
Dimitri Corti, ceo e fondatore di Lionard Luxury Estate
Quello del vero lusso è «un mondo chiuso, relazionale», afferma il ceo di Lionard. «Questa sua chiusura a volte preclude ai soggetti interessati l’accesso a servizi professionali mirati e necessari, di elevato standard qualitativo». Per Corti, 13 anni fa, la sfida «era quella di accedere a un mondo molto riservato, basato sul passaparola. Mancava in quel momento un operatore strutturato».
La società opera una rivoluzione culturale nella vendita degli immobili di alta gamma. Il cliente apprende che per vendere l’immobile occorrono numerose fotografie, pubblicità. Adeguate campagne di comunicazione. «I grossi portafogli immobiliari dovevano essere veicolati tramite processi comunicativi adeguati». Già all’epoca – i social non erano ancora esplosi – «eravamo dei pionieri nell’analisi delle proprietà, nella comunicazione dei dati e nella velocità di risposta».
Fra Amalfi e Ravello. Courtesy Lionard Luxury Real Estate
Il modello di business di Lionard prevede che punto di riferimento di una proprietà sia il relativo broker, che letteralmente ci mette la faccia. È un venditore-imprenditore che fa della rapidità di risposta alle email, della trasparenza dei processi il suo modus operandi. Lionard – fanno sapere dalla società – oggi supera per distacco i principali concorrenti sul territorio italiano (Christie’s Real Estate, Sotheby’s International Realty, Knight Frank, solo per citare i maggiori franchising). Toscana, Liguria, Costiera Amalfitana sono le località più richieste.

Un successo dovuto a una costante evoluzione tecnica unita a una ultra personalizzazione del servizio. «Abbiamo attualmente in portafoglio le analisi dei dati di 57.000 proprietà», aggiunge Corti. La società ha archiviato il 2020 con 12 milioni di ricavi, 7 milioni di utile e un margine operativo lordo del 60%. Le attese per il 2021 sono per 20 milioni di fatturato. Continuerà sostenuto l’investimento nel digitale, lo stesso che ha permesso all’azienda di compiere un balzo nelle vendite online durante l’anno del covid: circa il 30%, valore quasi decuplicato rispetto all’anno precedente.