Il piano Build Back Better avrebbe introdotto una sovrattassa del 5% sui redditi oltre i 10 milioni di dollari e dell’8% per quelli sopra i 25 milioni
Una versione modificata della legge sarà sottoposta al voto del Senato a inizio gennaio, ma non è chiaro se basterà a convincere il “dissidente” Manchin, il cui voto è fondamentale
I super ricchi d’America possono tirare un sospiro di sollievo: gli inasprimenti fiscali contenuti nel piano Build Back Better promosso dall’amministrazione Biden non potranno entrare in gioco. Almeno per ora. La legge, che prevede spese per 2.200 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, ha perso il supporto di un senatore democratico il cui voto, nella camera alta del Congresso, è fondamentale per l’approvazione finale. L’affossamento del piano, che prevede un incremento delle spese sociali, finanziato in parte tramite maggiori tasse sui ricchi, potrebbe avere un impatto macroeconomico importante in un 2022 che sarà segnato da stimoli monetari decrescenti e, con ogni probabilità, dai rialzi dei tassi della Federal Reserve. In altre parole, il supporto della spesa pubblica alla crescita economica andrebbe a ridursi più del previsto in un contesto finanziario già meno favorevole alla crescita. Il rallentamento del Pil che ne deriverebbe potrebbe avere conseguenze finanziarie rilevanti e incoraggiare la Fed a procedere più lentamente con la stretta monetaria.
Il senatore democratico Joe Manchin III, della West Virginia, ha giustificato le sue perplessità attribuendo al piano Build Back Better effetti inflazionistici. L’annuncio di Manchin è arrivato domenica 20 dicembre nel corso di un’intervista rilasciata alla Fox, la rete televisiva vicina ai repubblicani. Quelle del senatore sono osservazioni che fanno leva sui timori legati agli aumenti dei prezzi attualmente osservati negli Usa, i più rapidi dal 1982. Non tutti concordano sul fatto che la nuova legge potrebbe spingere ulteriormente i prezzi, dal momento che non prevede l’assegnazione diretta di denaro nelle tasche dei cittadini, al contrario delle precedenti leggi emergenziali anti-pandemia.
Le tasse scongiurate, per ora
Di questo impasse politico, potranno rallegrarsi le fasce più abbienti della popolazione americana, sulle cui spalle sarebbero gravate nuove tasse. Per quanto più “moderato” rispetto alle proposte ventilate nel corso degli ultimi mesi, il piano Build Back Better avrebbe introdotto una sovrattassa del 5% sui redditi oltre i 10 milioni di dollari e dell’8% per quelli sopra i 25 milioni, che avrebbero portato nelle casse federali qualcosa come 640 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, aveva calcolato il Joint Committee on Taxation. A pagare le conseguenze di questi provvedimenti fiscali sarebbe stato un americano su mille. Fra le altre cose, la legge avrebbe anche introdotto la tassazione minima sui redditi delle multinazionali al 15%, parte dell’accordo internazionale promosso dall’Ocse.
Sul versante sociale, invece, progetti come le agevolazioni fiscali per i genitori avrebbero incrementato di un decimo i redditi del 20% più povero della popolazione.
I prossimi passi della legge
Il piano Build Back Better sarà sottoposto al voto del Senato il prossimo gennaio. In questo ramo del Congresso siedono 50 democratici e 50 repubblicani, in caso di parità la vicepresidente democratica Kamala Harris ha la facoltà di decidere l’esito della votazione. E’ possibile che il testo della legge venga rivisto per guadagnare anche il supporto del senatore Manchin, il cui voto è necessario per far passare la legge, visto che tutta la compagine repubblicana è decisa respingere il progetto. “I senatori dovrebbero essere consapevoli del fatto che il Senato prenderà in considerazione il Build Back Better Act, molto presto nel nuovo anno”, ha dichiarato il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, “voteremo su una versione rivista del Build Back Better Act, approvato dalla Camera, e continueremo a votare fino a quando non avremo ottenuto qualcosa”.
Per l’amministrazione Biden il tempo realizzare le promesse sociali della campagna elettorale e combattere le diseguaglianze si restringe: nel novembre del 2022 l’America voterà per rinnovare la Camera e un terzo dei seggi al Senato. I democratici rischiano di perdere la maggioranza sui cui attualmente possono contare, di fatto, nei due rami del Congresso. Se questo si verificasse il presidente Joe Biden difficilmente riuscirà a far passare progetti legislativi di forte segno progressista.