Probabilmente è troppo tardi per fermare il climat change. Tuttavia si può usare l’investimento, che una volta era chiamato “etico” e che oggi è più specificamente declinato nell’acronimo ESG (Ambientale Sociale Governance), per rendere più veloce l’impatto positivo delle politiche ambientali sull’equilibrio dell’ecosistema, facendo perno sulla categoria intorno a cui gira l’interesse che è al tempo stesso particolare, ma anche sociale: il denaro!
L’investimento ESG infatti si connota per la particolare caratteristica di avere come obiettivo il “doppio rendimento”: certamente per il cliente in termini di risultato finanziario, ma anche per l’ambiente e la società, in termini di salvaguardia.
Questo tipo di investimento rientra nel più generale campo di attività della finanza, cosiddetta “sostenibile”, che negli ultimi decenni è cresciuta esponenzialmente, insieme al crescere della consapevolezza che l’equilibrio ambientale è talmente compromesso da essere ormai vicino al punto di non ritorno.
Quando si comprano quote di fondi, ci si dovrebbe chiedere dove sarà investito il denaro e quali attività andrà a finanziare, non basta che diano “buoni rendimenti”. Si tratta allora di far scoprire all’investitore non ancora perfettamente consapevole la responsabilità che egli ricopre ogni volta che decide di investire, la quale supera l’obiettivo individuale del guadagno, e con ciò fargli scoprire come l’attività d’investimento possa arricchirsi di nuovo significato: quello di scoprirsi protagonista e di “fare – anche lui – la propria parte” per garantire un futuro al Pianeta, proprio attraverso l’impiego del denaro, come strumento formidabile per incidere sull’equilibrio dell’ecosistema e della stessa società, obbligando il sistema produttivo ad assumere modelli di sviluppo più sostenibili, e stabilire rapporti più equilibrati con il territorio.
Chi investe in un fondo azionario diventa di fatto proprietario di aziende; perciò dovrebbe conoscere le caratteristiche dell’attività di impresa che va in tal modo a finanziare; così come, acquistando un fondo obbligazionario diventa creditore di quelle aziende, e quindi finanziatore della loro attività, benché con strumenti diversi. Essere creditori o proprietari di aziende ci rende quindi corresponsabili delle conseguenze sociali e ambientali che la loro attività produttiva comporta.
La scelta si rivela più complicata di quello che apparentemente non sia, in quanto molte aziende utilizzano il concetto di sostenibilità, come mera azione di facciata, per il suo effetto comunicativo. Basti pensare al fatto che mentre alcune aziende hanno iniziato già da anni ad allinearsi al principio di sostenibilità, nella maggior parte dei casi – soprattutto in determinati settori industriali – la “svolta ambientalista” non rappresenta ancora alcun valore aggiunto, ma soltanto una mera operazione reputazionale, mentre tutto continua a girare intorno al profitto; a fronte del quale, per ottenere rendimenti, investitori sprovveduti e inconsapevoli continuano a versare denaro, diventando così corresponsabili di chi si muove nella direzione esattamente opposta a quella della sostenibilità.
Allora, prima di suggerire un investimento ad un cliente, cerchiamo di capire tra le altre cose se i suoi principi etici sono coerenti con la politica aziendale delle imprese che andrà così a finanziare, e se – venendone a conoscenza – egli sarebbe disposto a procedere nella stessa direzione.
Certo, sono domande che il cliente stesso tendenzialmente non si pone, ciò che gli interessa infondo è il guadagno, lo sappiamo… ma forse qualcosa in lui sta mutando: sono i tempi… solo che non c’è più tempo!