L’Agenzia delle entrate apre le porte al mondo digitale e,
sfruttando le capacità degli algoritmi, si prefigge di rendere più complessa la
vita agli evasori.
Come è dato leggere, tra le altre cose, in una recente
circolare delle Entrate, con riferimento alle attività di prevenzione e
contrasto all’evasione, il fisco non solo si doterà di maggiore personale
dedicato al monitoraggio delle attività dei contribuenti ma anche di infrastrutture
tecnologiche e algoritmi volti a rendere più facile la lotta al contrasto
all’evasione.
L’algoritmo in possesso dell’Agenzia sfrutterà i dati riportati nelle dichiarazioni fiscali relativi al patrimonio di immobili, mobili, quote societarie, conti correnti, versamenti e compensazioni e tutte le informazioni ritenute utili per approfondire gli accertamenti sui soggetti che presentano delle anomali dichiarative con il fisco e, mantenendo la privacy sui dati dei contribuenti, consentirà agli uffici di creare archivi di contribuenti considerati ad alto rischio di evasione o elusione.
Quale risparmio aspettarsi?
Le stime dell’Agenzia parlano in una riduzione dell’evasione che dal 5%
del prossimo anno arriverebbe al 15% nel 2024 rispetto a quanto accaduto nel
2019.
Come funzionerà l’algoritmo?
L’Agenzia darà vita a due archivi: in una lista verranno inseriti i contribuenti ad alto rischio evasione; in un’altra, invece, i contribuenti che presentano uno o più rischi fiscali.
Digitalizzare il patrimonio di informazioni e facilitare lo
scambio tra amministrazioni ormai è una strada non più mutabile. Ciò significa, da un lato, realizzare un sistema
fiscale più efficiente in quanto orientato a prevenire (piuttosto che
reprimere) le condotte illecite dei contribuenti e suscitare, negli stessi,
comportamenti virtuosi votati all’adempimento spontaneo e alla tax compliance;
dall’altro lato, vuol dire rendere più efficaci i processi di controllo e di
individuazione dei soggetti che hanno posto in essere, ad esempio, reati
tributari.