La Cina rialza la testa, i timori di una recessione globale diminuiscono, e le prospettive d’inflazione sono in miglioramento. In altre parole il quadro macroeconomico del 2023, è meglio di quanto il mercato si aspettava solo fino a poche settimane fa. Una buona notizia per le azioni, ma forse ancora migliore per le obbligazioni governative. A dirlo sono i grandi gestori dei fondi, coinvolti nella consueta survey mensile di Bank of America.
Il quadro macroeconomico del 2023
L’80% degli intervistati prevede una recessione in Europa nei prossimi dodici mesi, in calo rispetto al 95% di ottobre, mentre il 68% prevede una recessione globale, in calo rispetto al 77% di novembre. Anche negli Stati Uniti, causa la forte stretta monetaria – i tassi Fed dovrebbero raggiungere il 5% nel secondo trimestre dell’anno -, la maggioranza degli investitori vede una recessione all’orizzonte. Quando si toccherà il punto più basso? Il 46% si aspetta che il ciclo macro abbia un crollo nel secondo trimestre del prossimo anno, mentre il 30% si aspetta un crollo macro nel terzo trimestre. Cresce invece l’ottimismo sulla crescita della Cina, che sembra essersi liberata dalla politica zero-covid. Ad ogni modo, alla luce di questi venti recessivi, il 64% degli investitori ritiene che la distruzione della domanda sarà il tema macro dominante nei prossimi mesi. L’inflazione invece, con ogni probabilità, rallenterà di molto la sua corsa. Il 90% si aspetta una riduzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi e il 6% netto prevede un calo dei rendimenti obbligazionari a 10 anni nel corso del prossimo anno, il dato più alto degli ultimi 20 anni.
Il ritorno dei bond governativi
In questo contesto quali sono le asset class che performeranno meglio nel 2023? Per il 27% l’asset su cui puntare sono i titoli di stato, seguiti da azioni (25%), obbligazioni societarie (24%), materie prime (12%), liquidità (6%), criptovalute (4%). Conferma la convinzione dei gestori che saranno i bond governativi i migliori della classe il fatto che l’allocazione nei titoli di stato ha subito un’impennata a dicembre con i portafogli che ora sono sovrappesati sul comparto per la prima volta dal 2009.
Per le azioni europee prospettive buone ma a medio termine
Per quanto riguarda l’azionario europeo, gli investitori sono ribassisti nel breve termine, con l’88% che prevede un ribasso degli eps e il 26% (la percentuale più alta dal marzo 2020) che ritiene che le azioni europee siano sopravalutate. Il 72% ritiene infine che il rally azionario in Europa si sia già consumato, mentre il 42% è ottimista su un orizzonte temporale di medio termine, prevendedo un rialzo del 5% nei prossimi dodici mesi, la lettura più alta da marzo. Quanto ai settori, il 36% degli investitori si aspetta che i ciclici sottoperformino i difensivi, mentre il 74% prevede che l’alta qualità superi la bassa qualità. Il settore assicurativo e quello farmaceutico rimangono i settori più preferiti. In calo l’appetito per energia e banche.