Nascoste sotto la polvere della difficoltà, lontano dalla frenesia del benessere, vi sono storie degne di essere raccontate. Storie che mostrano come, spesso, anche se non la si osa sperare, l’opportunità attesa da tutta una vita può celarsi dietro un progetto d’aiuto. Storie che accomunano gli 1,3 milioni di minori italiani che vivono in situazioni di povertà estrema (1 su 7, secondo le statistiche aggiornate al 2023 dell’Istat) e le loro famiglie. C’è quella di Marco, 8 anni, che salta puntualmente il primo giorno di scuola perché a differenza dei suoi compagni di classe non possiede una cartella o un diario nuovi di cui andare fiero. O quella di Lucia, mamma di due gemelli, che segue un corso di economia domestica perché nessuno le ha mai concesso la libertà di imparare a gestire le proprie finanze. Ma anche quella di Federico, imprenditore e major donor, che ogni anno con la sua generosità permette alle famiglie del territorio di ottenere sostegno e formazione.
Storie diverse, queste, intrecciate tuttavia da un’unica urgenza, la stessa che 27 anni fa ha riunito un gruppo di professionisti e sognatori: tutelare e sostenere i minori che vivono in condizioni di disagio per salvaguardare il loro diritto all’infanzia. Per aiutarli a crescere nelle migliori condizioni ambientali, familiari, affettive e psicologiche possibili. Per far loro trovare le giuste risorse per esprimersi pienamente ed evolvere un potenziale nascosto.
Fondazione L’Albero della Vita ETS, dal disagio all’opportunità
L’urgenza è quella di Fondazione L’Albero della Vita ETS, realtà che dal 1997 lavora con l’obiettivo di proteggere la vita e il benessere dei bambini e trasformare il disagio in una nuova opportunità. “Siamo partiti grazie a un lascito effettuato da un amico dei primi educatori” racconta a We Wealth Salvatore Angelico, Presidente della Fondazione “grazie al quale abbiamo aperto la prima comunità educativa per minori, nel pavese. L’équipe era attrezzata per lavorare con bambini in età scolare e prescolare, ma arrivò prestissimo la richiesta di accogliere una neonata di solo qualche settimana. Da lì capimmo subito che le situazioni di emergenza e la capacità di trovare loro soluzioni efficaci sarebbero diventate parte del nostro quotidiano”.
Fondazione L’Albero della Vita non è l’unico ente del terzo settore in Italia attivo nell’assistenza sociale e socio-sanitaria (Italia non profit ne censisce circa 800, attualmente). A caratterizzarlo è la capillarità delle sue attività sul territorio nazionale, cresciute proporzionalmente al disagio socio-economico che dilaga in un mondo che accumula ricchezza, ma fatica a distribuirla. Sebbene rientri tra i Paesi più influenti e agiati a livello globale, l’Italia ha infatti ancora molta strada da percorrere per debellare l’indigenza infantile: fra i 40 Stati più ricchi al mondo, il Belpaese si posiziona al 33esimo posto per povertà monetaria dei bambini nel ranking UNICEF Innocenti – Global Office of Research and Foresight.
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Progetti a sostegno di bambini e famiglie
“Dalla prima esperienza nella provincia lombarda siamo oggi attivi in 8 regioni italiane, dalla periferia milanese a quella palermitana. Non solo: dal 2009 la Fondazione è riconosciuta come Organizzazione Non Governativa, traguardo che ne ha aumentato la portata e lo scopo” commenta Isabella Catapano, Direttore Generale della Fondazione. “Così attualmente supportiamo più di 350mila beneficiari in quattro diversi continenti attraverso 44 progetti attivi. Il nostro obiettivo è sviluppare azioni efficaci finalizzate ad assicurare il benessere, proteggere e promuovere i diritti e favorire lo sviluppo dei bambini in difficoltà, delle loro famiglie e delle comunità di appartenenza. C’è il progetto La Rondine, una serie di alloggi per l’autonomia nella periferia milanese, pensati per accogliere temporaneamente mamme e bambini. Per ciascun nucleo familiare è definito un progetto educativo e formativo, così che possa ‘spiccare il volo’ dopo il nostro intervento. C’è il programma nazionale di contrasto alla povertà a sostegno delle famiglie con bambini, ma vi sono anche progetti in Asia che permettono a ca. 10mila beneficiari di ricevere un sostegno alimentare, medico ed educativo che non otterrebbero altrimenti. Il tutto utilizzando un metodo pedagogico che mette al centro il ruolo dell’educazione”.
I principali donatori: cittadini e imprese
Per raggiungere i propri obiettivi, Fondazione L’Albero della Vita si avvale principalmente del supporto di privati: cittadini e imprese, oltre al contributo derivante dai bandi. Una scelta virtuosa che fa tuttavia affidamento sulla predisposizione del singolo. Quella del donare, infatti, in Italia è ancora un’abitudine poco diffusa: ogni anno è devoluto appena lo 0,2% dei 5mila miliardi di euro di ricchezza finanziaria privata italiana, stando alla seconda edizione dell’indagine L’esperienza filantropica dei wealthy people in Italia promossa da Fondo Filantropico Italiano e FINER nel 2022.
Un focus sugli imprenditori e la filantropia
Da rilevare tuttavia è la maggiore generosità degli imprenditori rispetto alle altre fasce di wealth people in termini di volume economico, sostegno che avviene a titolo personale (22%), attraverso le loro aziende (15%) o tramite un mix (63%). Quella degli imprenditori è inoltre la fascia più coinvolta quando si parla di volontariato (il 71% del campione partecipa attivamente) e di organizzazione di raccolta fondi ed eventi benefici (49%). “Cittadini e imprese rappresentano i nostri due donatori tipo, una doppia anima che supporta le attività in corso in maniera differente” aggiunge.
“Oggi le aziende ampliano e rinnovano la propria vision fondandola sempre di più sul concetto di ‘valore condiviso’, approccio per cui il core business è concepito come driver di competitività ma anche di trasformazione sociale. Sempre di più il piano strategico e quello di sostenibilità ambientale e sociale sono disegnati sul ‘purpose’ della propria organizzazione che risponde a una sfida di give back ma soprattutto di virtuosa generazione di bene comune. Nelle partnership corporate puntiamo da tempo a co-progettare con questo mondo azioni ad alto impatto sociale sulla base di analisi di contesto per rispondere efficacemente a bisogni specifici delle singole comunità territoriali. Nasce in quest’ottica ‘Aziende di Cuore. Insieme realizziamo grandi imprese’, il programma di corporate partnership di Fondazione L’Albero della Vita ETS che coinvolge le aziende nei diversi progetti di contrasto alla povertà sociale ed educativa e di tutela dell’infanzia, delle donne e delle famiglie in difficoltà, in Italia e nel mondo. Le tipologie di collaborazione sono molteplici ma accomunate dal rispetto del purpose e sviluppate nell’ottica della trasparenza e della misurazione dell’impatto sociale fatta sulla base degli obiettivi e indicatori sociali condivisi in fase di progettazione” aggiunge Paratico.
“Penso ad esempio agli interventi sociali in co-progettazione, ma anche al joint fundraising o al match funding, in cui l’azienda è intermediaria con una raccolta fondi e/o un raddoppio del totale raccolto, o ai viaggi solidali aziendali presso le sedi estere della Fondazione (per esempio in Kenya, India, Perù, Amazzonia, Colombia, ecc). Vi sono inoltre modalità che coinvolgono i dipendenti nel purpose sociale dell’impresa, sia attivamente (volontariato aziendale o maratone e/o iniziative di raccolte fondi) che passivamente (payroll giving). Ma sviluppiamo anche eventi di approfondimento e tavoli tematici partecipativi ad hoc per e con le aziende”.
Un focus sui privati e la filantropia
Anche i cittadini italiani sono attivi nella filantropia, sebbene se non si tratti di una pratica diffusa come all’estero. Per fare un paragone, le donazioni dei privati americani superano di 48 volte quelle effettuate dai nostri connazionali. Una quota ridotta, quindi, ma alla crescente ricerca di figure di supporto ed esperti che possono accompagnare i filantropi nelle loro decisioni, specie relativamente alla pianificazione successoria e alla scrittura del testamento (+41% rispetto all’anno precedente). E che più è patrimonializzata, più si dimostra interessata a ricevere una consulenza filantropica all’interno del pacchetto di servizi finanziari offerti (66% degli individui con patrimonio 5-10 milioni di euro).
“Il sostegno a L’Albero della Vita da parte delle persone fisiche può essere molto variegato e altrettanti sono i modi con cui ci interfacciamo con loro” aggiunge Alberto Abbà, Responsabile Grandi Donatori e Lasciti per la Fondazione. “C’è chi è più formale e a cui si dà del lei, chi diventa un amico e ci aggiorna sugli esami medici o ci manda cuori e preghiere. Il supporto si concretizza ad esempio in donazioni in denaro, sia one-off che continuative; nelle donazioni di beni fisici (a seguito di specifiche richieste emergenziali); nel sostegno a distanza ai bambini (come quelli che storicamente supportiamo in India); negli acquisti solidali. Non mancano poi le azioni mediate da professionisti come commercialisti e notai amici della Fondazione che ci consigliano come beneficiari del 5×1000 o di un lascito solidale. Una modalità non esclude l’altra, tuttavia, come nel caso di una nostra donatrice storica che dopo averci supportato per molti anni con piccole cifre ci ha devoluto tramite lascito testamentario una somma considerevole, in quanto non aveva eredi. Ma è importante sottolineare che non servono grosse somme ed è possibile effettuare un lascito anche rispettando la quota di legittima in caso siano presenti coniugi o parenti in vita”.
Perché fare filantropia? Le motivazioni dietro il dono: i benefici fiscali…
Poco diffusa, oltre all’abitudine del donare, è la conoscenza circa le agevolazioni fiscali presenti in Italia per chi dona a un Ente del Terzo Settore. Ben l’80% degli intervistati dal Fondo Filantropico Italiano e FINER afferma infatti che queste rappresenterebbero un incentivo a donare di più, ma solo il 12% del campione è informato su quelle già esistenti nel nostro Stato. Alle aziende, infatti, lo Stato italiano offre la deducibilità delle donazioni fino al 10% del reddito complessivo netto dichiarato, senza alcun tetto; nel caso in cui la deduzione sia superiore al reddito complessivo netto dichiarato, l’eccedenza può essere utilizzata in deduzione fino al quarto periodo d’imposta successivo. Alle persone fisiche, invece, nel Belpaese è offerta la detraibilità al 30% per le donazioni in denaro o in natura con un tetto massimo di 30mila euro per ciascun periodo di imposta. In alternativa, è possibile la deducibilità delle donazioni fino al 10% del reddito complessivo dichiarato, con possibilità di riportare eventuali eccedenze fino al quarto anno di imposta successivo.
… e le motivazioni personali di imprenditori…
Le ragioni dietro al dono tuttavia non si limitano ai benefici fiscali. “Per gli imprenditori i motivi sono tra i più diversi (ricordiamo sempre la possibilità di ingaggio anche a titolo puramente personale), ma a prescindere dalle motivazioni ciò che conta è l’impegno condiviso tra l’azienda e l’ente, che supera il mero impegno economico. Condividere una progettualità sociale significa anche sottoscriverne i valori fondanti in un’ottica di reale generatività e trasformazione sociale. Per le aziende coinvolte, questo passa dalla responsabilità sociale all’advocacy e alla sensibilizzazione dei propri stakeholder rispetto agli obiettivi Esg e alle istanze sociali fino all’evoluzione in partnership generative che includono e integrano la sostenibilità sociale e ambientale nel business. Per noi comporta invece una attenta selezione dei potenziali partner corporate che avviene attraverso la condivisione preventiva e in fase di dialogo non solo degli obiettivi sociali di progetto, ma anche sulla base dei valori espressi dalla nostra vision e mission. Un’attenzione che ci porta a seguire attivamente l’andamento dei progetti tramite redazione di reportistica e rendicontazione finanziaria, sempre condivisa con l’azienda, ma anche tramite il monitoraggio degli indicatori utilizzati nel medio e nel lungo periodo per verificare il raggiungimento degli obiettivi” precisa Paratico.
… e privati
“Stando alle motivazioni che spingono al dono le persone fisiche, c’è chi lo fa per migliorare il mondo, per senso di solidarietà verso il prossimo, per essere protagonista attivo del cambiamento o per restituire ciò che ha avuto” continua Abbà. “C’è chi è spinto dal senso di colpa, o chi vuole migliorare l’immagine, chi guadagnarsi il paradiso, chi è sensibile a certi temi, chi ha vissuto in prima persona certi disagi. O perché tanto non si porterà dietro i propri averi o per la bellezza di immaginare una parte di loro anche dopo di loro, nel sorriso di un bambino”.
Ragioni personali a parte, ciò che rimane è l’impatto generato grazie al proprio gesto. “Uno degli ultimi progetti sviluppati grazie alle grandi donazioni dei privati riguarda un locale di Palermo sequestrato alla mafia, che ci è stato affidato per farne un luogo di crescita, sviluppo e aggregazione per bambini e genitori della zona. Grazie alla generosità di un grande donatore è stato possibile ristrutturare l’edificio e attraverso quella di un’azienda abbiamo curato l’arredamento degli spazi. Una storia dal significato molto potente che racconta un cambiamento: un luogo con finalità malavitose è stato restituito alla sua comunità ed è ora sede di un progetto solidale”. Migliaia di storie di beneficiari e donatori, decine di collaborazioni con i cittadini e le imprese, uno l’impegno condiviso: dare un vero significato alla parola ‘impatto’ che dentro contiene appunto la parola ‘patto’.
Articolo pubblicato sul numero di giugno 2024 del magazine We Wealth. Abbonati qui.
Tutte le foto sono courtesy Fondazione L’Albero della Vita ETS