In Italia, osserva la Corte dei Conti, si ha a che fare con un grave fenomeno evasivo
Nel 2021, le entrate tributarie (imposte dirette ed indirette) evidenziano, rispetto al 2020, un complessivo aumento, sia in termini di accertamenti che di riscossioni e di versamenti
La Corte dei Conti pubblica la Relazione sul Rendiconto
generale dello Stato 2021, esponendo i risultati conseguiti con l’impiego delle
risorse del bilancio dello Stato e, tra le altre cose, mette l’accento sulla
gestione delle entrate nel 2021.
Su questo ultimo aspetto, dal report emerge che, se nel 2020
l’emergenza pandemica da Covid-19 aveva condizionato profondamente l’andamento
delle entrate finali dello Stato, come conseguenza della forte contrazione
dell’attività economica ed in ragione delle misure e dei provvedimenti
normativi adottati per fronteggiare il virus, nel 2021, l’aggregato ha
registrato un consistente aumento: le entrate finali accertate nel 2021 sono
circa 635,6 miliardi, in aumento rispetto al 2020 (+12 per cento) ed al 2019 (+5
per cento).
L’aumento, che si è registrato tanto in termini di
accertamenti, quanto riscossioni e versamenti, riflette, almeno in parte, il
generalizzato miglioramento del quadro economico del Paese e si pone come
effetto riflesso delle misure emergenziali adottate nel 2020.
Tuttavia, cresce anche il comportamento “non corretto”
tenuto dai contribuenti in sede di autoliquidazione (quantificazione e
versamento) dei tributi dovuti sulla base delle dichiarazioni fiscali e degli
atti presentati.
Oltre 3 milioni di contribuenti non hanno versato le imposte;
generando un ammanco totale di entrate per l’erario pari a 12 miliardi di euro.
In Italia, osserva la Corte dei Conti, si ha a che fare con
un grave fenomeno evasivo. Fenomeno che sembra non risentire delle politiche di
contrasto all’abuso del diritto: non solo permangono, infatti, nell’apparato di
controllo del fisco gravi insufficienze numeriche e professionali, ma non hanno
trovato compiuta attuazione le strategie finalizzate alla naturale emersione
delle basi imponibili e all’acquisizione delle relative imposte.
La condotta “scorretta” dei contribuenti non involge esclusivamente
l’evasione fiscale ma si estende anche all’improprio meccanismo di
finanziamento dei soggetti interessati e a diversificate forme di arricchimento
illecito.
Sono oltre 6,9 milioni le comunicazioni di irregolarità
predisposte a seguito delle procedure di liquidazione automatizzata delle
imposte emergenti dalle dichiarazioni dei redditi e dell’Iva, circa 2,5 milioni
in più rispetto all’anno precedente che aveva chiuso a 4,4 milioni. Solo poco
più di 878 mila sono state incassate nell’anno, circa 1.1 milioni sono già
iscritte a ruolo, circa 120 mila sono state annullate in autotutela e la
restante parte è in attesa della riscossione.
Proprio per questo la Corte rinnova l’auspicio che, in
coerenza con le indicazioni formulate nella Riforma 1.12 del Piano di ripresa e
resilienza (Pnrr) e confermate nel Def 2022, possano trovare attuazione almeno
alcune misure di tax compliance, quali la precompilazione della dichiarazione Iva,
che opererà dalla dichiarazione da presentare nel 2023, nonché l’utilizzabilità,
anche ai fini delle analisi di rischio, dei dati analitici delle fatture elettroniche
e dei dati contenuti nell’anagrafe dei rapporti finanziari. Si tratta, infatti,
di misure che, sebbene non risolutive dei problemi, osserva la Corte dei Conti,
consentirebbero significativi nel contrasto all’evasione.