- Di Nella: “Ancora oggi mi trovo a dover ricordare alle clienti quanto sia importante pretendere il rispetto dei diritti di ciascun componente di un nucleo familiare e non confondere gli affetti con i diritti”
- Le donne si fanno carico del 74% del totale delle ore di lavoro non retribuito di assistenza e cura. In altre parole, dedicano 5 ore e 5 minuti di lavoro non retribuito al giorno alla cura dei figli o dei parenti anziani e fragili contro un’ora e 48 minuti degli uomini
Sul fronte della parità dei sessi all’interno delle relazioni matrimoniali e genitoriali sono stati fatti molti passi in avanti. Ma il traguardo è ancora lontano. Basti pensare alla sentenza n. 131 della Corte Costituzionale del 2022, che ha sancito il diritto delle donne di attribuire al figlio il proprio cognome. Eppure, all’interno delle coppie sopravvivono stereotipi che ancora rischiano di far danni. “La famiglia, proprio per i legami affettivi che lega le persone, è uno dei luoghi in cui è più difficile far valere i propri diritti e l’uguaglianza di genere”, racconta a We Wealth Maria Grazia Di Nella, fondatrice dello Studio Legale Di Nella specializzato in diritto delle famiglie, diritto internazionale della famiglia, diritto collaborativo, diritto della persona, diritto dei minori, diritto penale minorile, sottrazioni internazionali dei minori, diritto delle successioni e donazioni e diritto dell’immigrazione. “Ancora oggi mi trovo a dover ricordare alle clienti quanto sia importante pretendere il rispetto dei diritti di ciascun componente di un nucleo familiare e non confondere gli affetti con i diritti”, dichiara l’avvocato.
Alle donne il 74% delle ore di lavoro di cura
“C’è ancora tanta strada da fare, non solo in relazione ai diritti delle donne ma anche a quelli degli uomini che – soprattutto in occasione del disgregarsi delle unioni familiari – rischiano di vedersi limitare nella relazione con i propri figli ancora in nome di una preferenza materna”, continua Di Nella, ricordando le tappe che hanno contribuito nel tempo a orientare i rapporti uomo-donna all’interno delle relazioni coniugali. La prima vera battaglia, dice l’avvocato, ha riguardato il mondo del lavoro. “Le donne hanno compreso che il lavoro non rappresenta soltanto la via per raggiungere l’indipendenza economica, ma anche per rivendicare un’indipendenza dai contesti familiari”, afferma Di Nella. Ma ancora non c’è un’equilibrata distribuzione delle incombenze domestiche nella coppia; secondo un recente rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, le donne si fanno carico del 74% del totale delle ore di lavoro non retribuito di assistenza e cura. In altre parole, dedicano 5 ore e 5 minuti di lavoro non retribuito al giorno alla cura dei figli o dei parenti anziani e fragili contro un’ora e 48 minuti degli uomini.
Numeri che danno un’idea degli ostacoli che le donne si trovano ancora ad affrontare nell’affermazione sul lavoro. E d’altronde la Carta Costituzionale già nel 1948 all’art. 29 riconosceva la parità di genere tra marito e moglie nel sancire che “il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”, ma abbiamo dovuto aspettare gli anni ‘70 per vedere riconosciuta un’effettiva equivalenza di ruoli. Risale infatti al 1970 la legge sul divorzio, al 1975 la riforma del diritto di famiglia che abolì la figura dell’uomo come capofamiglia e al 1978 la legge sull’aborto. Poi, nel 2006, la Legge 54 ha modificato il precedente regime in materia di affidamento in base al quale i figli erano affidati per il 90% dei casi in via esclusiva alle madri, introducendo il principio della corresponsabilità genitoriale.
La parità di genere nella gestione del patrimonio
“Bisognerà attendere il 2012 per la Legge 219 che elimina la differenza di status del figlio naturale e del figlio legittimo, riconoscendo il diritto della donna a non dover scegliere il matrimonio come unica realtà di coppia tutelante per il proprio figlio”, continua Di Nella. “Mentre è del 2013 il decreto legislativo 154 che elimina la potestà genitoriale, a vantaggio di una condivisione dei ruoli all’interno della coppia”. Guardando infine alla gestione del patrimonio, da ricordare è la Sentenza delle Sezioni Unite del 2018 sui criteri dell’assegno divorzile, un’inversione di marcia “nella visione economica della donna: non più coniuge finanziariamente fragile e da tutelare ma coniuge con una propria dignità lavorativa”, conclude l’esperta. Ma il cammino resta lungo.
Lo Studio Legale Di Nella: una squadra al femminile
Prima la laurea all’Università Cattolica del Sacro Cuore, un master all’Università Bocconi, una specializzazione alla Scuola Aiaf e un diploma di counselor in ambito familiare al Centro Berne. Poi, nel 2011, l’idea di creare un suo studio con un obiettivo chiaro in mente: offrire ai clienti un’assistenza specializzata nel diritto della famiglia, dei minori e della persona, sia nell’ambito civile che penale. Lo racconta così Maria Grazia Di Nella, fondatrice dello Studio Legale Di Nella, circondata dalle professioniste che oggi la affiancano. C’è l’avvocato Alice di Lallo, membro dello studio dal 2011 e componente della Commissione Codice Rosso dell’ordine degli avvocati di Milano, oltre che volontaria e consulente legale della Casa di accoglienza delle donne maltrattate di Milano. Maria Zaccara, avvocato del Foro di Milano dal 2018, dopo una laurea magistrale in giurisprudenza a pieni voti presso l’Università degli studi di Milano con una tesi in diritto dell’esecuzione penale e del procedimento penale minorile. Angela Brancati, volontaria e consulente legale dal 2019 dell’Associazione avvocato di strada di Milano, che ha conseguito il titolo di avvocato dopo un tirocinio presso il Tribunale per i minorenni.
E ancora Cecilia Gaudenzi, avvocato dal 2021 con una passione per il diritto della persona, dei minori e della famiglia fin dalla carriera universitaria. E infine Elisa Cazzaniga che, dopo un tirocinio presso il Tribunale di Milano nell’ambito dell’immigrazione, ha iniziato il percorso di pratica forense presso lo studio Di Nella a fine 2022. Un team interamente al femminile, dedicato a un ramo del diritto “in cui si richiede molta sensibilità, capacità di ascolto, pazienza e accoglienza”, osserva Di Nella. “Le donne cercano in noi qualcuno a cui affidarsi e di cui fidarsi e ritrovano nella nostra squadra un punto di riferimento. Gli uomini cercano e ritrovano in noi le competenze di cui hanno bisogno”. Oltre alla sede milanese, lo studio ha sedi secondarie a Varese, Bologna, Roma e Lanciano. Dal 2020 è tra l’altro nelle liste del Consolato Britannico per l’assistenza delle vittime di violenza domestica.
Articolo tratto dal n° di ottobre di We Wealth.
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