La persistenza dell’inflazione è il principale rischio per le prospettive di crescita globali e la stabilità finanziaria nel prossimo futuro: è quanto sostiene l’Ocse nel suo ultimo Global Economic Outlook, nel quale si incoraggiano le banche centrali a mantenere un’impostazione restrittiva fino a quando l’inflazione di fondo non avrà dato segnali di raffreddamento. Segnali che, fin qui, si sono visti ancora poco.
Le proiezioni aggiornate indicano un abbassamento dell’inflazione generale (headline), nell’area Ocse, dal 9,4% al 6,6% nel 2023, con un ulteriore abbassamento al 4,3% nel 2024. Anche l’anno prossimo, comunque, l’andamento dei prezzi sarà al di sopra degli obiettivi di mandato per l’Eurozona e per gli Usa, i cui tassi d’inflazione saranno rispettivamente al 3,22 e al 2,56%. Dati che salgono, però, al 3,55 e al 2,61% se si considera, invece, la previsione 2024 per l’inflazione di fondo, quella che esclude le componenti più volatili del paniere, come l’energia.
“Negli ultimi 18 mesi circa, l’inflazione di fondo si è dimostrata costantemente superiore alle previsioni. I forti shock che hanno colpito l’economia globale e la serie di fattori che hanno contribuito all’aumento dell’inflazione, sia dal lato della domanda sia dell’offerta, hanno reso difficile valutare la velocità con cui le pressioni inflazionistiche potrebbero ridursi”, ha dichiarato l’Ocse. “Se il rialzo dei tassi di interesse avrà effetti minori del previsto e/o ritardati, o se le pressioni sui costi si attenueranno meno rapidamente del previsto, o se le imprese cercheranno di aumentare i margini alzando i prezzi, l’inflazione sarà più alta del previsto”, hanno aggiunto gli economisti dell’organizzazione parigina, concludendo che “in tali circostanze, la politica monetaria dovrà essere ulteriormente inasprita e forse mantenuta restrittiva più a lungo, con implicazioni negative per la crescita e l’occupazione e maggiori rischi per la stabilità finanziaria”.
Nel dettaglio, alcuni dei rischi finanziari in gioco sono legati soprattutto alla stretta del credito e al possibile crollo dei prezzi immobiliari. “Vi è il rischio che un brusco inasprimento delle condizioni di finanziamento possa innescare un diffuso stress finanziario e minare la stabilità, poiché gli investitori riconsiderano rapidamente le esposizioni ai rischi di liquidità, durata e credito”, cercando di ridurre l’esposizione a possibili default. “Le principali preoccupazioni riguardano la possibilità che si manifestino nuove fragilità nel settore bancario”, ha aggiunto l’Ocse, “con una conseguente perdita di fiducia e una forte contrazione del credito”.
Tutto questo potrebbe peggiorare le previsioni sulla crescita, che non sono cambiate molto dallo scorso marzo: la crescita globale sarà del 2,7% nel 2023, dato più basso dalla Crisi finanziari con la sola eccezione del 2020 segnato dal covid, e del 2,9% nel 2024. India, Cina e Indonesia saranno le economie destinate al podio per quest’anno e per il prossimo.
L’ipotesi di tassi d’interesse ancora elevati a lungo potrebbe vanificare parte dell’esuberanza osservata da inizio anno sul comparto azionario growth e tecnologico, che beneficiano della prospettiva di tassi d’interesse più bassi. Ne avevamo parlato in questo articolo.
Questo scenario andrebbe a premiare gli investitori esposti ai titoli di stato a brevissima scadenza, che tendono ad adeguarsi al costo del denaro e che sono diventati un importante strumento per la gestione della liquidità.
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Inflazione, Ocse: crescita italiana minata dal crollo dei salari reali
Per l’Italia le prospettive di crescita seguiranno una traiettoria calante nel 2023 e 2024, con Pil atteso in aumento dell’1,2 e dell’1%, contro lo 0,9 e l’1,5% attesi per la media dell’Eurozona. A frenare l’economia italiana sarà un rallentamento nella crescita dei consumi dovuta al marcato impoverimento della popolazione: i salari reali italiani, corretti per l’inflazione, hanno perso il 4,4% del valore nella seconda metà del 2022, contro il -3,3% della media dell’Eurozona e il -2,5% degli Stati Uniti.
A questo dato si aggiunge una forte riduzione anche delle disponibilità finanziarie delle famiglie italiane che, secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, si sono contratte del 14,4% nel 2022. “L’erosione dei redditi reali dovuta a una crescita salariale contenuta in un contesto di inflazione elevata, il ritiro del sostegno fiscale eccezionale legato alla crisi energetica e l’inasprimento delle condizioni finanziarie stanno pesando sui consumi privati e sugli investimenti”, ha dichiarato l’Ocse nella sua scheda dedicata all’Italia, “mentre il calo dei prezzi dell’energia dovrebbe ridurre l’inflazione […] la crescita dei salari dovrebbe aumentare nel periodo 2023-24”. In ogni caso, ha aggiunto l’Ocse, il serbatoio di risparmi degli italiani, che rimane “ampio”, potrebbe essere in parte speso per sostenere la domanda interna.