I bond hanno avuto buoni rendimenti nella prima parte dell’anno, in un contesto di tassi in rialzo
Nonostante le turbolenze nel settore bancario, le Borse sono positive da inizio anno
Il rapporto tra banche e tassi è più complesso di quanto si possa pensare
Banche che falliscono, titoli obbligazionari che salgono insieme ai tassi… Eppure non ci hanno sempre detto che il rialzo dei saggi di riferimento favorisce gli istituti di credito, perché possono ottenere maggiori margini di interesse (la differenza tra interessi attivi incassati sui prestiti e passivi pagati sui depositi)?
E non è vero che le strette monetarie pesano sui bond perché perdono valore?
Infine, gli aumenti delle banche centrali nell’attuale fase non rischiano di rallentare l’economia con conseguenze sulle Borse?
Il 2023 sui mercati finanziari sembra non volere assecondare le credenze comuni, con non poche sorprese per gli investitori.
Bond tra rialzo dei tassi e ricerca di sicurezza
Partiamo delle performance delle obbligazioni. I bond hanno avuto buoni rendimenti nella prima parte dell’anno, nonostante i tassi di interesse in rialzo. L’indice Morningstar Global core bond è cresciuto di oltre l’1% in euro nel primo trimestre. D’altra parte, le strette monetarie hanno incrementato lo yield dall’1,05% dell’inizio del 2022 al 3,3% della fine dell’anno, per cui non c’è da stupirsi se gli investitori all’alba del 2023 sono tornati sul reddito fisso allettati da rendimenti maggiori.
A febbraio, però, i timori di un periodo prolungato di aumenti dei saggi di riferimento ha depresso il mercato. Poi è arrivato il crack della Silicon Valley bank, che ha fatto tremare il sistema finanziario e le obbligazioni sono tornate a essere viste come un porto sicuro, mentre i mercati azionari subivano pesanti perdite.
“L’anno scorso era stata proclamata la fine del portafoglio 60/40 (tipico portafoglio bilanciato con il 60% di equity e il 40% di bond, ndr) – afferma Dan Lefkovitz, strategist di Morningstar Indexes – Il fatto è che le correlazioni tra asset class sono in costante evoluzione. Nessuno si lamenta quando le azioni e le obbligazioni salgono di pari passo. Ma quando scendono contemporaneamente, si parla di ‘fine della diversificazione’. Negli ultimi 20 anni, le correlazioni tra le due asset class sono variate in modo significativo (vedere grafico qui sotto)”.
Secondo Edward Fane e Ricky Williamson, gestori di Morningstar Investment Management, il peggio sui mercati obbligazionari potrebbe essere alle spalle, perché i rialzi dei tassi di interesse sono stati più penalizzanti all’inizio del ciclo restrittivo. Se la lotta all’inflazione dovesse tradursi in una recessione, i bond potrebbero trarne vantaggio e i saggi di riferimento potrebbero tornare a scendere.
Performance positive per le Borse
In questa prima parte del 2023 ricca di sorprese, le performance delle azioni non fanno eccezione. Nonostante, le turbolenze nel settore bancario sia in Europa che negli Stati Uniti, i principali mercati globali sono in rialzo dall’inizio dell’anno. L’indice Morningstar global Tme guadagna oltre il 5% in euro e alcune piazze finanziarie segnano rialzi ancora più significativi, anche se il comparto finanziario è uno dei più rappresentativi. È il caso ad esempio dell’Italia (+15,9% l’indice Morningstar Italy Tme al 30 aprile).
Secondo gli analisti di Morningstar, le vendite di titoli azionari bancari di metà marzo hanno reso ancora più convenienti le valutazioni. “Nonostante potrebbe persistere della volatilità di breve termine, crediamo che i titoli bancari in Europa siano ancora in grado di creare valore per un investitore orientato al lungo termine. Anche in ragione dei segnali di robustezza mostrati dal comparto. I tassi interbancari sono rimasti stazionari, a conferma della nostra tesi secondo cui i problemi che hanno portato alla crisi del gruppo Credit Suisse siano stati di natura idiosincratica e non siano rappresentativi del sistema europeo nel suo complesso. Inoltre, gli istituti di credito hanno bilanci solidi e dispongono di ampia liquidità e robuste riserve di capitale e sebbene i costi di finanziamento possano aumentare a causa delle recenti turbolenze, prevediamo che i margini di interesse netti rimarranno strutturalmente al di sopra dei livelli dell’ultimo decennio”, afferma Niklas Kammer, analista azionario di Morningstar.
Negli Stati Uniti, la situazione è analoga. Il fallimento di alcune banche ha spaventato gli investitori, spingendo le valutazioni al di sotto del fair value in più della metà delle società coperte dall’analisi di Morningstar.
La strana relazione tra le banche e i tassi
La recente crisi delle banche ha anche fatto emergere come la relazione tra gli istituti di credito e i tassi di interesse sia molto più complessa di quanto siamo abituati a credere: le strette monetarie non fanno sempre bene.
La Silicon Valley bank è proprio inciampata sul rialzo dei saggi di riferimento, che negli Stati Uniti sono rapidamente passati da un range di 0,25-0,50% all’inizio del 2022 al 4,25-4,50% della fine dell’anno scorso, per poi crescere ulteriormente nel 2023, con conseguenze pesanti sulle obbligazioni a lunga scadenza. L’indice Morningstar US 10+ Year Composite Treasury and Government-Related Bond ha perso circa il 30% del suo valore nel 2022 e il suo tasso di rendimento effettivo a scadenza (yield to maturity) è salito dall’1,5% al 4,3% nello stesso periodo.
La banca finanziatrice delle startup americane aveva investito gran parte dei depositi in titoli obbligazionari e ha accusato il colpo del crollo dei prezzi.
Ma non è stato solo questo il problema, perché il contesto economico più difficile ha penalizzato i clienti della Silicon Valley Bank. Più in generale, la situazione macro ha un ruolo rilevante nello spiegare l’andamento del settore finanziario. In una fase di rallentamento della congiuntura, infatti, gli istituti di credito devono fare i conti con eventi quali i minori investimenti delle aziende, la debolezza del settore immobiliare e la riduzione delle attività di private equity.
Se dovesse concretizzarsi la recessione, aumenterà il rischio di credito, perché le aziende e le famiglie potrebbero far fatica a onorare i loro debiti. Gli scricchiolii nel real estate europeo sono un primo campanello d’allarme, anche se gli analisti usano parole rassicuranti. “Al momento, i bassi rapporti prestito/valore dell’immobile tra le banche coperte da Morningstar, anche a causa dell’elevato apprezzamento delle case nell’ultimo decennio, suggeriscono una buona resilienza degli istituti di credito alle future correzioni dei prezzi”, dice Johann Scholtz, analista di Morningstar.
Lezioni dalla storia
Altri fattori possono determinare le sorti delle banche. Il fallimento di Lehman Brothers, il 15 settembre 2008, il più grande della storia, è stato causato dai mutui subprime (quelli di bassa qualità) e dai prodotti legati a essi. La fine di Credit Suisse, dopo oltre un secolo e mezzo di vita, è frutto di una crisi di fiducia verso un’istituzione con un passato di scandali ed errori, più che delle strette monetarie.
Il 2023 sta riservando performance inattese (in positivo), così come l’anno precedente aveva sorpreso perché non c’era stato quasi nessun porto sicuro. Agli investitori non resta che mettere in discussione le credenze comuni sulle forze che muovono i mercati e accettare che la complessità fa parte delle decisioni e delle scelte di portafoglio.
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