Imposte sulla successione molto alte generano effetti negativi sulla propensione al risparmio
In molti paesi europei non si applicano imposte sulla successione
La Commissione europea, l’organo esecutivo tra le Istituzioni
dell’Ue, come ogni anno ha pubblicato un corposo report per fare il punto sui
principali aspetti fiscali che involgono i sistemi degli Stati membri, al fine
di valutarne le performances e le tendenze e individuare le prospettive di
miglioramento di politica fiscale.
Come emerge dal rapporto, le conseguenze della pandemia e l’impatto
della guerra hanno avuto un peso sulle economie degli Stati membri e sulle
prestazioni dei sistemi fiscali nazionali. Ma, oltre a situazioni improvvise ed
esterne, quale appunto l’imperversare del virus o l’instabilità politica del
conflitto, ci sono fattori “endemici” che non solo rendono i sistemi fiscali poco
efficienti ma anche poco equi, a danno dei contribuenti.
Un punto che mette in evidenza questo aspetto è quello sulle
imposte sulle successioni. Per un verso, i contribuenti che hanno a che fare con successioni cross-border
si scontrano con numerose problematiche, che tra le altre cose riguardano il fatto che i paesi membri applicano diverse aliquote e metodi di valutazione; per un altro, come rilevato dalla Commissione, le imposte di successione/donazione colpiscono
principalmente la classe media, in quanto le famiglie molto ricche hanno più
probabilità di gestire il costo della successione attraverso un’oculata
strategia di pianificazione successoria e patrimoniale.
Benché la maggior parte dei Paesi prevedono delle imposte
sulla successione, in Europa molti Stati non ne applicano: si tratta di
Romania, Malta, Cipro, Austria, Estonia, Lituania, Norvegia, Slovacchia, Svezia e Portogallo.
In Italia, invece, le aliquote e le franchigie stabilite per
l’imposta sulle successioni e donazioni sono perviste dall’art. 2, comma 48,
del D.L. n. 262 del 2006 e si applicano dal 4% – per i trasferimenti effettuati
in favore del coniuge o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti) da
applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, la
quota di 1 milione di euro -, fino all’8% – per i trasferimenti in favore di tutti
gli altri soggetti da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza
applicazione di alcuna franchigia -.
E invero, come messo in evidenza da un recente studio
condotto anche sulla scorta di alcuni dati pubblicati dalla Bce e dalla
Commissione europea, gli sviluppi demografici in atto in tutti i Paesi europei, che portano ad un generalizzato invecchiamento della popolazione, lasciano presumere che nel giro di pochi anni il gettito ricavato dalle imposte sulla successione potrebbe aumentare considerevolmente: si stima che il gettito per
questa voce potrebbe raddoppiare nel 2050 in Francia e Germania. Ancor prima per l’Italia e la Finlandia:
questi due paesi potrebbero raddoppiare le entrate dovute alle imposte sulla
successione già a partire dal 2040.
Alla luce di questo trend, per garantire più equità e facilitare le successioni cross-border e ridurre il divario che intercorre tra Stati europei che applicano imposte molto alte e Stati che non ne prevedono, occorre riformare i sistemi fiscali, prevedendo delle esenzioni per le successioni di
basso valore e coordinando la tassazione delle successioni e delle donazioni in ambito
europeo.