Nate sulla scorta della crisi finanziaria del 2008, le fintech hanno raggiunto la maturità anche in Italia. E vengono guardate dalle banche per il loro valore aggiunto, che sta in tecnologie proprietarie e nella capacità di analisi granulare che rende il credito a buon mercato ed erogabile a clienti Btob nuovi, in particolare imprese piccole e micro
Secondo ItaliaFintech, i finanziamenti erogati dalle piattaforme nel 2021 sono stati pari a 3,7 miliardi di euro, più del doppio rispetto agli 1,8 miliardi nel 2020. Le imprese finanziate sono passate da 5.970 a 12.278
L’embedded finance (servizi finanziari che scorrono sotto il core business, che sia finanziario o no), è già realtà. E può aumentare il valore e la redditività di qualsiasi offerta, ma anche fidelizzare i clienti con un’offerta a valore aggiunto
Potrebbe finire sotto il controllo di una banca Credimi,
fintech fondata dall’ex Bcg Ignazio Rocco di Torrepadula, che dalla fondazione,
nel 2015, ha ricevuto 100mila richieste di credito da piccole e micro imprese e
erogato oltre 2 miliardi di euro. Credimi ha un focus specifico su ditte
individuali e micro imprese la cui solvibilità, per loro natura e dimensione, è
complessa da analizzare per le banche mainstream. Questa fintech riesce a dare
una risposta di fattibilità immediata e se positiva, a produrre il preventivo
dettagliato e definitivo in soli 3 giorni lavorativi, grazie alla sua
tecnologia. Ed è proprio questo asset che sembra aver attratto l’attenzione di
alcune banche che stanno esaminando il dossier. Secondo indiscrezioni la
candidata privilegiata sarebbe Unicredit, ma a manifestare il proprio interesse
sarebbero state anche la challenger bank Banca Cf+ e Banca Sistema. È una
notizia che segnala un salto di qualità nell’evoluzione del fintech e nel loro
ruolo nel sistema finanziario.
L’era delle scale-up
Un dato è chiaro: le fintech italiane del business lending hanno smesso di essere startup. E, complice la pandemia, e il salto della digitalizzazione nelle banche, sono diventate abilitatori tecnologici di nuovi servizi a beneficio delle imprese e delle stesse banche. In particolare nel segmento del credito, offrendo prestiti o anticipo fatture disintermediato, attraverso la connessione con investitori istituzionali.
Secondo l’analisi più recente condotta da ItaliaFintech, il digital lending si è rivelato una fonte rilevante di finanziamento alternativo e ripartenza per numerose pmi dimostrandosi un segmento determinante per far fronte alla necessità di liquidità delle aziende creando un forte impatto sull’economia reale fornendo nuove opportunità di crescita e ripartenza. I finanziamenti erogati nel 2021 sono ammontati a 3,7 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai 1,8 miliardi di quelli distribuiti nel 2020. L’incremento del settore è confermato inoltre dall’aumento del numero di imprese finanziate che passa da 5.970 a 12.278 nel 2021. Una goccia nel mare dei 660 miliardi erogati a fine 2021 dalle banche, ma numeri che diventano interessanti.
Tecnologie per abilitare la transizione digitale nelle banche
“Le ambizioni degli operatori del settore – così dichiara Sergio Zocchi, Presidente ItaliaFintech – sono per il prossimo futuro ancora più elevate. L’innovazione tecnologica, destinata a permeare tutto l’ambito finanziario, nel nostro paese ha ancora enormi spazi di crescita. Questo è il momento giusto per imprimere un ulteriore cambio di marcia, per contribuire all’innovazione, alla digitalizzazione ed alla competitività del Paese a livello internazionale”. Se queste ambizioni si tradurranno in una crescita ancora esponenziale è difficile dirlo: perché da sei mesi ormai il Temporary framework dei prestiti di emergenza è concluso e le maglie del credito hanno ripreso a chiudersi. Ma le collaborazioni banche-fintech restano una prospettiva interessante anche dalla visuale degli incumbent che devono rispondere alla domanda di una user experience snella e flessibile e sempre più digitale che arriva dalle next gen e non solo. E attraverso la tecnologia possono almeno in parte recuperare la perdita di redditività accumulata da Lehman Brothers in poi (Kpmg la stima in -33%). La stessa October a fine 2021 ha lanciato Connect, un progetto che prevede la cessione in white label alle istituzioni finanziarie delle componenti tecnologiche sviluppate in house.
Le alleanze banche- fintech
La più longeva piattaforma italiana in questo settore (che nasce come lender per le imprese ed evolve in fornitori di tecnologia as a service a banche asset manager e corporate) è Opyn (ex BorsadelCredito.it) che è stata così protagonista della prima operazione di M&A tra una banca e una fintech entrambe italiane: a luglio 2021 ha siglato con la bresciana Banca Valsabbina un accordo finalizzato all’acquisizione di una partecipazione pari a circa l’8,3% di Business Innovation Lab, società cui è riferita la piattaforma. Nel mese di dicembre, nell’ambito di questa collaborazione ormai consolidata, è nata la prima operazione di embedded finance all’italiana, che ha visto come terzo polo della relazione Samag Holding Logistics e ha l’obiettivo di per portare il business lending nella filiera logistica. Ma la collaborazione tra la fintech milanese e la Banca bresciana, ha consentito, da ottobre 2021 di veicolare mediante operazioni di cartolarizzazione più di 650 milioni di euro alle pmi.
“Con la pandemia è stato ancora più evidente che le banche hanno bisogno di diventare digitali, per abbattere i costi e aumentare i margini – spiega Antonio Lafiosca coo e co-founder di Opyn – e sempre più si rivolgono a noi per dotarsi della tecnologia che glielo consenta. Così siamo via via diventati da puro lender fornitore di tecnologie as a service per il lending, tecnologie che possono essere integrate nei sistemi di legacy delle banche e di business diversi”. Tra i partner di Opyn spiccano Azimut, ma anche Banca Ifis e Intesa Sanpaolo.
Il futuro è fintech
Si è alleata con Sparkasse, una delle più importanti Casse di Risparmio indipendenti in Italia e prima banca in Alto Adige, Workinvoice, che opera in settore affine, quello dell’invoice trading: spostando in ambiente digitale l’anticipo fatture, e consentendo di trasformare il credito commerciale in liquidità, senza appesantire la posizione debitoria delle imprese. Il credito commerciale in pancia alle aziende italiane ammonta a circa 450 miliardi di euro (di cui solo un terzo già servito da soluzioni tradizionali). L’obiettivo dell’accordo è quello di offrire alle imprese nelle regioni servite dalla banca (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna) innovativi servizi finanziari per ottimizzare la gestione del capitale circolante, servizi sviluppati dalla fintech e perfettamente integrati nel sistema di Sparkasse. “Una collaborazione che rappresenta inoltre per noi un ulteriore passo nel processo di sviluppo dell’embedded finance – afferma Matteo Tarroni, CEO e Co-founder di Workinvoice – ovvero l’integrazione dei nostri servizi fintech nell’offerta di istituti finanziari tradizionali, o di corporate. Il fintech in generale è oggi l’abilitatore di soluzioni efficienti per nuove fonti di profitto per aziende diverse, finanziarie e non, e per fidelizzare la clientela”. La rivoluzione del fintech si prepara a entrare in una fase nuova. Quella della normalità.