Ufficio Parlamentare di bilancio, sarebbero necessari almeno 18 miliardi per confermare una serie di interventi già finanziati nella scorsa Manovra
- Quota 103 potrebbe andare in soffitta ed essere sostituita da Quota 41, in versione esclusivamente contributiva
Iniziano a circolare le prime ipotesi sulla Manovra 2025, anche in tema pensioni. Il primo a esporsi è il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini che, in una diretta sui social, ha stilato una lista di misure che intenderebbe includere nella prossima Legge di bilancio: ridurre le tasse, incrementare la flat tax, aumentare gli stipendi e agevolare “l’uscita dal mondo del lavoro” superando i “vincoli della Legge Fornero”, ha esordito il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. “Ovviamente non si può fare tutto e subito” ma “ci stiamo lavorando”, ha aggiunto.
Manovra 2025: le prossime tappe
A poche settimane dall’avvio dei lavori che condurranno l’esecutivo a presentare la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza a fine settembre, i contorni della Manovra sono in realtà tutti da definire. Il 30 agosto si terrà un primo vertice di maggioranza per individuare le priorità, ma un quadro più chiaro emergerà solo all’inizio del prossimo mese. Poi, a metà ottobre, inizierà il dialogo con la Commissione europea che dovrà vigilare sul rispetto dei vincoli di bilancio. Camera e Senato, dopo la green light del Consiglio dei ministri, avranno meno di due mesi di tempo per approvare il testo entro il 31 dicembre 2024.
Le risorse necessarie
Uno dei primi nodi da sciogliere riguarderà le risorse sul piatto: come stimato a giugno dall’Ufficio Parlamentare di bilancio, sarebbero necessari almeno 18 miliardi di euro per confermare tutte le misure finanziate solo per lo scorso anno; a questa cifra bisognerebbe aggiungere il finanziamento dei nuovi desiderata di partiti, imprese e sindacati. Secondo fonti vicine al dossier intercettate da Il Sole 24 Ore, si starebbe lavorando a una Manovra da 22-23 miliardi di euro. Per il Corriere della Sera, invece, difficilmente si sfonderà il tetto dei 25 miliardi.
Pensioni: cosa può cambiare
Fatte queste premesse, focalizzandoci sulle pensioni, dovrebbe innanzitutto essere confermato il cosiddetto Ape sociale: l’indennità a carico dello Stato erogata dall’Inps ai lavoratori in determinate condizioni di svantaggio – disoccupati, caregiver, con invalidità superiore o uguale al 74% con un’anzianità contributiva di almeno 30 anni o impiegati in professioni “gravose” con almeno 36 anni di contributi – che abbiano raggiunto 63 anni e cinque mesi di età. A essere confermata dovrebbe essere anche la pensione anticipata “Opzione donna”, dedicata alle lavoratrici che abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e che abbiano un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome).
Da Quota 103 a Quota 41
Quota 103 potrebbe invece andare in soffitta ed essere sostituita da Quota 41, in versione esclusivamente contributiva. In altre parole, la flessibilità in uscita non dipenderebbe più dalla possibilità di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi ma dal solo raggiungimento dei 41 anni di versamenti, indipendentemente dall’età. In più, non mancano rumors su possibili incentivi dedicati a chi decide invece di allungare la sua permanenza nel mondo del lavoro, pur in presenza dei requisiti per aderire a Quota 103. Infine, si discute anche di una misura in tema di previdenza complementare: più precisamente, si propone di rendere obbligatorio il versamento di una parte del Tfr (Trattamento di fine rapporto, ndr) nei fondi pensione. L’idea è di cumulare i contributi versati nel primo e nel secondo pilastro per l’uscita anticipata di tre anni dal lavoro in caso di pensione contributiva.