E’ un fenomeno che ciascuno di noi può facilmente collegare all’enorme sviluppo tecnologico degli ultimi anni, ma in realtà il termine fu creato ben 25 anni fa da un accademico statunitense.
Infatti è tipico di questo tipo di innovazioni partire un po’ in sordina, per poi esplodere e travolgere totalmente le vecchie modalità. Pensiamo ad esempio alla fotografia digitale o a internet, che negli anni ’90 erano poco più che delle curiose invenzioni: oggi la pellicola non si trova praticamente più e la maggior parte degli strumenti elettronici che possediamo è connessa alla rete.
Io però mi occupo di finanza, non di tecnologia, ma è indiscutibile che le due realtà siano strettamente collegate.
L’investimento è un’attività proiettata al futuro: io investo il mio capitale oggi, ma l’utilità che ne trarrò, che sia la sua protezione o il suo accrescimento, si manifesterà più avanti nel tempo, a seconda dei miei obiettivi.
Quindi è fondamentale, nella scelta degli assets, orientarsi verso settori che si svilupperanno d’ora in avanti, o che stanno già crescendo da tempo, ma che non esauriranno a breve la loro potenzialità.
Il settore delle aziende tecnologiche innovative sta crescendo in maniera esponenziale e non è destinato a rallentare, perché la richiesta di questi servizi sarà sempre maggiore nel tempo. Il risparmiatore deve però affidarsi ad un gestore che abbia esperienza in questo settore e che possa guidarlo nella scelta delle opportunità più concrete e solide.
Il trend positivo di lungo periodo è assicurato, anche se con qualche correzione intermedia, come quella a cui stiamo assistendo in questi giorni, più che fisiologica dati i risultati dell’anno in corso.
La società sta cambiando ad una velocità mai vista prima: la finanza deve seguire questo sviluppo tecnologico e sociale, perché è nel domani che raccoglieremo i frutti delle nostre scelte di investimento.