Parlare di family business significa immergersi nel cuore pulsante dell’economia italiana. Le imprese familiari non sono solo la spina dorsale del nostro sistema produttivo, ma rappresentano anche un intreccio di valori, dinamiche personali e sfide imprenditoriali che si sviluppano lungo generazioni. Tuttavia, il ciclo di vita di un’impresa familiare non è lineare: attraversa momenti di crescita, di crisi, di trasformazione. La vera chiave sta nel prevedere la discontinuità e saperla governare. Di questo si è discusso il 15 ottobre durante il Wealth Management Summit di We Wealth, dove professionisti ed esperti hanno analizzato come accompagnare le famiglie imprenditoriali attraverso le diverse fasi della loro storia.
Governare l’intreccio tra famiglia e impresa
«La vera sfida è trasformare i rischi in continuità imprenditoriale e armonia familiare», ha esordito Leo De Rosa, Founding e Managing Partner di Russo De Rosa Associati. Per De Rosa, l’intersezione tra famiglia e azienda genera opportunità straordinarie ma anche rischi elevati. Bisogna ascoltare i bisogni, governare le relazioni e pianificare con lungimiranza.
Attraverso un approccio pragmatico, De Rosa ha delineato tre fasi fondamentali dell’impresa familiare: la maturità, l’espansione e, infine, la separazione. Nella prima fase, l’azienda è spesso centrata su un unico protagonista, l’imprenditore-fondatore, che è al tempo stesso motore e perno di tutte le decisioni. «Gli imprenditori italiani tendono a voler controllare tutto: l’azienda è il loro mondo», ha sottolineato De Rosa. Qui strumenti come holding e patti di famiglia aiutano a preparare il terreno per un ingresso graduale delle nuove generazioni.
Nella fase di espansione, la famiglia cresce, il patrimonio si diversifica ma rimane spesso illiquido. «È come ai matrimoni: quando aumentano le teste, bisogna creare più tavoli», ha scherzato De Rosa, spiegando come sia necessario regolamentare le relazioni attraverso holding di ramo e statuti personalizzati. Infine, nella fase di separazione, il patrimonio viene trasformato in liquidità, spesso attraverso operazioni straordinarie o investimenti diversificati.
L’M&A: il momento della discontinuità
A questi passaggi si intrecciano inevitabilmente momenti di discontinuità, che spesso determinano il futuro di un’impresa. Paolo Cirani, CEO & Founder di Arkios Italy S.p.A., ha evidenziato come l’M&A (Mergers & Acquisitions) rappresenti una risposta strategica a queste sfide. «Ogni famiglia e ogni azienda, prima o poi, affrontano momenti di rottura: passaggi generazionali difficili, conflitti familiari o crisi di settore. È in quei momenti che serve intervenire con decisione», ha spiegato Cirani.
Portando esempi concreti, Cirani ha raccontato come l’M&A possa aiutare a trasformare una crisi in crescita. Dalla piccola azienda a gestione familiare che si evolve in realtà internazionale, fino a imprese che, grazie all’apertura al capitale, riescono a superare i propri limiti organizzativi e finanziari.
«La continuità aziendale è nel DNA dell’imprenditore», ha ribadito Cirani. «La domanda giusta da fare è: dove vede l’azienda tra cinque anni? La risposta è sempre una visione di futuro».
Il trust come soluzione dinamica
Guardare al futuro significa anche pianificare. E qui entra in gioco il trust, uno strumento tanto flessibile quanto potente, come ha spiegato Angelo Taffurelli, Responsabile Wealth Advisory Desk di BPER Banca Private e Consigliere Delegato di BPER Trust. «Il trust è uno strumento su misura, che si adatta alle esigenze di una famiglia e alle trasformazioni del contesto».
Taffurelli ha raccontato il caso di un imprenditore ultraottantenne che, dopo numerosi tentativi falliti di pianificazione, ha trovato nel trust una risposta definitiva. «Il trust permette di segregare il patrimonio, proteggendolo da eventi improvvisi, come la perdita di lucidità o successioni inattese», ha detto Taffurelli.
Inoltre, il trust offre una soluzione ideale per evitare che il patrimonio venga disperso o mal gestito dalle nuove generazioni, garantendo continuità anche nei momenti più critici.
La fiduciaria: un ponte tra governance e patrimonio
A chiudere il dibattito, Filippo Cappio, Direttore Generale di Unione Fiduciaria, ha illustrato come i servizi fiduciari possano supportare la gestione della governance aziendale e familiare.
«Intestare le partecipazioni societarie in una fiduciaria può fare la differenza nei passaggi generazionali e nelle operazioni straordinarie», ha detto Cappio. Un esempio emblematico è rappresentato dalle acquisizioni internazionali: garantire la disponibilità delle quote residue è cruciale per il buon esito dell’operazione.
Cappio ha anche evidenziato il ruolo delle fiduciaria nei servizi fiscali, come la gestione delle imposte e l’account aggregation, offrendo così un supporto amministrativo fondamentale per le famiglie imprenditoriali più complesse.
La tavola rotonda ha raccontato un viaggio attraverso il ciclo di vita delle imprese familiari, mettendo in luce come il successo si costruisca con lungimiranza, pianificazione e strumenti adeguati. L’equilibrio tra famiglia, azienda e patrimonio è un obiettivo ambizioso, ma raggiungibile grazie a soluzioni dinamiche e professionisti capaci di accompagnare le famiglie lungo questo percorso straordinario.