Negli investimenti immobiliari la sostenibilità non è solo una questione etica, ma anche un business già nei radar degli investitori istituzionali.
Chi abita a Milano, Roma e Torino è disponibile a pagare un extra pur di avere una casa più ecosostenibile
Le rendite da locazione sono aumentate fino al +25%, indice del fatto che gli affittuari sono disposti a pagare di più per edifici sostenibili ed efficienti che permettono a loro volta di ridurre i costi di servizio
La parola d’ordine per il settore immobiliare è sempre più decarbonizzazione, soprattutto nel Vecchio continente dove la Commissione europea ha emanato un pacchetto di norme per ridurre le emissioni nocive già a partire dal 2030 e raggiungere l’obiettivo Net zero entro il 2050. Questa legislazione colpirà gli immobili privati che prima di essere venduti dovranno subire una riqualificazione proporzionata allo stato di partenza dell’abitazione e alla classe di efficienza energetica a cui può essere adeguata.
Una prospettiva costosa e poco incoraggiante. Per questo c’è chi è disposto a spendere di più adesso per avere un alloggio efficiente.
La ricerca del Politecnico di Milano
Secondo un’indagine del Politecnico di Milano, commissionata da Gabetti, chi abita a Milano, Roma e Torino, infatti, è disponibile a pagare un extra pur di avere una casa più ecosostenibile visto che l’efficienza energetica sta diventando un parametro discriminante nelle scelte degli individui. D’altra parte, la classe media ha un buon livello di consapevolezza circa le tematiche ambientali, percepisce l’impatto positivo a lungo termine sui costi di esercizio di un immobile efficiente ed entro certi limiti dispone di risorse sufficienti per scegliere l’efficienza e localizzarsi in zone semicentrali.
A Milano, secondo l’indagine Polimi, la prestazione energetica è apprezzata dalle famiglie esclusivamente per gli immobili con classe energetica A, che si concretizza con la disponibilità a spendere in media 377,68 euro al metro quadro in più rispetto al valore dell’immobile, mentre a Roma il contributo varia da 366 a 169 euro al metro quadro in base alla classe energetica e a Torino si arriverebbe a pagare un contributo maggiore per la classe energetica A, stimato intorno ai 498 euro al metro quadrato.
Le costruzioni responsabili del 38% delle emissioni di CO2
La corsa alla decarbonizzazione del comparto è solo all’inizio, ma si può definire un mega trend di lungo termine perché è già al centro dell’interesse dei grandi investitori che affiancheranno i governi in questa gigantesca rivoluzione green. Oggi il settore immobiliare è uno dei principali responsabili delle emissioni globali di gas serra (GHG), compresa la CO2. Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), le costruzioni presenti sul nostro pianeta sono responsabili di oltre il 38% delle emissioni totali di CO2. A pesare sul valore delle emissioni c’è il lato energetico degli immobili (riscaldamento, raffreddamento e illuminazione) che è responsabile del 28% delle emissioni globali, mentre dai materiali da costruzione invece dipende un ulteriore 11% di emissioni.
Secondo alcuni analisi, il settore immobiliare nei prossimi decenni dovrà ridurre le sue emissioni di carbonio a un tasso annuo del 6% per arrivare all’obiettivo dell’85% entro il 2050. Si tratta di una grande sfida per salvare il Pianeta che può valere circa 20 mila miliardi di dollari di investimenti nei prossimi 20 anni. Ecco perché la sostenibilità non è solo una questione etica, ma anche un business già nei radar degli investitori istituzionali.
Il business green degli immobili commerciali
Nel comparto degli immobili commerciali ormai da qualche anno si punta solo sul segmento green, quello più efficiente dal punto di vista energetico, che per 6 asset manager su 10 può aumentare il suo valore anche del 20%. Il dato è contenuto in una recente ricerca della società di data intelligence Esg Deepki su un panel di 250 gestori di immobili commerciali in Italia, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna, dove si analizza l’impatto della crisi energetica nel real estate commerciale e le strategie Esg che le società stanno implementando per migliorare la sostenibilità dei loro portafogli.
Dati alla mano, i manager che hanno puntato sulla sostenibilità ne stanno “incassando” i vantaggi: a causa della crisi energetica, gli edifici green premium registrano già un aumento del proprio valore e una crescita del rendimento da locazione, soprattutto per quanto riguarda gli immobili industriali (58%), sanitari (54%) e residenziali (50%). Secondo il 30% degli intervistati, infatti, gli immobili green hanno subìto una rivalutazione fra il +11% e il +15%, per un altro 30% l’aumento di valore è compreso fra il +16% e il +20%, mentre per quasi uno su cinque la crescita può arrivare fino al +30%.
Ma non è tutto. Ormai anche gli “inquilini” puntano sulla decarbonizzazione. Lo conferma la metà degli asset manager che hanno visto aumentare le rendite da locazione fino al +25%, indice del fatto che gli affittuari sono disposti a pagare di più per edifici sostenibili ed efficienti che permettono a loro volta di ridurre i costi di servizio. Un circolo virtuoso che fa bene all’ambiente e ai bilanci.
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