Dopo la chiusura, programmata per manutenzione, del gasdotto Nord Stream 1 i governi europei “si preparano al peggio”
Secondo il think tank Bruegel i consumi, in un gruppo di Paesi baltici, dovranno essere più che dimezzati rispetto alla media. Anche in Italia si prevede un taglio, anche se decisamente più contenuto
Nel frattempo, il ministro della Trasizione ecologia, Roberto Cingolani, ha anticipato i tratti di una campagna che punterà a ridurre i consumi della famiglie in vista dell’inverno
Il piani di razionamento energetico riportano il termine “austerità” all’accezione che era in voga negli anni Settanta, durante i quali si chiedeva di fare economia sui consumi, lasciando alle spalle (per ora) l’austerità del rigore di bilancio. La Russia, dopo la chiusura programmata del gasdotto Nord Stream 1, ha dato l’impressione che al termine delle operazioni di manutenzione non riaprirà il flusso diretto verso la Germania. O almeno, è questo lo scenario al quale i governi, a partire da quello tedesco, si stanno attrezzando: “Dobbiamo prepararci al peggio”, ha dichiarato dopo lo stop a Nord Stream il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck. “Lo scenario avverso”, ha affermato il commissario europeo agli Affari Economici, Paolo Gentiloni riferendosi al taglio completo del gas da parte di Mosca, non è “più un’ipotesi di scuola”, bensì qualcosa “che rischia di realizzarsi davvero”. L’Unione europea aveva già previsto di ridurre entro la fine dell’anno le importazioni di gas russo di due terzi, ma Mosca sta anticipando sui tempi con l’obiettivo di colpire la costituzione delle riserve di gas in vista dell’inverno. Mancare l’obiettivo sugli stoccaggi potrebbe esporre l’Ue a una crisi energetica dalle gravi conseguenze sociali, oltre che economiche. In particolare, se l’inverno si rivelerà più freddo della norma, incoraggiando un maggiore utilizzo dei riscaldamenti.Per il governo italiano l’obiettivo è arrivare a riempire gli stoccaggi dell’80% prima che inizi la stagione fredda, intorno a inizio ottobre. Secondo i dati del Gas infrastructure Europe (Gie), gli stoccaggi italiani si trovano, al 10 luglio, pieni al 64,4%, la stessa percentuale osservata in Germania e poco al di sopra della media Ue (62%).
Ma per alcuni Paesi dell’Europa centrale come Ungheria, Bulgaria e Romania gli stoccaggi sono in condizioni nettamente peggiori e gli esperti ormai considerano inevitabile la riduzione dei consumi energetici europei come una contromossa inevitabile di fronte alle decisioni di Mosca. Tagliare i consumi di gas: i Paesi che dovranno fare più sacrificiIl think tank Bruegel ha sostenuto, in un blog post del 7 luglio, che “la sostituzione del gas russo con il gas naturale liquefatto (Gnl)”, la principale alternativa disponibile con consegna via mare, “ha ampiamente raggiunto il suo limite”. Di conseguenza, “la riduzione delle importazioni dalla Russia può ora essere soddisfatta solo riducendo la domanda di gas dell’Ue”. Nel dettaglio, “sarebbe necessaria una riduzione totale della domanda nei prossimi 10 mesi di circa il 15% rispetto alla domanda media del 2019-2021 per compensare l’interruzione completa delle importazioni dai gasdotti russi”.
Per i Paesi più esposti la riduzione potrebbe dover superare il 50% (è il caso di Lettonia, Estonia, Lituania e Finlandia). L’Italia, invece, si dovrebbe preparare a ridurre il consumo di gas di un più modesto 9% e la Germania di un consistente 29%, secondo i calcoli di Bruegel. Il taglio del gas russo, dunque, richiederà interventi di austerità “differenziata” nei vari Paesi europei. Tagli del gas russo, verso il piano italiano
Per quanto riguarda l’Italia, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha già preparato il terreno per quella che, probabilmente, diventerà una campagna pubblica per invitare le famiglie al risparmio energetico. Nel corso di un webinar organizzato dall’Enea, Cingolani ha dichiarato che “misure di sobrietà semplici” come abbassare “di 1 grado la temperatura media” o o “di un’ora il tempo di riscaldamento”, si produrrebbe un risparmio di gas 1,5-2 miliardi metri cubi all’anno. I consumi energetici delle famiglie pesano per circa il 30% sul totale.
Per il momento lo Stato italiano rimane in “pre-allerta” e non considera di far scattare l’emergenza e misure di risparmio energetico obbligato. La Commissione europea, nel frattempo, ha proposto di aggiornare le regole sugli aiuti di stato per scongiurare il rischio che le imprese in condizioni di difficoltà dovute al caro-energia si scontrino con i limiti ai sussidi pubblici del diritto Ue. Questo provvedimento consentirà “agli Stati membri di fornire sovvenzioni dirette o altre forme di aiuto alle imprese di qualsiasi settore colpito dalla crisi, compresi agricoltura e pesca”.