Il 59,1% delle aziende che hanno implementato una politica di diversity & inclusion ne ha beneficiato in termini di immagine. Il 52,3% nell’attrarre o trattenere talenti
Sebbene il 60,2% dichiari di essersi occupato di queste tematiche, si tratta ancora di un dato distante dagli standard europei: in Olanda questa percentuale sale al 70%
Ma l’Italia resta comunque fanalino di coda in Europa. “Sebbene oltre il 60% delle aziende che abbiamo coinvolto nella nostra indagine percepisca il tema della diversity & inclusion come fondamentale, e questo è certamente un dato molto positivo, siamo ancora piuttosto lontani dagli standard europei: in Olanda, in Spagna o in Portogallo, infatti, più del 70% delle imprese ha a cuore questi temi e solo poco meno dell’8% non ha intenzione di occuparsene in futuro”, osserva Pamela Bonavita, managing director di PageGroup. “Abbiamo sicuramente fatto grandi passi in avanti, ma purtroppo questo aspetto continua a non essere ritenuto di valore per quattro aziende su dieci. Credo che la ragione sia da ricercare nella mancanza di risorse o di capacità per approcciare un tema estremamente complesso, ma davvero molto importante”, spiega.
Eppure, continua Bonavita, un’adeguata strategia di diversity management “può portare enormi benefici a ogni azienda, anche a livello di business”. E i dati, come anticipato in apertura, lo dimostrano. Il 59,1% delle aziende coinvolte nell’analisi, per esempio, dichiara benefici in termini di miglioramento dell’immagine e il 52,3% una maggiore capacità di attrarre o trattenere talenti. Ma anche la creazione di un ambiente di lavoro più stimolante (54,5%) e una maggiore soddisfazione e fidelizzazione dei dipendenti (38,6%). “Questi dati dimostrano quanto queste politiche abbiano un impatto positivo sia in termini di immagine esterna sia di engagement delle risorse (attuali e potenziali)”, continua Bonavita. “Un trend che, da quanto vediamo, si confermerà anche in futuro: le aziende intervistate che hanno intrapreso una politica di diversity management prevedono di poter esercitare una maggiore attrazione per i talenti (47,1%), di poter prevenire la discriminazione (43,1%) e di migliorare la propria immagine (35,3%)”.