La banca centrale statunitense, con voto unanime, ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse al 5-5,25%. La maggior parte dei governatori ritiene tuttavia che saranno necessari nuovi ritocchi al costo del denaro
Diodovich, IG Italia: “Una pausa che servirà ai membri più hawkish per dimostrare che le condizioni economiche e finanziarie non sono ancora quelle volute dalla Federal Reserve e serviranno ulteriori rialzi”
Nessuna sorpresa in casa Federal Reserve, che annuncia una “pausa” sui tassi di interesse. Una mossa attesa da molti analisti, scrollatisi di dosso le ultime incertezze dopo il rallentamento dell’inflazione americana a maggio. Confermate le aspettative sui toni “hawkish” di Powell, con l’apertura di uno spiraglio per nuovi rialzi entro la fine dell’anno.
Federal Reserve, tassi fermi al 5-5,25%
La banca centrale statunitense, con voto unanime, ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse nella forchetta tra il 5 e il 5,25%, interrompendo 15 mesi di strette consecutive. “Gli indicatori recenti suggeriscono che l’attività economica continua a crescere a un ritmo modesto”, si legge nel comunicato del Federal open market committee (o Fomc, l’organismo della Fed responsabile delle operazioni di mercato aperto negli Usa, ndr). “Negli ultimi mesi i guadagni di posti di lavoro sono stati robusti e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L’inflazione rimane elevata. Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente. È probabile che condizioni di credito più restrittive per famiglie e imprese pesino sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione. La portata di questi effetti rimane incerta. Il Comitato resta molto attento ai rischi di inflazione”.
Powell: “Nuovi rialzi entro la fine dell’anno”
Si tratta però soltanto di uno stop temporaneo. “Quasi tutti i partecipanti (al meeting del comitato di politica monetaria, ndr) pensano che sarà appropriato aumentare ancora un po’ i tassi entro la fine dell’anno”, ha dichiarato Powell in conferenza stampa. “Le pressioni sull’inflazione continuano a essere elevate e il processo di riportare l’inflazione al 2% ha una lunga strada da percorrere. In questa riunione, tenuto conto quanto lontano e quanto velocemente ci siamo mossi, abbiamo ritenuto prudente mantenere fermi i tassi per permettere al Comitato di valutare le informazioni in arrivo e le sue implicazioni per la politica monetaria”.
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“Nella riunione di maggio, il Fomc aveva alzato il tasso sui Fed funds di 25 punti base, portando il costo del denaro nel range 5%-5,25%, intervallo più alto da settembre 2007”, ricorda a We Wealth Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “Le minute della riunione di maggio avevano confermato che esisteva la possibilità per una pausa nel ciclo dei rialzi, evidenziando che i membri erano divisi sulla necessità di ulteriori aumenti dei tassi”. Era ampiamente previsto che la Fed potesse decidere di mantenere invariati i tassi di interesse nel range 5%-5,25% e lasciarsi aperto uno spiraglio per un possibile aumento del costo del denaro a luglio, continua lo strategist. Aspettative che si basavano sui verbali della riunione di maggio e sulle dichiarazioni di almeno sei degli undici membri votanti del Fomc.
I dubbi sull’efficacia dello stop ai rialzi
“Le scelte di altre banche centrali come quelle recenti della Reserve bank of Australia (che ha alzato a sorpresa i tassi dal 3,85% al 4,10%) e della Bank of Canada (che ha fatto salire il costo del denaro di 25 punti base al 4,75%) portano ulteriori dubbi sull’efficacia di una pausa nel ciclo di rialzi”, avverte tuttavia Diodovich. Secondo l’esperto, l’andamento dei mercati finanziari e i dati macroeconomici (tra cui i Non farm payrolls, ovvero i dati relativi all’occupazione negli Stati Uniti per il settore manifatturiero, delle costruzioni e dei beni, a 339.000 unità a maggio) non suggerivano una pausa. “L’equity è in un trend bullish, i rendimenti dei Treasuries sono su livelli bassi e il mercato immobiliare sta recuperando forza. Per i mercati finanziari la Fed non è stata abbastanza restrittiva. E inoltre due situazioni di crisi significative (tetto al debito e situazione banche regionali) hanno avuto un impatto minore rispetto alle paure dei banchieri centrali. Esistono tanti dubbi che la pausa sia imposta da alcuni membri dovish all’interno della commissione operativa”, dichiara Diodovich. Poi conclude: “A nostro avviso la pausa sarà molto breve. Una pausa che servirà ai membri più hawkish per dimostrare che le condizioni economiche e finanziarie non sono ancora quelle volute dalla Fed e serviranno ulteriori rialzi”.
“Riteniamo che questa pausa sia probabilmente un salto di turno e che assisteremo a un altro – e probabilmente ultimo – rialzo dei tassi a luglio”, osservano Tiffany Wilding, north american economist, e Allison Boxer, economist di Pimco. “Più in là, il nostro scenario di base prevede un indebolimento dell’economia statunitense a fine estate o in autunno, che probabilmente indurrà la Fed a sospendere i rialzi dopo luglio. Tuttavia, se i dati continueranno ad essere forti e a spingere la Fed a continuare ad aumentare i tassi, il rischio di un rallentamento più marcato probabilmente aumenterà”. Diversa la posizione di Ryan Sweet, chief Us economist di Oxford economics, che parla di un “bluff” della banca centrale. “È probabile che si tratti di un bluff, perché l’inflazione continuerà a indebolirsi nella seconda metà di quest’anno e nel prossimo. Se non si trattasse di un bluff e la Fed continuasse ad aumentare i tassi, aumenterebbero le probabilità che la banca centrale spinga l’economia verso una recessione”, dichiara Sweet. Definendo “improbabili” ulteriori rialzi dei tassi entro dicembre. “La nostra previsione di base è che la Fed rimanga in attesa per il resto dell’anno, prima di allentare gradualmente la presa all’inizio del 2024”. Resta da vedere quale sarà la mossa della Banca centrale europea, in riunione il 15 giugno. Intanto, nel giorno della Fed, il Ftse Mib ha chiuso in rialzo dello 0,88%. Wall Street mista, con l’indice Dow Jones che cede lo 0,68%, l’S&P 500 piatto a +0,08% e il Nasdaq che avanza dello 0,39%.