La successione va pianificata per tempo, allontanando il rischio che il passaggio di testimone avvenga proprio quando l’impresa è vulnerabile
Nelle imprese familiari la famiglia è al tempo stesso una risorsa ma anche un rischio per il “sistema impresa”
Ci sono dei comportamenti che potremmo chiamare “falsi amici”: proprio come quelle parole straniere che, per assonanza con la nostra lingua, ci sembrano voler dire qualcosa mentre invece hanno tutt’altro significato.
E quando lo scopriamo siamo sorpresi, destabilizzati, perché eravamo convinti di utilizzarli in modo appropriato e non ci siamo mai posti il dubbio che potessimo sbagliare. Ebbene, quali sono i falsi amici dell’imprenditore?
Ecco alcuni esempi:
1. “L’impresa sono io”
2. “La mia impresa finirà con me”
3. “Pianificare la mia successione è una scelta che posso non fare o che posso rimandare”
4. “Gli equilibri nella mia famiglia non c’entrano nulla con il mio lavoro”
5. “Le mie scelte di successione dovranno essere democratiche”
6. “Non ho bisogno che qualcuno mi dica che cosa fare con la mia impresa”.
Si tratta quindi di convinzioni o comportamenti che parrebbero essere i punti di forza di un’impresa, e che in certa misura lo sono: superata questa misura, però, diventano deleteri. Soprattutto quando si tratta di pianificare il passaggio generazionale in azienda.
La successione in azienda, infatti, è uno dei momenti più delicati della vita di una particolare categoria di imprese, quelle familiari. Si tratta di un evento che può – o meglio, rischia di essere – un evento traumatico per l’impresa familiare e per i rapporti familiari.
Il passaggio generazionale può procurare perdite di valore non solo a causa del trauma che l’intero sistema subisce con il cambio di gestione, ma anche per gli oneri connessi al trasferimento dell’azienda, nei suoi beni immobiliari (di tipo tangibile e intangibile) che spesso sono di consistente valore o che costituiscono l’intero assetto patrimoniale della famiglia
E invero, il momento del passaggio generazionale in azienda deve essere letto come un momento di trasmissione di “valori”, tangibili e intangibili, in un concerto di azioni mirate alla sopravvivenza dell’impresa – che il più delle volte è monoreddito, perché ogni membro partecipa all’attività dell’azienda o perché il soggetto deceduto costituisce la sua unica fonte di entrate -.
Per questa ragione, la successione va pianificata per tempo, allontanando il rischio che il passaggio di testimone avvenga proprio quando l’impresa è vulnerabile, fragile, impoverita: poco solida patrimonialmente, poco flessibile e in forte disequilibrio finanziario
L’imprenditore, pertanto, anche attraverso la guida di una consulenza esterna, deve pianificare la propria successione in azienda al fine di mettere in piedi tutte quelle strategie idonee a permettere la prosecuzione dell’attività nel tempo, quindi: dotarla di organigrammi ben definiti, manager da affiancare ai familiari, piani di risk management, strategie di pianificazione fiscale.
In questo senso, poiché nelle imprese familiari la famiglia è al tempo stesso una risorsa ma anche un rischio per il “sistema impresa” (la logica familiare tende, per garantire l’armonia dei rapporti, a privilegiare i membri della famiglia nell’assunzione dei ruoli di gestione, con rischio di inefficienze sistemiche), in un contesto di salvaguardia della società, il fondatore deve cercare di creare sacche di managerialità che operino in modo indipendente rispetto alla famiglia.
In una più ampia strategia di questo tipo si possono rivelare utili strumenti di segregazione patrimoniale, come – fra gli altri – strutture di holding, ovvero trust appositamente costituiti.
In buona sostanza, l’imprenditore che ha in mente di consegnare agli eredi l’impresa di famiglia deve lavorare, affiancato da un consulente esperto, alla “scientifizzazione della struttura,” per far sì che l’impresa non risenta della perdita del suo leader, ma, al contrario, continui a essere gestita al meglio e addirittura a crescere.
Articolo tratto dalla Guida al Passaggio Generazionale a firma di Elio Blasio, fondatore di Blasio Legal Advisors
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