Carenza di case accessibili nelle principali città italiane
Le principali città italiane stanno vivendo una crescente carenza di alloggi accessibili. Chi cerca casa a Roma, Firenze, Napoli e, soprattutto, a Milano, si confronta con una situazione complessa, una domanda in costante aumento che supera di gran lunga l’offerta disponibile, oltre che all’incremento dei prezzi e alle difficoltà di finanziamento.
Mini appartamenti come risposta al paradosso demografico
La riduzione della superficie minima abitativa potrebbe essere dunque una misura per rispondere al paradosso demografico che vede la popolazione italiana diminuire e le grandi città del Nord – Milano in particolare – affollarsi oltremodo e doversi sviluppare in verticale per accogliere sempre più persone negli spazi esistenti?
Peraltro, Milano è sempre più “single”: su oltre 700mila nuclei familiari presenti, secondo gli ultimi dati pubblicati, il 47,3% è “monopersonale”. Ecco che le esigenze in termini di superficie potrebbero evidentemente contrarsi.
Il mercato pare essere già orientato in questo senso. L’offerta di mini appartamenti da 20 metri quadri (e in alcuni casi anche più piccoli) in vendita e in affitto nelle grandi città italiane c’è già. E non è marginale. Basta una semplice ricerca sui principali portali del settore per rendersene conto.
Cosa prevede il decreto salva casa sulle mini case
In questo contesto, la Camera dei Deputati ha appena approvato il decreto Salva casa su cui la maggioranza aveva posto la fiducia e il testo è ora al Senato che dovrà convertirlo in legge. Una delle novità più rilevanti riguarda appunto le “mini case”.
Con la nuova normativa in approvazione si prevede che la superficie minima per rilasciare il certificato di agibilità per i monolocali scenda da 28 a 20 metri quadri, e per bilocali da 38 a 28 mq.
Anche le altezze minime interne sono ridotte da 2,70 a 2,40 metri.
Vantaggi ambientali e urbanistici delle mini case
Di certo ridurre la superficie minima abitabile potrebbe far contrarre il costo di acquisto (anche se, analizzando l’offerta sul mercato, questi mini appartamenti hanno un costo al metro quadro assai maggiore, a volte quasi incredibile) e si potrebbero avere più case sul mercato senza dover necessariamente espandere l’area urbana costruita (dunque con un vantaggio anche ambientale, favorendo la riqualificazione urbana e riducendo il consumo di suolo).
Critiche e preoccupazioni sulla qualità della vita nei mini appartamenti
Ma a quale costo per gli abitanti, sottolinea chi contesta il provvedimento e sostiene che ciò potrebbe portare a condizioni abitative del tutto inadeguate in questi nuovi micro monolocali, considerata la drastica riduzione delle altezze dei soffitti e la conseguente riduzione della ventilazione e luminosità degli ambienti.
Confronto con le normative europee sugli spazi abitativi
Per avere qualche elemento di valutazione ulteriore, possiamo considerare la situazione di due grandi capitali europee che presentano una fortissima tensione abitativa e hanno affrontato già più volte questo dibattito normativo: Parigi e Londra.
La Francia e i mini alloggi: cosa prevede la legge
In Francia, il decreto del 2002 sugli “alloggi dignitosi” stabiliva che, per essere idonea alla locazione, un’abitazione doveva avere almeno una stanza principale con una superficie abitabile di almeno 9 metri quadri e un’altezza del soffitto di almeno 2,20 m. Se l’abitazione ha un’altezza del soffitto inferiore a 2,20 m, può essere ammessa alla locazione a condizione che abbia una superficie abitabile di almeno 9 m² o un volume abitabile di almeno 20 metri cubi.
Il recente decreto del 29 luglio 2023 introduce un’altezza minima del soffitto di 1,80 metri, pur stabilendo che (graziosamente, potremmo aggiungere) l’occupante deve potersi muovere senza rischi e spostarsi agevolmente all’interno dell’abitazione.
Il Regno Unito e i mini alloggi: cosa prevede la legge
Nel Regno Unito, l’attuale standard di spazio descritto a livello nazionale è stato stabilito dal governo nel 2015. In questo Paese esiste una lunga storia di tentativi di regolamentare le aree interne degli spazi abitativi sin nell’Inghilterra vittoriana – quando il primo periodo industriale ha portato allo sviluppo ampiamente sregolato di città come Londra – e nel 1919 fu sollevata per la prima volta la questione degli standard di spazio nelle case popolari.
Il Manuale dell’abitazione del 1949 emanato dal governo dell’epoca analizzava addirittura i requisiti di spazio interno necessari per avere sufficiente spazio per conservare, cucinare e studiare, tutti elementi che dovevano contribuire all’unità delle relazioni familiari. Dopo il boom del libero mercato degli anni ’80 e il successivo declino dell’offerta di alloggi pubblici, sono tornate a crescere le preoccupazioni per le dimensioni delle nuove abitazioni in tutto il Regno Unito.
Lo standard di spazio prescritto a livello nazionale oggi vigente è stato definito da una consultazione tecnica della Housing Standards Review del 2013 e l’introduzione di una normativa nell’ottobre del 2015.
Secondo tali previsioni i monolocali (tecnicamente un appartamento con una sola camera da letto e una sola persona) devono essere disposti su un unico piano e la loro superficie interna lorda minima è di 39 metri quadri con vasca da bagno o 37 metri quadri con doccia e deve comprendere almeno 1 metro quadro di ripostiglio incorporato.
D’altro canto, nel 2013 il Governo ha temporaneamente rivisto e “allentato” le norme sulla destinazione d’uso, consentendo la conversione residenziale degli edifici adibiti a ufficio senza il limite della superficie minima. Tali norme hanno consentito dunque la realizzazione di molti appartamenti di superficie assai superiore al minimo prescritto, tanto che nel dicembre 2017, il Governo ha annunciato nuove misure per eliminare il sovraffollamento e migliorare gli standard per chi affitta nel settore privato.
Tra queste, nuove regole che stabiliscono i requisiti minimi per le camere da letto nelle case con più occupanti: una camera da letto per un adulto non può essere inferiore a 6,51 metri quadri, una camera matrimoniale non può avere superficie inferiore a 10,22 metri quadri, mentre una camera da letto per bambini di età inferiore a 10 anni non potrà essere di superficie inferiore a 4,64 metri quadri (!).
L’inesorabile processo di riduzione delle superfici abitative
Anche da questo breve confronto, pare dunque che il processo di riduzione delle superfici abitative sia inesorabile. Dovremo abituarci a spazi ridotti e sarà dunque anche compito degli architetti e dei produttori di arredi e elettrodomestici considerare tali condizioni per assicurare una qualità di vita comunque adeguata.