Secondo i dati aggiornati da Assogestioni, nel 2022 la fuoriuscita netta di denaro dai Pir è stata pari a 773 milioni di euro, con un rosso da 368 milioni solo nel quarto trimestre
Intermonte ha limato le previsioni per gli utili per azione (Eps) delle mid/small cap per il 2023 e 2024 rispettivamente dello 0,2 e dell’1,6% “con una riduzione più marcata” per le società a piccola capitalizzazione
Le prospettive sui profitti delle società italiane a media e piccola capitalizzazione (mid cap e small cap) si sono offuscate, dopo un inizio anno che ha già visto questo segmento procedere in netto ritardo rispetto al listino principale.
E’ quanto ha rilevato Intermonte nel suo ultimo aggiornamento mensile sul comparto, nel quale le previsioni per gli utili per azione (Eps) delle mid/small cap per il 2023 e 2024 sono state limate rispettivamente dello 0,2 e dell’1,6% “con una riduzione più marcata” per le società a piccola capitalizzazione.
Mid cap e small cap: perfomance in ritardo da inizio anno
Il divario con le previsioni relative all’andamento degli utili della Borsa Italiana nel suo complesso è evidente: da inizio anno Intermonte ha rivisto al rialzo le stime sugli Eps del 2023 del 7,8%, ma lo ha fatto solo nella misura dello 0,7% quando si restringe il campo a mid e small cap.
Il bilancio delle performance di Borsa da inizio anno e nell’ultimo mese, del resto, riflette questo aggiustamento nelle prospettive. Le small cap hanno sottoperformato l’indice di riferimento del 13,5% da inizio anno e del 4,6% nell’ultimo mese. Per il Ftse Italy mid-cap, invece, l’ultimo mese è stato sostanzialmente in linea con il mercato italiano (-2,3%), ma da inizio anno resta un ritardo del 4,7%.
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I deflussi dai Pir e i problemi di liquidità per le small cap
Mentre i titoli bancari, che rappresentano la gran parte del Ftse Mib, hanno potuto presentare agli azionisti utili record grazie ai migliori margini d’interesse, le small cap italiane hanno dovuto fare i conti con problemi di liquidità “soprattutto in relazione ai significativi deflussi dai fondi Pir che, in media, rappresentano circa il 10% del flottante di questo segmento”.
L’obiettivo di fondo che aveva motivato il lancio dei Pir era proprio quella di indirizzare il risparmio delle famiglie anche verso le società italiane di piccole e medie dimensione, in cambio di benefici fiscali per chi avesse mantenuto l’investimento in portafoglio per almeno cinque anni. Proprio l’arrivo della prima finestra per le prese di beneficio con l’agevolazione fiscale per chi aveva investito al lancio dei Pir, nel 2017, avrebbe motivato la fuoriuscita di capitali da questi strumenti osservata l’anno scorso. Secondo i dati aggiornati da Assogestioni, nel 2022 la fuoriuscita netta di denaro dai Pir è stata pari a 773 milioni di euro, con un rosso da 368 milioni solo nel quarto trimestre. A fine 2017 risultavano investiti in Pir 17,5 miliardi di euro e 1,4 miliardi in Pir alternativi.
“Tra le note positive”, hanno affermato gli analisti di Intermonte, “segnaliamo che il governo italiano ha dedicato un’attenzione significativa volta a favorire l’accesso da parte delle Pmi al finanziamento tramite il mercato dei capitali. Ci auguriamo che alcune iniziative possano contribuire a migliorare lo slancio del segmento dopo un periodo di flussi ridotti e di mancanza di quotazioni”.
Pir, l’ipotesi di recupero
Gli stessi Pir, secondo Intermonte potrebbero recuperare terreno quest’anno e rivedere una raccolta netta positiva. Una “visione più ottimista sul 2023 rispetto al 2022” motivata da “performance di mercato complessivamente positive dall’inizio dell’anno” che potrebbero “spingere gli investitori retail a riprendere gli investimenti azionari in prodotti come i Pir. In secondo luogo, ha aggiunto Intermonte, l’effetto delle prese di beneficio per chi aveva investito nel 2017 (“anno caratterizzato da un boom di afflussi”) potrebbe ridursi quest’anno – nell’ipotesi che gli investitori intenzionati a uscire alla prima occasione fiscalmente favorevole l’abbiano già fatto l’anno scorso.
“Nel lungo termine, le nostre ipotesi si basano sull’aspettativa che l’interesse per questo prodotto rimanga piuttosto alto grazie al beneficio fiscale e, dal punto di vista del distributore, al fatto di poter contare su un impegno a lungo termine da parte dell’investitore”, hanno aggiunto da Intermonte.
Nel dettaglio, la Sim prevede una raccolta lorda di nuovi sottoscrittori di Pir pari a 500 milioni di euro quest’anno, con un ammontare di capitale che verrà ritirato dagli investitori che decideranno di uscire dal fondo prima del termine dei cinque anni (per qualsiasi motivo) sarà “pari al 3,5% delle masse gestite nel 2023 e oltre”.