I mercati crollano, l’economia rallenta, la crisi geopolitica sembra inasprirsi e l’inflazione non accenna a scendere. Il quadro che si è delineato negli ultimi mesi non è certo confortante per le famiglie italiane, che dopo il breve ottimismo del 2021, sono tornati ad essere sfiduciate circa il futuro del Paese e delle proprie prospettive finanziarie. Dove trovare riparo di fronte a quella che sembra essere la tempesta perfetta? In Italia, la risposta sembra rimanere sempre la stessa: il mattone.
Il mattone batte i fondi
È quanto emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio semestrale, realizzato da Anima Sgr in collaborazione con la società di ricerche di mercato Eumetra, che tramite l’intervista a 1019 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o libretto bancario/postale) ha analizzato comportamenti finanziari, abitudini di risparmio e progetti delle famiglie italiane. Il primo dato rilevante che è emerso è il cambiamento delle preferenze di investimento. Nell’arco degli ultimi due anni la quota degli investitori – metà del campione intervistato – che predilige i prodotti finanziari è scesa a favore di chi invece ritiene gli immobili l’investimento migliore. Alla domanda “Se oggi avesse dei soldi da investire quali prodotti o servizi sceglierebbe” solo il 68% ha risposto i prodotti finanziari, percentuale in discesa rispetto al 81% dell’ottobre 2020. Di contro la quota di coloro che vede le migliori opportunità nel settore immobiliare è salita nello stesso arco temporale dal 27% al 41%. Resta invece più o meno stabile la quota di chi ritiene la liquidità il giusto mezzo per affrontare il momento di incertezza attuale: dal 21% del 2020 al 17% di oggi.
Investitori disorientati
Sullo sfondo rimangono ad ogni modo incertezze, su quale sia il miglior modo per proteggere i risparmi dal continuo aumento dei prezzi. Seppur infatti l’inflazione riduca di fatto il potere d’acquisto dei risparmi accumulati e nonostante la previsione di un’inflazione al 4% nel 2022, ciò non ha modificato la propensione ad investire parte della liquidità. Solo il 13% dei bancarizzati e il 12% degli investitori ha infatti già ridotto la liquidità sul conto corrente, con la restante parte – tra chi sostiene che nulla o poco è cambiato e chi invece non sa come far fronte all’inflazione – che non ha messo mano a quanto depositato in banca.
Il calo dei risparmi incide sui progetti futuri
L’atteggiamento verso il futuro resta improntato alla prudenza. Tale cautela si riflette nella diminuzione dei progetti per l’avvenire e del numero di italiani che ne hanno uno, in calo rispettivamente da 2,7 a 2,5 progetti a testa e da 32 a 31 milioni di persone rispetto a marzo 2022. Un motivo risiede nel fatto che sempre più persone non hanno soldi da investire, in aumento dal 13% di marzo 2022 al 17% odierno fra i bancarizzati e dal 5% al 7% fra gli investitori. Fra chi sta facendo piani per il futuro, il 79% cita progetti di consumo e il 62% progetti di risparmio: in entrambi i casi si nota un calo di 4 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione e si registra il valore più basso da ottobre 2020.
Indicativo anche il dato sulla capacità di risparmio, ai minimi da aprile 2020: a settembre 2022, solo il 50% dei bancarizzati e il 68% degli investitori riusciva a risparmiare con costanza parte del proprio reddito.