Da inizio anno al 13 settembre l’S&P 500 growth ha ceduto il 24%, contro il -18% segnato dall’S&P 500 generale e il -10,22% dell’S&P value
Sui titoli azionari “growth” è calata la notte; la domanda è: quanto durerà? Le azioni ad elevato potenziale di crescita sono quelle che reagiscono di più all’andamento dei tassi d’interesse, anche perché debbono ancora “maturare” e generare utili allineati al loro valore di Borsa. Nella prima parte del 2022 gli investitori, anticipando la stretta monetaria delle banche centrali e intravedendo un forte rallentamento economico, hanno spostato denaro dai fondi dedicati ai titoli growth ai più tradizionali e tranquilli titoli value. Secondo i dati Lipper-Refinitiv i fondi d’investimento globali large-cap growth hanno osservato deflussi netti da 18,5 miliardi di dollari nei primi sei mesi dell’anno, mentre le controparti value hanno ricevuto afflussi netti da 13,3 miliardi di dollari.
Le performance degli indici azionari che distinguono le due tipologie growth e value ricalcano questi movimenti. Da inizio anno al 13 settembre l’S&P 500 growth ha ceduto il 24%, contro il -18% segnato dall’S&P 500 generale e il -10,22% dell’S&P value.
Quest’anno, dunque, le probabilità di aver perso terreno restando investiti su titoli caratterizzati da business innovativi ad elevato potenziale sono elevate. La cattiva notizia è che la stretta monetaria non è ancora finita e la recessione che potrebbe seguire negli Usa e in Europa debbono ancora manifestarsi appieno.
I gestori growth si leccano le ferite
Per i gestori patrimoniali che hanno fatto la propria fortuna all’ombra dei successi dei titoli growth, quando le condizioni dei tassi erano estremamente favorevoli, è una nuova fase. Per l’Ark Investment Management della “stella” Cathie Wood, gli asset in gestione (anche per effetto dei ribassi di mercato) si sono quasi dimezzati rispetto al dicembre 2021.
In un recente tweet la Wood ribadiva la sua fiducia nel comparto tecnologico su cui ha sempre scommesso: “L’innovazione risolve i problemi e il mondo si trova ad affrontare molti più problemi oggi rispetto a due anni fa. L’innovazione è la chiave per una crescita reale!”, ha dichiarato Wood. Il suo fondo Ark Innovation Etf ha registrato una performance negativa del 52% da inizio anno al 13 settembre. Secondo l’investitrice il rialzo dei tassi della Federal Reserve, che ha contribuito a penalizzare in Borsa i titoli tecnologici, sarebbe un errore. Il fondo della Wood, però, è in buona compagnia: anche altri grandi nomi dell’investimento sui comparti più innovativi hanno registrato talvolta performance negative superiori al 50% da inizio anno.
Secondo alcuni dei gestori specializzati nel comparto growth la forte ondata di vendite concentrate su questo segmento sarebbe un’opportunità di acquisto a lungo termine per gli investitori. Altri, però, avvertono: il contesto di tassi d’interesse ultra-bassi che per anni ha favorito le aziende innovative non tornerà più indietro. “Indipendentemente da quanto in alto saliranno i tassi di interesse”, ha dichiarato al Financial Times David Older di Carmignac, “questo cambiamento dal denaro sostanzialmente gratuito al costo del capitale avrà alcuni effetti negativi continui per le società growth”.
Il 14 settembre la notizia di una nuova accelerazione per l’inflazione di fondo statunitense ha provocato il peggiore ribasso giornaliero dal 2020 per Wall Street: è un segnale che indica un aumento dei prezzi più persistente ed esteso a componenti poco volatili come i costi degli affitti e dei servizi non energetici. La nuova fase delle relazioni internazionali inaugurata dalla guerra in Ucraina, inoltre, non lascia spazio a grandi speranze su un prossimo abbassamento dei prezzi. Il processo di de-globalizzazione, che vede una crescente distanza fra i Paesi dell’Occidente e il blocco rappresentato da Cina, India e Russia contribuirà a rendere catene di approvvigionamento meno efficienti di un tempo – il che si tradurrà in prezzi più elevati per i consumatori.
In questo scenario, rientrare adesso sui titoli growth e tecnologici, che corrono quando ci sono grandi aspettative di crescita e tassi d’interesse in calo, potrebbe rivelarsi una scommessa controcorrente che pagherà nel lungo periodo. Di sicuro è un approccio i cui rischi oggi sembrano nettamente superiori a quelli del recente passato.