Il 14 giugno la Federal Reserve annuncerà la sua decisione sui tassi, che potrebbe dare uno slancio immediato ad azioni e oro in caso di “pausa”i
Il 15, invece, sarà il turno della Bce: che ha anticipato nuovi rialzi lasciando pochi dubbi
Gli investitori entrano nella settimana delle banche centrali con aspettative differenti su quelle che potrebbero essere le mosse della Fed e della Bce. Nell’incontro del 13 e 14 giugno Jerome Powell e colleghi, secondo le probabilità implicite indicate dai future nel Cme Fed Watch Tool, opteranno per mantenere i tassi nell’attuale range 5-25% – un’eventualità “scontata” al 78,2%. Considerando un certo livello di incertezza sulla pausa (una minoranza degli osservatori crede in un nuovo rialzo) si può immaginare un moderato impatto positivo sulle azioni americane nel caso si concretizzi la tanto attesa “pausa” della Fed, così come sull’oro (in calo del 2,57% nell’ultimo mese).
La Fed osserva un’economia ancora forte
Con gli ultimi sviluppi macroeconomici, in particolare il rallentamento nella crescita dei salari, gli investitori hanno sempre più creduto nella possibilità della “pausa” nel ciclo di rialzi dei tassi. La crescita delle retribuzioni a maggio è rallentata al 5,3% secondo il monitoraggio del sito di annunci lavorativi Indeed pubblicato l’8 giugno, un dato che in linea con le ultime evidenze dei non farm payroll che avevano mostrato un rallentamento della crescita dei salari orari al +4,3% dal +4,4% di maggio. Un minor rischio di rincorsa fra salari e prezzi potrebbe incoraggiare la Fed ad aspettare nella prossima riuniona, prima di annunciare, eventualmente, la fine dei rialzi.
Il rallentamento dei salari sembra accompagnarsi a un ritmo di crescita superiore alle previsioni, con la revisione al rialzo del Pil nel primo trimestre, dal +1,1 al +1,3%. Guardando avanti, però, il raffreddamento dell’attività economica traspare dall’ultima lettura dell’indice ISM non manifatturiero, sceso da quota 51,9 punti a 50,3 a maggio – appena al di sopra della quota che indica una contrazione.
L’indicatore sull’andamento dei prezzi più seguito dalla Fed, il Pce index, aveva segnato un rialzo superiore alle attese ad aprile del 4,4%. In precedenza, la stima sull’indice dei prezzi al consumo aveva mostrato un rialzo annuo del 4,9%, con segnali di assestamento sulla crescita dei prezzi dei servizi e degli affitti.
“Nonostante i dati chiave pubblicati a maggio abbiano indicato un leggero allentamento delle pressioni inflazionistiche, l’inflazione core rimane ancora troppo persistente. Il mercato del lavoro [americano] continua a essere forte: i non farm payrolls hanno registrato la cifra più alta in quattro mesi, superando di gran lunga i 190.000 [nuovi occupati] previsti”, ha dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, ricordando come dal marzo 2022 la Fed abbia sempre alzato i tassi ad ogni riunione, con un impatto cumulato di cinque punti percentuali. Tuttavia, il tempo per la “pausa” sui rialzi dei tassi potrebbe essere arrivato.
“Dopo la riunione del Fomc di maggio, il presidente della Fed Jerome Powell ha segnalato una possibile pausa in questo incessante ciclo di rialzi dei tassi: crediamo che la pausa possa essere decisa nel prossimo meeting per monitorare gli effetti delle politiche monetarie restrittive sull’economia reale statunitense”, ha dichiarato Diodovich. “Riteniamo molto probabile che nel mese di luglio la Fed possa tornare a rialzare i tassi in caso le pressioni inflazionistiche non dovessero continuare a scendere, come hanno già preannunciato molti esponenti del Fomc”, ha aggiunto lo strategist. Attualmente la maggioranza dei trader vede il raggiungimento del tasso terminale, il punto più alto per il costo del denaro negli Stati Uniti entro settembre, sul range di 5,25-5,5%: mancherebbe ancora un rialzo da 25 punti base. Dopodiché, stando alle aspettative attuali, il primo rientro dal “picco” potrebbe arrivare già con il meeting di novembre, con una probabilità implicita al 41%. Rispetto a qualche tempo fa, quando veniva prefigurato il primo taglio dei tassi già nell’estate, le aspettative degli investitori sull’inizio della fase discendente si sono decisamente spostate in avanti. “Escludiamo che nel corso del 2023 la Fed possa decidere di tagliare il costo del denaro”, ha dichiarato sul tema Diodovich assumendo attese più ‘falco’ sulle prossime mosse di Powell e colleghi, “i tassi di interesse rimarranno al di sopra del 5% almeno fino al primo semestre 2024”.
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Le attese per la Bce: si prosegue con i rialzi
Sul fatto che la Banca centrale europea continuerà ad alzare i tassi il prossimo 15 giugno, c’è poco spazio per i dubbi: la stessa presidente, Christine Lagarde, ha affermato che il percorso di inasprimento non è ancora concluso e che “non c’è una chiara evidenza sul fatto che l’inflazione sottostante abbia raggiunto il picco”.
Secondo l’ultima stima preliminare di Eurostat, l’inflazione al consumo è stata del 6,1% a maggio, mantenendosi costante su base mensile. Al netto di energia, tabacchi e alimenti non processati il tasso annuo è sceso dal 5,6 al 5,3%, offrendo pochi segnali di rallentamento (su base mensile l’incremento è stato dello 0,2%). A fronte di una riduzione del costo dell’energia (-1,7% rispetto al maggio 2022) tutti le principali voci sembrano indicare un forte rincaro, in particolare gli alimenti (+12,5%).
Nel frattempo il potere contrattuale dei lavoratori europei è salito ulteriormente: ad aprile il tasso di disoccupazione nell’Eurozona ha toccato il minimo storico al 6,5% (un livello osservato già lo scorso marzo, ma in seguito rivisto al rialzo). Eventuali aumenti delle retribuzioni, giustificate solo dal parziale adeguamento all’inflazione sperimentata dallo scorso anno sono fonti di preoccupazione per la Bce.
Come per la Fed, ci sarà grande attenzione anche per le nuove proiezioni economiche della Bce, che attualmente mostrano il ritorno dell’inflazione al 2,1% a fine 2025. Al contrario di quanto avvenuto negli Usa, l’Eurozona ha sperimentato una recessione tecnica a causa dell’impatto della guerra in Ucraina sui costi energetici nel primo trimestre, il secondo segnato da una contrazione del Pil.
“Per l’Eurozona, nonostante i dati macroeconomici deludenti (Eurozona in recessione tecnica, produzione industriale in forte calo) la Bce non cambierà il proprio posizionamento hawkish”, ha affermato Diodovich, “crediamo che l’istituto centrale di Francoforte promuoverà almeno due rialzi dei tassi di interesse di 25 punti base sia a giugno che a luglio”.