A partire da gennaio la Fed prevede di ridurre a 60 miliardi di dollari il ritmo di acquisti netti di titoli
Con le decisioni di oggi il Quantitative easing andrebbe ad esaurirsi a marzo, aprendo la porta al primo rialzo dei tassi dal mese successivo. Secondo le proiezioni del Fomc, i rialzi nel 2022 sarebbero tre in tutto
Proiettati tre rialzi dei tassi nel 2022
Inoltre, le proiezioni del Fomc indicano che nel 2022 i rialzi dei tagli previsti saranno tre, realizzando le attese degli analisti più convinti di una svolta “falco” per la Fed. Stando al “dot plot” che indica le posizione dei fondi individuali dei 18 membri del Comitato solo un’esigua minoranza vede meno di tre rialzi dei tassi nel 2022. Altri tre rialzi sono proiettati nel 2023.
Rispetto al precedente ritmo del tapering la fine del Qe passa dal prossimo giugno a marzo, anticipando decisamente la prima data utile per il primo rialzo dei tassi. Il rischio che l’inflazione si riveli persistente “non è alto, ma è aumentato”, ha dichiarato Powell, aggiungendo che le decisioni del meeting sono finalizzate anche a mettere nelle condizioni la Fed di poter mitigare questo rischio.
La svolta, ha chiarito il presidente della Fed, Jerome Powell, è stata motivata da un deciso rafforzamento del mercato del lavoro osservato in seguito alla precedente riunione, oltre che dall’elevata inflazione registrata a novembre (+6,8%). Il mercato del lavoro “è più surriscaldato ora che non nell’ultima espansione”, vissuta durante l’era-Trump. Parte del fenomeno si spiega con la reticenza, da parte di molte persone, di rimettersi alla ricerca di un lavoro finché il covid-19 è una fonte di preoccupazione.
La reazione di mercato
La Borsa americana ha accolto con favore la riduzione degli stimoli monetari, portando l’S&P 500 dal territorio negativo in cui si trovava prima della pubblicazione del comunicato a un +1,05% (a 4.682,52 punti introno alle 21:15).
Nel frattempo, l’euro è sceso a un minimo intraday sul dollaro a 1,12218, ma si è successivamente spostato in territorio positivo nei minuti successivi alla pubblicazione delle decisioni della Fed.
Alla vigilia di questa attesa riunione gli analisti attendevano ampiamente un’accelerazione del ritmo del tapering, viste le dinamiche dei prezzi e del mercato del lavoro in atto. Per la Fed, dunque, chiudere prima il quantitative easing, avvicinerà l’appuntamento con il primo rialzo dei tassi dall’inizio della pandemia.
Le avvisaglie del cambiamento di passo nella gestione della politica monetaria statunitense si erano moltiplicate nelle ultime settimane. A fine novembre il presidente Powell aveva anticipato, nel corso di una testimonianza resa al Senato, che “dall’ultima riunione” erano state osservate “pressioni inflazionistiche fondamentalmente elevate dati sul mercato del lavoro molto forti senza alcun miglioramento nell’offerta di lavoro e forti dati sulla spesa”. Elementi che già in quell’occasione avevano spinto il presidente della Fed a chiarire meglio cosa si si intendeva per inflazione “transitoria” (ossia che non avrebbe lasciato “un segno permanente nella forma di un’inflazione più elevata”), aggiungendo che “probabilmente è un buon momento per mandare in pensione quella parola”.
In effetti, il comunicato della Fed adesso non utilizza più la parola “transitorio” per descrivere la dinamica dei prezzi osservata.