Probabilmente c’è anche un pizzico di conformismo nel promuovere (e propagandare) il digitale, ma tant’è: il termine FinTech (con la t maiuscola) compare spesso nel decreto del ministero dell’Economia e delle finanze del 30 aprile 2021, che, in attuazione di quanto stabilito dal Dl n. 34/2019 (pre-covid), contiene il regolamento che attua la “disciplina del Comitato e della sperimentazione FinTech”.
Sempre per la cronaca, nel marzo del 2018 veniva istituito, in seno al ministero in questione, il Comitato per il coordinamento per il Fintech. Nasceva sotto i più alti auspici, posto che al battesimo erano presenti, come riportato in un protocollo d’intesa, oltre al ministero, la Banca d’Italia, la Consob, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, l’Autorità garante della concorrenza, il Garante della privacy, l’Agenzia per l’Italia Digitale (oggi PagoPA) e l’Agenzia delle entrate.
Quindi, grazie al decreto in questione nasce oggi un nuovo Comitato FinTech (è lecito supporre che quello del 2018 sia implicitamente sciolto), e questa volta per volere del legislatore.
Viene da chiedersi se questa sia effettivamente la volta buona, tenuto conto che parlamento (e governo) hanno ancora 20 mesi di tempo (nel marzo 2023 scade la legislatura – peraltro 20 non son pochi, ma per l’orologio della burocrazia possono volare rapidamente).
In ogni caso occorre riconoscere che, in chiave retrospettiva, si tratta di un passo in avanti, al quale dovranno evidentemente seguirne molti altri.
Per fortuna la vera forza trainante, più che dai decreti, è data dalle idee e dalle iniziative, che anche in Italia non mancano certo; da noi non hlpiuttosto difettano i capitali ed un quadro normativo, soprattutto in ambito fiscale, ad hoc.
Per quanto riguarda il secondo (il quadro normativo), oltre al Comitato FinTech il Decreto del 30 aprile scorso vara (anche in questo caso, non per la prima volta – valgono le stesse considerazioni di cui sopra) una “sandbox regolamentare”, ovvero uno spazio protetto dedicato alla sperimentazione digitale nei settori bancario, finanziario e assicurativo.
Questo spazio di “gioco protetto” non è aperto a tutti: gli operatori dovranno presentare nelle prossime settimane dei progetti relativi a servizi, prodotti o processi innovativi nei settori in parola, che “arrecano benefici per gli utenti finali o contribuiscono all’efficienza del mercato” (così il comunicato stampa di Bankitalia); non solo, occorre che i progetti siano “in uno stato sufficientemente avanzato per la sperimentazione e sostenibili da un punto di vista economico e finanziario”.