Sono diminuite soprattutto in valore le cessioni di imprese nel 2023. Un segnale del fatto che il mid market è tornato a dominare. Ecco tutti i numeri dell’anno
Sono in calo i liquidity event – ovvero le operazioni con la centro di cessione un’azienda familiare. Nel 2023 sono stati 274, contro i 365 del 2022, per un controvalore complessivo di 15 miliardi di euro. Un trend rilevato dall’ultimo aggiornamento della ricerca “Liquidity event nelle aziende di famiglia italiane. Analisi degli ultimi 10 anni (2013-2022)” realizzata da Pictet Wealth Management in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano.
Mid-market vs megadeal
In generale, in Italia l’andamento di queste tipologie di operazioni si è dimostrato dinamico soprattutto nel mid market, mentre sono mancati i megadeal che nell’anno precedente avevano aumentato il valore complessivo del mercato. Un segnale che sono proprio le piccole e medie imprese familiari italiani a muoversi di più. In questo scenario, il ruolo dei fondi di Private Equity al fianco degli imprenditori può fare la differenza: solo nel 2023, infatti, i fondi di private equity sono stati gli investitori principali nel 37% dei liquidity event di importo noto, per un controvalore investito pari a 3,24 miliardi (pari al 63,6% dei volumi), in crescita rispetto al 2022. Il maggior protagonismo dei fondi di private equity in queste operazioni mette in evidenza la loro resilienza e il loro ruolo sempre più centrale in qualità di partner ideali per accompagnare la crescita delle aziende familiari italiane. “In un periodo complesso per il mercato dell’M&A – dice Alessandra Losito, Equity Partner, Country Head di Pictet Wealth Management – a fronte dell’incremento dei tassi di interesse e relativi costi di rifinanziamento per le imprese, in uno scenario economico incerto, sono stati liberati ulteriori importanti risorse a sostegno dell’economia reale. Tale processo è stato reso possibile anche grazie al crescente ruolo dei fondi di private equity nelle operazioni di liquidity event, che hanno incrementato sia la loro partecipazione sia i loro investimenti a supporto della crescita di tante aziende”.
Un decennio di liquidity event
L’analisi copre un decennio e fotografa 2.639 deal dal 2013 al 2022. Quello che salta agli occhi, scorrendo i numeri è che, il valore medio dei deal nel 2023 è stato pari a 80,89 milioni, sensibilmente inferiore rispetto al passato (pari a 134,3 milioni), mentre il valore mediano è stato di 30 milioni, sostanzialmente in linea con quello del periodo 2013-2022, pari a 33,7 milioni. Ciò a dimostrazione della tenuta delle operazioni di valore più basso con target piccole e medie imprese familiari italiane. Il controvalore totale dichiarato nel 2023 è di 5,1 miliardi, quello del decennio di circa 315 miliardi.
Focalizzando l’attenzione sui 63 liquidity event con controvalore noto del 2023, si tratta di società non quotate, la cui maggioranza ha tra i 20 e 50 anni di vita. La Lombardia si riconferma al primo posto, con 20 operazioni (31,7% del totale), seguita da Veneto ed Emilia Romagna, rispettivamente con 11 e 7 operazioni. In generale il 41% delle operazioni sono localizzate nel Nord-Ovest, mentre cresce il numero di operazioni anche nel Nord-Est con il 25% dei deal totali.
Manifattura e aziende familiare sono protagonisti
Si mantiene una spiccata concentrazione nell’ambito manifatturiero che assorbe ben il 57,1% del campione nel 2023 (36 casi). Nel 75% dei casi si tratta di aziende controllate da una famiglia, nell’11% da più famiglie e nel 14% da un unico imprenditore. Per le operazioni note, la cessione riguarda in media una quota pari all’80,5% dell’azienda, mentre nel 59% dei casi l’acquisizione è totalitaria, in crescita rispetto al 41% del 2022. Nel 2023 i fondi di private equity sono stati gli investitori principali in 23 liquidity event con valore noto, pari al 37% del campione, e in 12 di questi il lead investor è stato un fondo italiano. In generale, nel 2023 i fondi di private equity sono stati protagonisti in 74 deal, pari al 27% del totale, di cui 49 guidati da investitori italiani e 25 da investitori esteri. Fra le aziende familiari ‘investite’ nel passato, nell’ultimo anno sono state registrate 41 exit da parte di fondi di private equity – di cui 30 riguardano investitori italiani e 11 esteri – riportando un tempo medio di permanenza di 6 anni.
I fondi? Preferiscono strategie di crescita futura del business a un recupero di efficienza sui costi
“È interessante analizzare infine la performance operativa delle imprese familiari in cui hanno investito i fondi di private equity fra il 2019 e il 2021 – dice Losito – I dati mostrano due evidenze interessanti: i fondi italiani sembrano prediligere imprese familiari con tassi di crescita passata e Ebitda margin maggiori e, in generale, è possibile notare una accelerazione della crescita dopo il liquidity event (tenendo conto della situazione eccezionale del Covid nel 2020)”. Nel complesso, vi è una chiara tendenza da parte dei fondi a preferire strategie di crescita futura del business rispetto a un recupero di efficienza sui costi. A valle del liquidity event arriva il lavoro del wealth manager. “Noi di Pictet Wealth Management – conclude Losito – continueremo ad accompagnare le famiglie e gli imprenditori in una gestione strategica dei flussi di ricchezza generati dai liquidity event, supportandoli nell’allocazione ottimale di tali risorse. Il nostro obiettivo è aiutare a proteggere, sviluppare e trasmettere il patrimonio tra le generazioni e creare, al contempo, un circolo virtuoso dove i flussi risultanti da questi deal vengano poi reimmessi nel mercato sotto forma di investimenti in nuove idee e progetti, generando un impatto positivo sia nell’economia reale che nei mercati finanziari”.