Per quasi tre quarti dei millennial benestanti o facoltosi le mosse da fare dopo aver ripagato il debito, costituito un fondo di liquidità per le emergenze, restano un interrogativo
Oltre otto millennial su dieci si dicono pronti a lasciare un consulente che non abbia competenze sugli investimenti sostenibili.
La buona notizia, per i professionisti della consulenza finanziaria, è che la disponibilità dei millennial a valersi del loro supporto tende ad aumentare quando si parla di soggetti in possesso di somme consistenti. Lo ha rilevato un nuovo sondaggio condotto dalla Royal Bank of Canada, su un campione di 25-40 enni (750 con oltre un milione di dollari di asset investibili e altri 250 nel range 100mila-999mila dollari).
Per questo segmento di giovani spesso già alle prese con le incombenze dell’età pienamente adulta, la sicurezza finanziaria è spesso nei pensieri (vale per l’84% degli intervistati), ma i passi per raggiungerla non sono tutti chiari. Infatti, per quasi tre quarti dei millennial benestanti o facoltosi le mosse da fare dopo aver ripagato il debito, costituito un fondo di liquidità per le emergenze e massimizzato i versamenti previdenziali del 401(k), restano un interrogativo. La preferenza, complice forse l’orizzonte temporale ancora lungo va verso gli investimenti in azioni, la priorità finanziaria per il 38% degli intervistati, mentre il 33% ritiene che questa sia l’investimento a fini previdenziali. Un deciso 27% di questo campione basato negli Usa ha l’obiettivo finanziario di avviare un’impresa.
“Abbiamo condotto questo sondaggio per capire come i consulenti finanziari possano rispondere alle esigenze dei Millennial high-net worth, la prossima grande ondata di ricchezza e la futura generazione di investitori”, ha dichiarato Angie O’Leary, Head of Wealth Planning di Rbc Wealth Management – U.S. , “i nostri dati dimostrano che hanno un alto grado di fiducia nei consulenti finanziari, e con molti millennial benestanti che si aspettano di entrare in possesso di denaro da eredità o dalla vendita di un’azienda, i loro consulenti serviranno come una risorsa cruciale per le informazioni e il supporto”.
Fare il consulente di un millennial: senza Esg è dura
Una delle migliori competenze che un consulente finanziario possa approfondire per soddisfare le esigenze della generazione millennial sono quelle sugli investimenti con un impatto positivo sulla sostenibilità. Nelle decisioni di investimento dell’85% dei millennial benestanti le considerazioni sugli aspetti ambientali, sociali e di governance (Esg) risultano “importanti” e una “parte integrale della strategia di investimento”. Anche per questo una schiacciante maggiornanza del 92% desidera che il loro consulente finanziario presente o futuro sia competente sull’approccio Esg. Non solo: oltre otto millennial su dieci si dicono pronti a lasciare un consulente che non abbia competenze sugli investimenti sostenibili.
“Il forte interesse dei Millennials per l’Esg”, ha commentato Kent McClanahan, vicepresidente di Responsible Investing di Rbc, “crea l’opportunità per i consulenti di incorporare i dati Esg nella loro pianificazione degli investimenti e del patrimonio, nonché di consigliare ed educare la giovane generazione di investitori su come investire con uno scopo”.
Non è la prima ricerca che indica un interesse rilevante dei millennial benestanti nei confronti della consulenza finanziaria. Lo scorso maggio Natixis Investment Managers in un report dal titolo “Cinque verità finanziarie sui millennial”, ha mostrato come il 59% dei 25-40enni riceva consigli da un consulente, il 40% in via esclusiva e il 19% in combinazione con quelli offerti da un robo-advisor. L’88% di chi si affida a un consulente professionale aveva dichiarato una certa fiducia nei suoi confronti.