L’economia italiana non cresce: Mario Draghi lancia l’allarme, intervenendo alla Commissione Affari Economici del Parlamento Europeo. Certo, la decelerazione “interessa tutti i Paesi dell’Eurozona, ma è stata più marcata in Italia”, dove si cresce meno “rispetto al passato e rispetto alle aspettative, significativamente meno delle aspettative”. Il Presidente uscente della Banca Centrale Europea sottolinea però come la risoluzione delle tensioni tra Italia e Bruxelles sia stata “una buona notizia, lo spread si è lievemente ridotto: il rispetto delle regole riduce e rende migliori le condizioni del finanziamento. E’ prematuro ipotizzare la necessità di una manovra correttiva, non abbiamo ancora tutti i dati e le informazioni e non sappiamo come verrà messa in atto nè quale sarà il gettito”. Gli fa eco un più ottimista Ignazio Visco, che intervistato a margine di una conferenza a Pisa rassicura: “L’economia italiana incontra difficoltà per il rallentamento del ciclo economico ma è quasi definitivamente fuori dalla crisi profonda che l’ha colpita negli anni scorsi”. Secondo il Governatore di Banca d’Italia a queste difficoltà “bisogna far fronte mantenendo la politica monetaria accomodante da parte della Bce e con interventi però anche di struttura”.
Mario Draghi da Bruxelles risponde: “Il programma di acquisto di titoli da parte della Bce potrebbe riprendere “se le cose andassero molto male” sul fronte dell’economia della zona euro, “ma è improbabile che questa questa eventualità si possa materializzare”, perlomeno nel 2019. Se le cose dovessero precipitare “potremmo ancora prendere altri strumenti nella nostra cassetta degli attrezzi”, ha detto il presidente rispondendo alla domanda di un europarlamentare che chiedeva se la Bce possa riprendere il programma di Qe concluso a dicembre. Draghi ha aggiunto che “l’effetto positivo delle regole di bilancio è che se vengono rispettate promuovono la convergenza economica”. L’Italia, prosegue Visco, “esce dal periodo più difficile del dopoguerra e l’eredità che ci lascia è una crisi economica che si riflette sul debito pubblico, che si riflette sulla situazione dei conti delle banche”. D’accordo Mario Draghi, secondo il quale “in un’area monetaria non si può mantenere la propria sovranità se l’economia diverge in modo continuo, se un Paese è il fanalino di cosa in termini di riforme economiche, se resta indietro in termini di competitività, ha un alto debito“.