Come previsto, il M5s non ha votato la fiducia al governo posta al Dl aiuti in Senato. La speranza di Mattarella, dopo le dimissioni rigettate, e che l’attuale esecutivo trovi la via per proseguire il suo lavoro
Il messaggio dell’ex numero uno della Bce era già stato chiaro: non c’è governo senza M5s, e non c’è la possibilità di un Draghi bis. E’ una posizione che, se restasse inflessibile, potrebbe condurre il Paese ad elezioni anticipate.
Mercoledì prossimo il confronto fra Draghi e il Parlamento, nel quale si tenterà di ricucire la maggioranza
Il nuvolone della crisi di governo si addensa anche sopra i mercati finanziari, che temono la fine della stabilità sotto la figura rassicurante di Mario Draghi. Come temuto in mattinata il M5s è uscito dall’aula di Palazzo Madama, mentre si votava la fiducia al governo sul Dl aiuti. Nonostante la fiducia incassata, il messaggio politico lanciato dal partito di Giuseppe Conte ha costretto il premier, Mario Draghi a rassegnare le sue dimissioni al Capo dello Stato, che le ha respinte. Serve ancora un chiarimento con le forze di maggioranza, nel tentativo di rattoppare l’esecutivo in una fase di forte difficoltà economica.Il confronto fra Draghi e il Parlamento ci sarà mercoledì prossimo.
Da parte sua, il M5s resta disponibile a restare nella maggioranza e non interpreta il non voto di giovedì come una chiusura dell’esperienza di governo. Dalle parti del Pd, il segretario Enrico Letta ha dichiarato che “sia un interesse di tutti che il governo prosegua… con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”. Pubblicamente, il messaggio dell’ex numero uno della Bce era stato chiaro: non c’è governo senza M5s, e non c’è la possibilità di un Draghi bis. E’ una posizione che, se restasse inflessibile, potrebbe condurre il Paese ad elezioni anticipate e aprire scenari potenziamente avversi agli investitori particolarmente esposti al rischio-Italia. Il respingimento delle dimissioni sembra indicare come il Colle veda in Draghi (e in questo stesso governo Draghi) l’unico argine possibile per poter evitare il voto anticipato.
Crisi di governo, la cronaca dei mercati
Lo spread Btp-bund, con un massimo di giornata a quota 228,5 punti, ha raggiunto i massimi da metà giugno, quando ancora si attendevano le rassicurazioni della Bce sul fatto che un nuovo strumento anti-spread si sarebbe fatto davvero (attualmente è in fase di elaborazione). Il differenziale ha chiuso sui 222,2 punti, in rialzo del 5,4%
Nel frattempo, Piazza Affari, ha chiuso la seduta del 14 luglio con un ribasso decisamente superiore a quello delle altre Piazze europee, con un rosso del 3,44% per il Ftse Mib, a fronte del -1,53% dell’Euro Stoxx 600. Fra i titoli peggiori compaiono Mps (-7%) e Telecom Italia e Bper Banca e Unicredit il cui ribasso è, per tutti e tre, superiore al 6%.
Lo stato di salute della Borsa italiana non era dei migliori, al confronto con quello delle controparti europee, già prima che l’instabilità politica ci mettesse del suo: da inizio anno il listino italiano risulta (al 14 luglio) in calo del 23,24%, contro un rosso del 17% dell’Euro Stoxx 600 e un -21,85% segnato dal Dax tedesco, nonostante l’ancor più pronunciata dipendenza energetica dal gas russo da parte della Germania.
Mentre le sfide economiche e finanziarie non mancano, una nuova crisi politica è quanto di meno auspicabile potesse immaginare anche il mondo dell’impresa: “Viviamo un momento di grandissima complessità: l’inflazione è alle stelle e sta erodendo il potere d’acquisto delle famiglie, c’è una crisi energetica drammatica, i poveri aumentano, molte aziende sono in difficoltà, abbiamo una guerra alle porte dell’Europa e noi che facciamo? Apriamo una crisi di Governo con il rischio di mandare a casa un premier capace e stimato in tutto il mondo. E’ totalmente da irresponsabili. E non se ne comprendono nemmeno i motivi reali”, ha dichiarato l’ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Cosa aspettarsi adesso: la view degli osservatori finanziari
“La situazione di grave instabilità che si è delineata pesa chiaramente sul mercato borsistico italiano e dovrebbe impattare soprattutto i titoli domestici, come quelli bancari e assicurativi. Prevediamo implicazioni negative anche per quei titoli, come Tim, che necessitano di un quadro politico definito per attuare importanti scelte strategiche”, ha commentato Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte, “anche l’esecuzione del Recovery Plan potrebbe essere a rischio. Lo scenario base su cui ci si muove, preferibile borsisticamente, è che la crisi di governo possa rientrare o che si arrivi un Draghi bis ma lo scenario di elezioni anticipate appare molto concreto. D’altro canto, alcuni titoli, tra cui segnaliamo Moncler, Campari e Diasorin, per la tipologia dei loro business, non dovrebbero risentire della crisi in corso, come già accaduto in passato in periodi di simile incertezza”.
“L’ennesima crisi politica potrebbe rappresentare un ulteriore duro colpo per le aspettative di crescita e per la fiducia dei mercati non solo nella forza dell’economia europea, ma anche nel progetto Europa, come mostrato dalla recente volatilità anche per il cambio Euro/Dollaro, che continua a mantenersi intorno alla parità”, commentato invece il portfolio manager di Moneyfarm, Michele Morra, secondo il quale l’impatto della crisi politica attuale potrebbe avere effetti assai diversi a seconda di quello che sarà l’atteso strumento anti-frammentazione che la Bce sta mettendo a punto per contenere gli spread. “La frammentazione politica è vissuta negativamente dai mercati e può aggravare un quadro in cui una politica monetaria in restrizione tende ad impattare negativamente, soprattutto sui paesi più deboli e con un costo del debito più elevato, come l’Italia”, ha aggiunto Morra.