Nel quarto trimestre del 2021 il saldo fra giudizi di miglioramento e peggioramento della situazione economica generale è rimasto positivo ma ha subito una contrazione rispetto al periodo precedente (a 23,1 da 47,9)
Le difficoltà relative alla catena di approvvigionamento hanno coinvolto poco più del 50% delle imprese, con picchi del 70,7% per l’industria in senso stretto, del 62,9% per il nord est e del 64,6% per le realtà con un maggiore orientamento all’export
L’indice destagionalizzato della produzione industriale, corretto per gli effetti del calendario, registra un balzo superiore al 6% a novembre. Fanno da traino l’energia (+12,4%) e i beni di consumo (+9,4%). Uno scatto oltre le attese, dopo il calo del mese precedente, ma che vede le imprese italiane continuare a fare i conti con alcuni rilevanti elementi di rischio che ne inibiscono la crescita.
Secondo una nuova indagine di Banca d’Italia, condotta tra il 23 novembre e il 15 dicembre presso le aziende dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, nel quarto trimestre dello scorso anno il saldo fra giudizi di miglioramento e peggioramento della situazione economica generale è rimasto positivo ma ha subito una contrazione rispetto al periodo precedente (a 23,1 da 47,9). Le attese in merito alle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, invece, sono rimaste prevalentemente ottimistiche ma il saldo tra giudizi di miglioramento e peggioramento è calato di 15 punti. “La quota di aziende dell’industria in senso stretto e dei servizi che si attende una crescita della domanda totale di propri prodotti nei primi tre mesi del 2022 supera di oltre 35 punti quella delle imprese che ne prevedono un calo”, si legge nell’analisi dell’istituto guidato da
Ignazio Visco, mentre “circa la metà delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi prefigura un aumento delle vendite all’estero”.
In questo contesto, come anticipato in apertura, non mancano però alcuni fattori di rischio che potrebbero scatenare un rallentamento dell’attività nel prossimo trimestre. Tra questi, l’
incertezza imputabile a fattori economici e politici e l’
aumento del petrolio, ma anche
le strozzature nella catena di approvvigionamento delle materie prime e degli input intermedi. In quest’ultimo caso, si parla di difficoltà che hanno coinvolto poco più del 50% delle imprese, con picchi del 70,7% per l’industria in senso stretto, del 62,9% per il nord est e del 64,6% per le realtà con un maggiore orientamento all’export. Senza dimenticare che più della metà delle intervistate considera
l’impennata dei contagi un motivo di preoccupazione.
Ciononostante, nelle attese dell’industria italiana, l’espansione degli investimenti continuerà nei prossimi mesi: si parla di un incremento della spesa nel 1° semestre rispetto al periodo precedente per oltre il 40% delle imprese contro un 13,5% che si aspetta una riduzione. Inoltre, stando ai dati diffusi nell’ultima nota mensile dell’Istituto nazionale di statistica sull’andamento dell’economia italiana, il dinamismo di fine anno ha spinto le esportazioni e le importazioni di beni a segnare a ottobre un incremento rispetto al periodo precedente (si parla del 2,8% e del 6,6% per le importazioni nel periodo agosto-ottobre e dell’1,5% e del 2,4% per le esportazioni). Anche i numeri sul mese di novembre relativi ai paesi extra Ue hanno rivelato un andamento positivo degli scambi, con uno scatto dell’export del +2,9% rispetto a ottobre e delle importazioni del +0,6%.
Nel quarto trimestre del 2021 il saldo fra giudizi di miglioramento e peggioramento della situazione economica generale è rimasto positivo ma ha subito una contrazione rispetto al periodo precedente (a 23,1 da 47,9)Le difficoltà relative alla catena di approvvigionamento hanno coinvolto poco più del…